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Croazia: euro, migranti e democrazia

Croazia: euro, migranti e democrazia

Quando, nella notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio, il Ministro dell’interno croato Davor Božinović si è recato al valico di frontiera di Bregana,

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Croazia: adotta l’ euro

Quando, nella notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio, il Ministro dell’interno croato Davor Božinović si è recato al valico di frontiera di Bregana, al confine con la Slovenia, Zagabria si apprestava a festeggiare non solo l’inizio del nuovo anno, ma anche l’ingresso del Paese nell’area Schengen. Un nuovo membro, dunque, si sarebbe aggiunto agli altri 25 già parte dello spazio europeo in cui lo spostamento delle persone è liberamente consentito in assenza di controlli. Dopo avere alzato simbolicamente, e in maniera definitiva, la transenna del valico, Božinović ha affermato che per la Croazia ciò avrebbe significato ben più della semplice abolizione dei controlli alla frontiera: questo traguardo, infatti, avrebbe suggellato la piena affermazione dell’identità europea del Paese.

Nello stesso momento, infatti, la Croazia compiva un ulteriore e importante passo: 32 anni dopo la dichiarazione di indipendenza, quasi 14 anni dopo l’ingresso nella NATO e 10 anni dopo quello nell’Unione Europea, il Paese adriatico adottava l’euro, divenendo così il ventesimo membro dell’eurozona e completando il processo di integrazione nella struttura comunitaria.

Due traguardi di prestigio

Il via libera all’accesso di Zagabria all’utilizzo della moneta unica era stato deciso dal Consiglio Economia e finanza il 12 luglio 2022, con un tasso di conversione tra l’euro e la valuta nazionale, la kuna, fissato a 7,53450. La Croazia ha perseguito tale obiettivo in virtù del rispetto di una serie di criteri di convergenza, riguardanti il tasso di inflazione, l’entità del debito pubblico in rapporto al PIL, la stabilità del tasso di cambio e il tasso di interesse.
Nelle prime ore del 1° gennaio, il governatore della Banca centrale croata (HNB, Hrvatska narodna banka), Boris Vujčić, ha ritirato simbolicamente i primi euro da un bancomat di Zagabria; la possibilità di utilizzare ancora la vecchia kuna sarà concessa fino al 14 gennaio, mentre i prezzi continueranno a essere riportati sia in euro sia in kune nel corso del 2023.

Nel mese di dicembre, invece, era arrivato il semaforo verde da parte del Consiglio all’ingresso della Croazia nell’area Schengen, in seguito al rispetto di 281 raccomandazioni raggruppate in otto aree nell’ambito dell’acquis di Schengen; tanto la Commissione europea quanto il Parlamento europeo si erano già espressi in favore di questo esito. Gli altri Paesi non hanno posto obiezioni, a differenza di quanto accaduto con la Romania e la Bulgaria le quali, invece, hanno dovuto scontrarsi con il veto dell’Austria e dell’Olanda. La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è recata per l’occasione in Croazia, incontrando il primo ministro Andrej Plenković alla frontiera con la Slovenia e raggiungendo, in compagnia di quest’ultimo, la capitale Zagabria; von der Leyen ha parlato di “Un giorno di festa e di orgoglio per i croati, ma anche per tutti i cittadini dell’Europa”.
Se i controlli alle frontiere terrestri con Slovenia e Ungheria e quelli in ambito marittimo dall’Italia sono cessati, appunto, il 1° gennaio 2023, i controlli negli aeroporti resteranno ancora in vigore fino al 26 marzo.

Libera circolazione e utilizzo della moneta unica avranno certamente l’effetto di agevolare i flussi turistici verso il Paese, i quali originano per la maggior parte dal resto dell’area Schengen e il cui contributo al PIL consiste in un più che rilevante 20%.

Sotto questo profilo, un’ulteriore novità verificatasi nella repubblica adriatica nel corso del 2022 ha riguardato l’inaugurazione dello spettacolare ponte di Pelješac, avvenuta il 26 luglio alla presenza dei vertici istituzionali del Paese. Dalla lunghezza di 2.4 km, il ponte è stato finanziato in larga misura dall’Unione Europea (allocazione di 357 milioni di euro dai fondi di coesione su un costo totale di 420 milioni) e realizzato da una compagnia cinese; il Primo ministro cinese Li Keqiang, in un videomessaggio trasmesso durante la cerimonia, ha descritto il ponte come una testimonianza delle “relazioni amichevoli” tra la Cina e la Croazia ma anche dell’importanza del rapporto tra Pechino e la UE.
La struttura ha la funzione di connettere la penisola di Pelješac con il resto del territorio croato, rendendo più semplice il raggiungimento della parte meridionale del Paese e, in particolare, della città di Dubrovnik, una delle mete turistiche croate più frequentate, aggirando la piccola striscia costiera di competenza della Bosnia-Erzegovina il cui attraversamento obbligato, tanto da parte dei visitatori stranieri quanto da parte dei residenti della zona, costringeva a un doppio stop alla frontiera per i controlli di rito.

La Croazia ha inoltre posto le basi per diventare un centro regionale di fornitura del gas, un fatto rilevante tanto più nel contesto della crisi energetica che ha investito l’Europa in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. È stato programmato, infatti, il potenziamento del rigassificatore dell’isola di Veglia (Krk), inaugurato nel 2021 e cofinanziato, anche in questo caso, dall’Unione Europea. Il rigassificatore, la cui capacità è prossima a quella pari alla domanda annuale di gas della sola Croazia, è destinato, dunque, a rivestire la funzione di infrastruttura utile anche ai Paesi vicini.

Nuove sfide all’orizzonte

Il nuovo quadro pone la Croazia di fronte al compito di gestire una frontiera esterna non più della sola UE ma anche dell’area Schengen, la cui lunghezza è peraltro notevole essendo tale da superare i 1000 km. Una responsabilità delicata se si considera la persistenza dei flussi migratori lungo la nota “rotta balcanica”, secondo i dati Frontex attraversata nel periodo gennaio-novembre 2022 da quasi 140.000 persone.
La Croazia ha ricevuto, a partire dal 2015, oltre 160 milioni di euro dalla Commissione europea per la “gestione delle migrazioni”. La polizia di confine è stata addestrata ed equipaggiata in misura maggiore; non sono mancate, nel corso degli ultimi anni, polemiche riguardo ai respingimenti collettivi effettuati ai confini croati verso la Bosnia-Erzegovina, sollevate soprattutto da organizzazioni indipendenti.

In ambito economico, la vera sfida per la Croazia riguarda ora il contenimento dell’aumento dei prezzi, tra l’altro in un quadro europeo già segnato da rilevanti tassi di inflazione. Subito dopo l’introduzione dell’euro nel Paese, infatti, è stato registrato un chiaro rialzo dei prezzi, soprattutto nell’ambito dei generi alimentari e dei servizi, quantificati dal 5 al 20% rispetto ai livelli precedenti e tali da raggiungere anche il 30% per beni quali pane e burro. Il governo, attraverso il ministro dell’economia Davor Filipović, ha parlato di aumenti ingiustificati e di tentativi di “trarre vantaggio dal passaggio all’euro”, annunciando la volontà di agire per “proteggere gli standard di vita dei cittadini” attraverso una serie di misure comprendenti anche un blocco dei prezzi per alcuni beni di consumo.

Un problema di lungo termine per Zagabria riguarda infine la demografia: nel 2021, infatti, è stato registrato un numero di abitanti pari a 3,89 milioni, con un calo di quasi 400.000 persone rispetto al dato del 2011, in un contesto caratterizzato da emigrazione e invecchiamento della popolazione. Sotto questo profilo, le misure intraprese dal governo croato, in particolare quelle volte a richiamare in patria i cittadini trasferitisi all’estero, hanno fornito risultati non all’altezza della situazione, evidenziando la profondità del problema peraltro ben presente, e con proporzioni talvolta allarmanti, nel contesto generale della penisola balcanica.

Fonte: Geopolitica.info

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