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Pnrr: ogni regione pianta la sua bandiera

Gli enti locali indicano i loro progetti "simbolo", che dovrebbero avere una corsia preferenziale nell'assegnazione dei fondi: Liguria, Emilia e Sardegna vogliono poli hi-tech, tanti puntano su idrogeno e transizione energetica, al Sud si cerca di rattoppare la rete idrica. Le proposte inviate al ministro Gelmini sono in fase di valutazione, non è detto che tutte vengano accolte

Pnrr: ogni regione pianta la sua bandiera

La Sardegna punta sulle onde gravitazionali, l'Emilia Romagna su un centro di supercalcolo. L'Abruzzo, la Calabria e il Molise vogliono riparare i lor

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La Sardegna punta sulle onde gravitazionali, l’Emilia Romagna su un centro di supercalcolo. L’Abruzzo, la Calabria e il Molise vogliono riparare i loro acquedotti, la Toscana si preoccupa dell’erosione delle sue coste. E poi si annunciano cinque Hydrogen Valley, poli dell’idrogeno, una struttura di medicina computazionale in Liguria, un hub antipandemico in Lombardia e “10 km di scienza” nell’area Sud-Est di Roma. Eccoli i “progetti bandiera” del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ventuno investimenti simbolo, uno per ogni Regione, per un totale di circa 9 miliardi. I territori li hanno scelti e proposti al ministero degli Affari regionali, ora sono in fase di valutazione e non è detto che tutti passino il vaglio. La maggior parte dei governatori ha deciso di puntare sulla transizione ecologica, con undici progetti del valore complessivo di circa 4,3 miliardi. Quattro proposte rientrano nelle competenze del ministero dell’Università, per poco più di 4 miliardi. Due riguardano la salute, con fondi per oltre 300 milioni, tre la transizione digitale, per circa 450 milioni. C’è infine un progetto delle Marche per i borghi storici ma c’è più di un dubbio, da parte dei tecnici, che possa essere accolto in base ai parametri del Pnrr. La Regione potrebbe dover scegliere un altro obiettivo su cui puntare o riscrivere la sua proposta, così come la Calabria e la Campania.
L’idea è quella di individuare il programma che può avere più importanza strategica per ciascun territorio e poi programmarne la realizzazione attraverso un protocollo tra il ministero degli Affari regionali e gli altri ministeri, da attuare con accordi bilaterali. Rendere di bandiera i progetti vuol dire dar loro una corsia preferenziale nei finanziamenti del Pnrr. “E’ una grande opportunità per le Regioni ed è indispensabile che il governo dia supporto ai territori per realizzare gli obiettivi e monitorarli”, afferma Mariastella Gelmini, che questa settimana ha descritto l’iniziativa in una informativa al Consiglio dei ministri. La mappa non è ancora definitiva, ma le proposte già dicono molto delle esigenze e delle ambizioni future di ogni Regione.

C’è chi vuole cogliere l’occasione del Pnrr per affrontare emergenze finora irrisolte e chi vuole sfruttare i fondi europei per porsi all’avanguardia. Alla voce “passato” sembra iscriversi la richiesta di fondi per contrastrare la dispersione idrica e per la depurazione delle acque: ‘rattoppare’ le condotte che perdono, dotare gli acquedotti di tubi nuovi, ottimizzare pure le reti fognarie, installare nuove ramificazioni. Basta dispersioni d’acqua o interruzioni delle forniture. L’Abruzzo, il Molise e anche la Calabria, che per l’inefficienza del sistema depurativo-fognario sconta tre procedure d’infrazione, puntano su questo progetto bandiera. Mettono invece l’accento sull’ambiente e il territorio Campania e Sicilia: la prima propone “azioni integrate per il monitoraggio ambientale” e da Palermo arriva la proposta di “una Sicilia più verde”, attraverso transizione energetica e decarbonizzazione, sviluppo dei territori e delle comunità.

La Toscana sembra avere ben in mente non solo come, ma anche dove intervenire. Agire contro l’erosione della costa toscana a Carrara, Castiglione della Pescaia, Cecina, Follonica, Marina di Pisa, Massa, Orbetello, Scarlino e isola d’Elba. Evitare “il fenomeno del naturale allagamento dovuto alla confluenza dei fiumi Arno e Bisenso”, grazie alla riqualificazione dell’intera area delle Signe, nel fiorentino.

Idrogeno per la transizione

Sulla transizione energetica puntano invece la Basilicata, la Puglia, l’Umbria, il Friuli Venezia Giulia e anche il Piemonte, che annunciano ognuna la sua Hydrogen Valley. Ma Potenza dichiara più ambizioni degli altri: “Puntiamo a essere la Regione Green Hub d’Italia”, affermano i lucani, che parlano di riconversione ecosostenibile dei cicli produttivi, riqualificazione ambientale dei siti produttivi, tecnologie innovative e risorse energetiche da fonti rinnovabili a partire dall’idrogeno verde. Sul digitale investono le province di Trento, con “Trentino distretto digitale 2026”, e Bolzano, con “Simply digital” e la Valle d’Aosta. L’intenzione comune è potenziare la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Alla voce sanità rispondono Liguria e Lombardia. La prima vuol sviluppare un centro nazionale di medicina computazionale nel Parco Erzelli di Genova. La seconda localizzare l’hub antipandemico, con “la creazione di un nuovo centro per la prevenzione e controllo delle malattie infettive”, per approfondire “la conoscenza della salute umana, animale e ambientale”, nonché per preparare la “risposta a eventi epidemici e pandemici

Fonte: La Repubblica.it

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