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Finché c’è guerra c’è speranza

Finché c’è guerra c’è speranza

Così titolava il film di Alberto Sordi degli anni 60. Con lucidità il mondo cambierà, forse non del tutto. Sì è cambiato dal telefono a rotella ai no

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Così titolava il film di Alberto Sordi degli anni 60.
Con lucidità il mondo cambierà, forse non del tutto. Sì è cambiato dal telefono a rotella ai nostri smartphone che sembrano il futuro.
Ed il prossimo anno saranno già vecchi per tecnologia, usi e costumi.
Il cambiamento che stiamo vivendo è economicamente percepito in due modi.
Il primo da chi ha uno stipendio a tutti i livelli che, agiato o no dovrà impegnarsi ancora di più perché giudicato più severamente da chi lo fornisce.
Fuori c’è una nuova guerra, nuova perchè batteriologica, emotiva, perchè fomentata e sostenuta dai media.
Per tale motivo occorre riflettere in tempi di crisi: chi ha un reddito dovrà pensare ancor di più a mantenerselo, a meno che il soggetto che lo fornisce non chiude i battenti.
Ma se chi fornisce lavoro con stabilità va avanti, chi ne fruisce dovrà ingegnarsi sempre più nell’essere competitivo perché qualcuno pronto a “farti le scarpe” c’è sempre, specie a chi dorme sugli allori o pensa di essere un privilegiato di questi tempi.
Dal piccolo imprenditore che genera occupazione, al Cda di un grande gruppo, questi soggetti economici guardano alla redditività e se chi lavora per loro, già pensa di fare bene, deve fare meglio.
La guerra porta opportunità a chi ha ingegno da dipendente, per Generare idee e generare reddito a chi imprende. Quindi che si lavori come dipendente dietro un banco di ferramenta che essere seduti in un cda di una multinazionale c’è da ingegnarsi per favorire chi genera lavoro per non essere mandati a casa.
Diverso per chi lavora in proprio o imprende. Qui un po’ cinic , spregiudicato e rapace specie in guerra occorre diventarlo ancora di più.
Questione che differisce dal concetto di vivere sulle disgrazie degli altri, ma guardando e offrendo soluzioni da imprenditore alle esgenze nuove del prossimo.
Un concetto delicato di questi tempi.
Oggi occorre, ed è solo un parere, “ripartire con forza dalla situazione incrinata e fare reddito, specie su ciò che sono le nuove esigenze globali. Rivalutare, noi italiani commercianti imprenditori e inventori di prodotti concorrenziali, il Made in italy, in tutti i settori , ed essere un po’ meno europei in stile “volemose bene”.
Ognuno per se. Siamo l’Italia del turismo delle isole Tutte, della buona tavola della cultura e di realtà come Itt, nell’ingegno e nell’imprenditoria .
L’Europa? Se aiuta davvero oggi il mondo del lavoro tutto avrà un futuro. Diversamente sarà servita solo a ribaltare tutto con la moneta unica. Realtà oggi in ogni caso più che mai necessaria.
Quindi una guerra come questa ci aiuterà a riflettere perché resterà a lungo, non per il Covid, ma per il mutamento epocale che ha generato. Uno stimolo per tutti a guardare al futuro con la voglia di fare, di imprendere al passo con i tempi anche con nuove regole, chi si adegua entrerà nel nuovo mondo, in una nuova era, chi non lo capirà resterà, come dire … fermo e senza speranza ..colpito dalla guerra, quindi, rimbocchiamoci le maniche, senza piangersi addosso.
Lettera alla redazione

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