Il Consiglio di Stato sblocca la riforma delle banche popolari del governo Renzi che impone a quelle con attivo superiore a 8 miliardi di trasformarsi
Già la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, cui il Consiglio di Stato aveva girato il quesito, aveva ritenuto legittimo fissare una soglia di attivo oltre la quale le banche sono obbligate a trasformarsi in società per azioni, ma “a condizione che tale normativa sia idonea a garantire la realizzazione degli obiettivi di interesse generale”. A questo principio si è rifatto il Consiglio di Stato. Nelle 156 pagine di sentenza, i giudici evidenziano che lo scopo è stato adeguare la forma societaria alle dinamiche del mercato in modo da garantire alle banche “una maggiore competitività, un rafforzamento patrimoniale e di capitalizzazione, nonché una maggiore trasparenza nell’organizzazione, nell’operatività e nella loro funzionalità”: elementi “essenziali” per evitare il dissesto e “l’effetto contagio“.
La normativa, secondo il Consiglio di Stato, è “idonea” al perseguimento dell’obiettivo, “dato dal rafforzamento patrimoniale delle banche di grandi dimensioni e, dunque, dalla mitigazione del rischio di una loro crisi, foriera di possibili pregiudizi alla stabilità del sistema finanziario e bancario, oltre che dei settori economici influenzati dalla concessione del credito bancario”. La soglia degli 8 miliardi è ritenuta “ragionevole” e “proporzionata“. A cascata, sono legittime anche tutta una serie di altre disposizioni funzionali: dai poteri attuativi attribuiti a Bankitalia alle modifiche sulle maggioranze per assumere le delibere assembleari.
Fonte : www.ilfattoquotidiano.it