Storicamente agganciato all’andamento del blocco nordamericano, il Messico subisce in maniera minore le tensioni che attraversano oggi i Paesi emergenti. Rispetto alla “Vecchia Europa”, il “Nuovo Mondo” è infatti ripartito davvero e la sua crescita economica sta tornando a essere dinamica.
Dopo il rallentamento registrato dall’economia messicana nel biennio 2012-2013, nel 2014 la crescita del PIL si è attestata oltre i due punti percentuali (+2,1%). Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 2015 la crescita sarà del 3,2% e del 3,5% nel 2016, in linea con il trend di Stati Uniti e Canada.
Da qualche annola competitività dell’economia e dell’industria del Messico è in costante ascesa. Certamente incidono la particolare posizione geo-strategica del Paese, considerato che il Messico rappresenta un ponte tra il mercato nordamericano (NAFTA, North American Free Trade Agreement) e il mercato latinoamericano, i costi mediamente contenuti della manodopera con stipendi il 20% più bassi di quelli cinesi e il poter godere – oltre al NAFTA – di accordi di libero scambio in vigore con 45 paesi.
Tutto ciò configura uno scenario che offre incoraggianti prospettive ai potenziali investitori, senza dimenticare il grande mercato interno: oltre 115 milioni di abitanti, di cui circa la metà con un’età inferiore ai 28 anni, e un ottimo potenziale di crescita legato all’innalzamento del livello di vita della popolazione e all’ampliarsi della classe ad alto e medio reddito.
Tra i protagonisti della rinascita economica messicana c’è l’attuale leader del governo, il presidente Enrique Peña Nieto. Da quando si è insediato nel 2012, Peña Nieto ha puntato a portare il Paese sulla via della modernizzazione attraverso riforme strutturali in molti settori dell’economia.
Nel corso del biennio 2013-14, sono state approvate riforme di portata costituzionale in diversi campi (istruzione, telecomunicazioni, concorrenza, fisco, finanza ed energia) proprio a testimonianza della determinazione nel voler incidere su quelle storiche rigidità che – secondo la visione di analisti e governanti – hanno tenuto imbrigliato per decenni il grande potenziale del mercato messicano.
La sfida è diminuire la dipendenza dalle entrate petrolifere e migliorare in qualità e quantità l’industria manifatturiera locale, oltre ad attrarre sempre di più l’interesse degli investitori stranieri come dimostra il lancio di due importanti progetti di crescita e investimenti infrastrutturali all’interno del Plan Nacional de Infraestructura. Il primo punta a duplicare la capacità del sistema portuale nazionale, passando da 260 a oltre 500 milioni di tonnellate l’anno. Il secondo, annunciato nelle ultime settimane, ha dato avvio alle gare per il primo pacchetto di lavori preliminari relativi alla costruzione del Nuovo Aeroporto Internazionale di Città del Messico: un progetto faraonico con un valore complessivo di oltre 10 miliardi di dollari, in cui il know how italiano in materia potrebbe fare la differenza e soddisfare certamente le esigenze del governo messicano. Occorre però fare presto. La concorrenza, come sempre, non starà a guardare a lungo.
Fonte: lookoutnews.it