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Food-Aut, quando l’innovazione nasce dalla sinergia pubblico-privato

La collaborazione tra settore pubblico e privato può abilitare l’innovazione. Un esempio di ciò è il progetto Food-Aut, possibile grazie al Gruppo Pellegrini, UniPV e alla Fondazione Sacra Famiglia.

Food-Aut, quando l’innovazione nasce dalla sinergia pubblico-privato

Fonte: Money.it La collaborazione e le sinergie tra il settore pubblico e privato sono uno strumento molto utile per fare innovazione e miglior

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Fonte: Money.it

La collaborazione e le sinergie tra il settore pubblico e privato sono uno strumento molto utile per fare innovazione e migliorare la vita dei cittadini di un Paese. Crearle è fondamentale, specialmente per aiutare le persone più in difficoltà.

Una dimostrazione di come queste sinergie possano essere sviluppate l’hanno data il Gruppo Pellegrini, l’Università degli Studi di Pavia e la Fondazione Sacra Famiglia Onlus di Cesano Boscone (Milano), realizzando il progetto Food-Aut.

Grazie alla collaborazione che è nata tra questi tre attori, appartenenti sia al settore pubblico, sia a quello privato, è stato possibile raggiungere un obiettivo senza precedenti.

Food-Aut: il progetto per migliorare la salute di persone con sindrome dello spettro autistico

Food-Aut è un progetto realizzato da Gruppo Pellegrini, Università degli Studi di Pavia e Fondazione Sacra Famiglia per migliorare la salute delle persone con sindrome dello spettro autistico (Asd – Autism Spectrum Disorder).

In questo progetto ognuno dei tre attori ha un ruolo chiave: il Gruppo Pellegrini, che si occupa da più di 50 anni di ristorazione collettiva, ha finanziato il progetto e coinvolto l’omonima Accademia, che ha coordinato il progetto.

L’Università degli Studi di Pavia, grazie ai ricercatori del Laboratorio di Dietetica e Nutrizione Clinica (LDNC) diretto dalla Dottoressa Hellas Cena, ha condotto lo studio e presentato i risultati, mentre la Fondazione Sacra Famiglia ha messo a disposizione i suoi spazi e gli ospiti della struttura per condurre lo studio.

Per introdurre i risultati dello studio è stata raccontata la storia di Sabrina, una giovane donna di 23 anni che soffre di disturbi dello spettro autistico e che, di conseguenza, ha avuto per la maggior parte della sua vita un modo di approcciarsi al cibo molto selettivo, accettando certi alimenti e rifiutandone altri.

Così come Sabrina, in Italia, ci sono moltissime persone che soffrono di disturbi dello spettro autistico – solo in Italia circa 660.000 – e molte di queste, proprio a causa di questo disturbo, sviluppano problemi di malnutrizione o di obesità.

Proprio partendo da quest’ultimo dato, la Dottoressa Maria Vittoria Conti si è voluta soffermare sull’importanza di questo studio, affermando: «la malnutrizione è molto più probabile nelle persone che soffrono di disturbi dello spettro autistico. Di fatto, il 23,8% delle persone adulte e il 22% di quelle nella fascia 5-12 anni che soffre di autismo ha anche problemi di obesità».

L’obiettivo di Food-Aut è combattere proprio questa problematica, studiando che cosa preferisce mangiare un campione di persone che soffre di disturbi dello spettro autistico e fornire agli stakeholder, ai caregiver e alle famiglie dei menù fatti su misura per aiutare queste persone a mangiare in maniera più salutare.

Lo studio si è svolto nell’arco di dodici mesi ed è terminato a febbraio 2023. Un piccolo sotto-campione di sette persone è stato studiato anche presso la propria abitazione, così da verificare se l’ambiente in cui avviene l’esposizione al cibo ne influenza l’assunzione.

La Dottoressa Maria Vittoria Conti ha poi spiegato che lo studio è stato svolto osservando le reazioni del campione ai cibi preparati e serviti dal Gruppo Pellegrini. Raccogliendo le reazioni e successivamente categorizzandole in base al gradimento, il gruppo di ricerca dell’Università di Pavia è riuscita a mettere a punto un menù che rispetti le esigenze del campione e che di conseguenza sia utile per combattere i disturbi alimentari sviluppati da queste persone.

Ciò che non è affatto scontato è che i parametri di gradimento analizzati non erano attinenti solamente il sapore delle pietanze, ma anche il loro aspetto, la loro consistenza, l’odore e la temperatura, tutti fattori di grande importanza nel giudizio di una persona con Asd.

Food-Aut: i risultati dello studio

Lo studio condotto dall’Università di Pavia rappresenta, come ricordato più volte durante la presentazione, uno studio pilota, poiché questo è il primo a livello nazionale e internazionale, come ricordato dalla Dottoressa Conti. Nonostante questo, lo studio ha prodotto degli insight significativi per aiutare le persone oggetto dello studio.

Sono inoltre emersi degli aspetti relativi non al cibo in sé stesso, ma a come esso viene consumato. Secondo lo studio, per esempio, far mangiare le persone che soffrono di Asd da sole o in compagnia in base alle loro preferenze, può aiutarle a sentirsi più a loro agio; inoltre, è importante che siano fatte sedere ogni volta nello stesso posto a tavola e con una sedia confortevole, sempre per la stessa ragione.

Per fare in modo che le persone con Asd siano a loro agio mentre consumano il pasto è fondamentale che lo spazio intorno a loro sia tranquillo e che non ci sia confusione. L’illuminazione dovrebbe essere adeguata: le luci calde sono preferibili a quelle fredde, che invece potrebbero essere percepite come fastidiose. Sempre meglio, inoltre, che non provengano odori dalla cucina, poiché potrebbero disturbare la persona che sta cercando di mangiare.

Per quanto riguarda la presentazione del pasto alla persona che soffre di Asd, la cosa migliore da fare è evitare di mischiare le diverse componenti del pasto: in tal senso, la scelta migliore è quella di dividere primo, secondo e contorno e utilizzare sempre le stesse stoviglie, poiché i cambiamenti spesso infastidiscono queste persone.

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