Fonte: Formiche.net (Caricato da Monica Origgi)
Non è panico, non ancora almeno. Ma le banche americane sono destinate a continuare a fare i conti con il fantasma della Silicon Valley Bank, l’istituto saltato per aria ormai un mese fa, sotto i colpi dei rialzi dei tassi, portati avanti dalla Federal Reserve. I fatti sono noti, ma vale la pena riepilogarli.
Svb è andata incontro al fallimento a causa del suo ingente ammontare di prodotti finanziari tarati su un costo del denaro basso o pari a zero, quando non negativo. Nel momento in cui la Banca centrale americana ha deciso di alzare i tassi, ecco che tali titoli si sono improvvisamente deprezzati, trasformandosi in passività e innescando la corsa (emotivamente scatenata dai social) al ritiro dei depositi, prima che il tutto si trasformasse in carta straccia.
Di recente le banche avevano iniziato a smaltire l’arretrato, ma la recente crisi che ha travolto la Silicon Valley Bank ha portato il processo a un punto morto, spiega il Wsj. Tradotto, visto quanto successo a Svb, nessuno vuole questi titoli. Quando le condizioni del credito si deteriorano rapidamente, come è successo quando i tassi di interesse hanno iniziato a salire l’anno scorso per mano della Fed, le banche si trovano di fronte alla difficile scelta di vendere il debito che hanno accettato di sottoscrivere – spesso in perdita – o di tenerlo in portafoglio nella speranza che i mercati migliorino. Ma l’implosione della Silicon Valley Bank, costretta a vendere tali obbligazioni in perdita, ha reso le grandi banche ancora meno disposte a sopportare perdite di questo tipo e in generale i fondi e gli investitori hanno così deciso di girare al largo dagli istituti.