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L’economia soffre ma le Borse corrono: tutti i perché di un paradosso

La seconda ondata peggiore del previsto ha fatto rivedere al ribasso le stime sul Pil ma i mercati scommettono sul ritorno alla normalità grazie ai va

L’economia soffre ma le Borse corrono: tutti i perché di un paradosso

L’impatto della seconda ondata non è paragonabile a quello della prima ma è comunque in grado di far saltare le stime sull’andamento dell’economia. Le

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L’impatto della seconda ondata non è paragonabile a quello della prima ma è comunque in grado di far saltare le stime sull’andamento dell’economia. Le indicazioni, oltre che da Bankitalia, sono arrivate dall’istituto tedesco Ifo che ieri ha certificato la battuta d’arresto della Germania con l’indice di fiducia che a novembre è sceso a 90,7 punti dai 92,5 di ottobre. Numeri che lasciano ipotizzare una contrazione della locomotiva tedesca nel quarto trimestre. Se è vero che dagli indici di fiducia pmi pubblicati lunedì sono emersi segnali di tenuta dalla manifattura dell’Eurozona è anche vero che sui servizi, che valgono il 73,7% del Pil dell’area, l’impatto della seconda ondata è stato pesante: ci si aspettava una lettura a 42,3 punti ma l’indice si è attestato a 41,3 punti. Ben distante dalla soglia di 50 punti che fa da spartiacque tra un’attività in contrazione e una in crescita.

I segnali di rallentamento dell’economia insomma non mancano. Eppure gli investitori non sembrano darvi troppo peso, a giudicare dei forti rialzi messi a segno, ieri e nelle ultime settimane, dagli indici di Borsa. Questo succede perché le scelte degli investitori sono dettate più dalle aspettative sul futuro che dalle criticità del presente. Se l’oggi è ancora condizionato dal virus e dalle misure per contenerlo il domani appare meno incerto grazie ai progressi della scienza. Il mercato insomma guarda avanti come da sua natura e scommette sulla fine dell’emergenza confortato in questo dagli annunci delle case farmaceutiche impegnate con la sperimentazione sui vaccini.

Non c’è solo la scommessa sui vaccini dietro il +11% messo a segno dalle Borse da inizio mese. Un ingrediente decisivo è anche l’esito delle elezioni presidenziali negli Usa e la vittoria di Biden. Il mercato ha dato prova di apprezzare l’esito, a giudicare dai rialzi messi a segno nella settimana elettorale. La condotta di Trump, restio a riconoscere la sconfitta e determinato a portare avanti una disperata battaglia legale, non ha contribuito a rasserenare il clima post voto alimentando incertezze sui tempi del processo di transizione. Ma il fatto che la General Services Administration abbia finalmente dato l’atteso riconoscimento della vittoria di Biden, passaggio formale necessario all’avvio del processo di transizione, ha ridotto di molto questa incertezza.

Normale quindi che sia stato accolto con favore dai listini protagonisti ieri di una seduta di forti rialzi. A Wall Street, dove il Dow Jones ha superato la soglia psicologica dei 30mila punti. E in Europa dove gli indici hanno messo a segno una nuova seduta di forti rialzi al traino dei settori più ciclici come le banche (+4,3%), le società petrolifere (+4,65%), le materie prime (+4,19%) e l’auto (+3,41%). Un copione in linea con quanto visto nei giorni scorsi quando, in scia alle notizie sui vaccini, il mercato ha messo in atto una rotazione di portafoglio che ha favorito i “perdenti” del virus (ossia i settori ciclici) a scapito dei vincenti (tecnologia soprattutto).

Anche ieri questa rotazione è andata in scena e ciò ha finito col favorire listini come Milano (+2,04%) e Madrid (+2,03%) dove la presenza dei titoli ciclici è maggiore. Grazie all’exploit messo a segno da inizio mese (+24%) Piazza Affari si è riportata oltre i 22mila punti come non accadeva da fine febbraio. E la forte propensione al rischio ha favorito anche i BTp con il rendimento decennale che ieri ha chiuso al minimo storico di 0,57% e lo spread che al termine degli scambi si è attestato a 112 punti. Il dato più basso da aprile 2016.

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