Nell’ultimo Doing Business la Banca Mondiale ha promosso la Serbia – capace di scalare ben nove posizioni, passando dal 68esimo al 59esimo posto in un solo anno – perchè il suo contesto operativo presenta più di un punto di forza. Il primo di questi rimanda al suo sistema fiscale, in grado di offrire numerosi vantaggi per gli investitori stranieri e una bassa imposta sui profitti di impresa.
In Serbia recentemente sono stati introdotti ulteriori incentivi per favorire la crescita e la creazione di nuova occupazione. È inoltre molto ben avviato il processo di liberalizzazione del commercio non solo nei confronti dell’UE ma di altri partner strategici tra cui Turchia, Bielorussia, Kazakhstan e Russia attraverso la sottoscrizione di accordi di libero scambio. Sotto questo punto di vista, la possibilità di fare affari con Mosca attraverso la Serbia – aggirando l’imposizione di dazi doganali e sanzioni – ne aumenta decisamente l’appeal. L’Italia dovrebbe tenere maggiormente conto.
Sono da segnalare anche le numerose opportunità nel settore infrastrutturale che dovrebbe ulteriormente svilupparsi con la costruzione e il completamento del Corridoio paneuropeo che collega Serbia, Austria, Slovenia, Croazia, Repubblica di Macedonia e Grecia.
Le sfide economiche del futuro
Le autorità locali serbe si trovano oggi di fronte a delle grandi sfide soprattutto in campo economico perché si rende anzitutto necessario un consolidamento fiscale per ridurre il deficit pubblico e l’indebitamento con l’estero. Entro il 2020 si assisterà in quest’ottica a una sensibile riduzione della spesa pubblica per stipendi (dal 10% al 7%) e pensioni (dal 13,1% all’11%).
Le stime di crescita dell’Economist Intelligence Unit riferite alla Serbia sono piuttosto positive e prevedono una ripresa che andrà via via consolidandosi nel prossimo biennio con una crescita del 2,5% per l’anno in corso e del 3,5% nel 2017, Mentre stando alle stime del gruppo assicurativo SACE – anche grazie ai finanziamenti disposti da Banca Mondiale, BEI (Banca Europea degli Investimenti), BERS (Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo) e Commissione Europea – esistono rilevanti prospettive di investimenti futuri nel settore delle energie rinnovabili, delle infrastrutture stradali e ferroviarie e nel comparto agroalimentare, specialmente in Vojvodina.
I rapporti con l’Italia
Per evidenti ragioni geografiche che la rendono uno snodo fondamentale al centro dei Balcani, ma non solo, la Serbia rappresta un partner altamente strategico per l’Italia. Non è un caso che il nostro Paese sia il primo fornitore di beni sul mercato serbo con una quota pari al 16,4%, superiore a Germania (12%), Bosnia (8,1%) e Russia (7,3%).
L’interscambio commerciale bilaterale sfiora i 4 miliardi di euro. Sono oltre 600 le aziende italiane presenti in Serbia – molte delle quali appartenenti al settore tessile, tra cui Benetton, Pompea e Calzedonia – che danno occupazione a oltre 20.000 addetti, ed è anche diffusa la presenza di nostre società nel settore finanziario.
La forte volontà riformatrice dell’esecutivo in carica guidato da Aleksandar Vucic spinge la Serbia verso l’Italia. La virtù che il nostro Paese dovrà dimostrare sarà nel saper cogliere le occasioni che si presenteranno soprattutto per le nostre piccole e medie imprese.
Fonte: lookoutnews.it