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Telco: il futuro tra tecnologia e regolazione

Occorre un cambio della struttura aziendale e dei meccanismi di funzionamento. Tutti, Stato, enti regolatori e operatori privati hanno una sfida da affrontare e vincere

Telco: il futuro tra tecnologia e regolazione

Periodicamente riemerge il dibattito su quale sia il futuro degli operatori di telecomunicazione a fronte del sempre crescente bisogno di connettività

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Periodicamente riemerge il dibattito su quale sia il futuro degli operatori di telecomunicazione a fronte del sempre crescente bisogno di connettività. In generale, si scontrano due visioni: nella prima, la telco è un operatore che vuole essere più o meno verticalmente integrato in quanto oltre ai servizi di comunicazione e connettività offre anche altri servizi a valore aggiunto; nella seconda, si prende atto che con l’avvento della commutazione a pacchetto e delle reti digitali, il mercato delle telecomunicazioni si è strutturato come quello dell’informatica, creando diversi layers orizzontali sostanzialmente indipendenti l’uno dall’altro.

Per comprendere meglio come la tecnologia abbia mutato il contesto in cui le telco si muovono, si può pensare al cambiamento che c’è stato nel corso degli anni per aerei e navi. Fino agli anni Cinquanta, una persona che voleva andare in America partendo dall’Europa aveva un’unica possibilità, ovvero quella di prendere un transatlantico (il Queen Mary, il Queen Elisabeth o il famoso Mauritania ne sono esempi). Questo finché non arrivarono il Boeing 707 e il DC8, in grado di volare a circa 1000 chilometri orari, trasportando quasi duecento passeggeri. Questo significava poter raggiungere comodamente l’America in circa dieci ore rispetto ai diversi giorni necessari a un transatlantico. Due grandi navi come Michelangelo e Raffaello furono “uccise” da una innovazione tecnologica. Non da un cambiamento di regolazione o da un intervento di regolazione che spinse il mercato degli aerei. L’innovazione tecnologica, in quel caso come nel caso delle telco oggi, costrinse le aziende che operavano in un mercato cambiato a cambiare a loro volta.

Nel mondo delle telecomunicazioni, da quando si è passati dalla commutazione di circuito a quella a commutazione di pacchetto, si è stravolta la struttura del mercato. La rete classica rispondeva a un’esigenza dell’utente: parlare con altre persone in modo analogico. La rete moderna, invece, trasporta pacchetti di bit in modo anonimo in un grafo e risponde ad altre esigenze dell’utente che, oggi, vuole fruire di tanti servizi diversi tramite la Rete: chiamare in videoconferenza, accedere a servizi on demand per l’azienda o ai canali di svago e divertimento. Non esiste una killer app. L’utente vuole solo che una Rete che funzioni per poter scegliere come usarla in base alle sue esigenze.

Gli utenti, sia business che consumer, acquistano “giga”, vogliono fare tante cose in tanti, vogliono connessione veloce e stabile disponibile in tutte le zone in cui ci si trova a operare (a casa, in azienda o in mobilità) affinché la Rete possa abilitare e accelerare le cose che si vogliono o devono fare. Non certo per fare telefonate come succedeva un tempo. Per questo possiamo dire che Internet, come successo per il Boeing con i transatlantici, ha “ucciso” il telefono e il mondo che attorno da esso era stato creato. Alle telco gli utenti chiedono questo, oltre alla possibilità di cambiare fornitore in qualunque momento, sia a livello di connettività che di servizi. Ogni integrazione verticale o “bundling”, pertanto, è vista in modo negativo o accettata solo se è a costo zero o comunque non significativo rispetto al costo del servizio di connessione.

Come cambia il mercato? Dal punto di vista dell’utente, abbiamo tre livelli: wholesale, degli operatori che gestiscono infrastrutture, retail di chi vende servizi di connettività e OTT di chi offre servizi applicativi e propone servizi in rete (per esempio cloud, musica, gaming, ecc.). Sono mercati diversi che inducono implicitamente la neutralità: come utente scelgo un operatore per avere connettività e decidere, poi, in piena autonomia a quali operatori fare riferimento per avere altri servizi.

Il cambiamento nelle telco non è indotto dalla regolazione ma la regolazione dovrebbe interpretare questo cambiamento dovuto alla tecnologia. Tenere insieme questi tre mercati, vincolando l’utente a un bundle non funziona. Ed è dimostrato dai fatti. La neutralità della rete è intrinsecamente richiesta e indotta dalla struttura del mercato e dai requisiti dell’utenza.

Quale il futuro per le telco? Nei fatti gli operatori stanno già cambiando o quanto meno ci provano. Alcuni cercano di trovare nuovi ricavi vendendo dispositivi mobili, altri hanno provato a offrire i propri servizi in bundle con operatori OTT o creando propri servizi OTT (senza riuscire peraltro a cambiare le dinamiche complessive del business). Tutti stanno significativamente riducendo il personale per ridurre i costi. Tutti stanno cercando di condividere infrastrutture e investimenti. In generale, è necessario allineare la struttura dei costi a quella dei ricavi. Non servono più grandi strutture centrali per creare e sviluppare servizi. Alla fine si tratta di gestire la rete (fisica o virtuale), le tariffe e i rapporti con il cliente.

La regolazione deve sostenere lo sviluppo del mercato coerentemente con lo sviluppo della tecnologia. Le telco devono cambiare struttura aziendale e meccanismi di funzionamento. Tutti, Stato, enti regolatori e operatori privati hanno una sfida da affrontare e vincere.

Fonte: Huffpost.it

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