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I mercati aspettano la BCE: Draghi interverrà ancora sul QE? Le mosse possibili

I mercati aspettano la BCE: Draghi interverrà ancora sul QE? Le mosse possibili

Giovedì 8 settembre la BCE torna a riunirsi dopo la pausa estiva. Tutti i riflettori saranno puntati sulle nuove prospettive per l’economia europe

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Giovedì 8 settembre la BCE torna a riunirsi dopo la pausa estiva. Tutti i riflettori saranno puntati sulle nuove prospettive per l’economia europea che molto probabilmente saranno tagliate sia per il 2016 che per il 2017. E di conseguenza la maggior parte degli analisti si aspetta che Draghi intervenga nuovamente con altre misure di stimolo monetario. La domanda che troverà risposta soltanto giovedì, però, è: Quando accadrà?

Da una parte il riproporsi di alcuni fattori di rischio per l’economia europea richiederebbero un intervento immediato, dall’altra, però, potrebbe prevalere una posizione attendista. A fine settembre tornerà a riunirsi anche il board della FED e cresce la convinzione che in quell’occasione Janet Yellen dia il via libera al rialzo dei tassi e alla normalizzazione della politica monetaria della banca centrale statunitense. In quel caso, se la BCE fosse rimasta alla finestra a guardare avrebbe buon gioco nell’intervenire per la tutela della stabilità europea. Altri importanti appuntamenti sono previsti per i prossimi mesi: dal referendum in Italia, su cui continua a pesare il problema della banche in crisi, alle elezioni in Germania, Francia e probabilmente in Spagna.

Ma secondo un sondaggio condotto da Bloomberg, gli economisti sono convinti che Draghi lancerà l’allungamento e il potenziamento del quantitative easing entro la fine del 2016, questo giovedì o al massimo nella riunione di dicembre.

BCE e QE

Il numero uno della BCE, Mario Draghi, nel marzo 2015, ha lanciato il programma di Quantitative Easing con termine settembre 2016, per un ammontare di acquisti di oltre 1.000 miliardi. A dicembre il termine è stato esteso a marzo 2017 con il cosiddetto QE2.

Avendo già portato i tassi in negativo, il QE era la strada maestra per cercare di sbloccare la chiusura dei rubinetti del credito a famiglie e imprese e riportare l’inflazione vicino, ma sotto la soglia del 2%. Questi in pratica sono i due obiettivi della BCE. Ma ad un anno e mezzo dall’avvio del QE, i risultati sono ancora scarsi e l’economia europea stenta a riprendere slancio.

Per questo motivo gli analisti sono sempre più convinti che nel board i giovedì la BCE rivedrà le prospettive di crescita per il 2016 e il 2017. Draghi potrebbe prendere atto del peggioramento della prospettiva di crescita dell’Eurozona tagliando la previsione di PIL dall’1,6% all’1,5% per il 2016 e dall’1,7% all’1,4% per il prossimo anno.

Draghi e le prossime mosse

Il taglio delle prospettive di crescita sostiene ancora di più l’ipotesi di un intervento della BCE per l’allungamento o il potenziamento del piano di stimoli monetari attualmente in corso.

Secondo il sondaggio condotto da Bloomberg, gli economisti sono convinti che Draghi stia mettendo a punto un Quantitative Easing 3 che potrebbe essere attivato già giovedì o al massimo entro dicembre. Insomma, Draghi deve intervenire, resta solo da capire quando e con quali misure. Gli economisti scommettono sull’allungamento del QE oltre al marzo 2017, ma circa il 30% degli intervistati confida anche in un ulteriore taglio dei tassi di deposito.

Sul tavolo di Draghi potrebbero esserci anche altre tipologie di intervento: sono in molti a prevedere l’ampliamento del paniere dei titoli che possono essere acquistati, ma anche l’ipotesi di aumentare il limite del 33% di emissioni acquistabili e quella di estendere le scadenze dei titoli che possono entrare nel portafoglio della BCE dagli attuali 2-30 anni.

Quando interverrà la BCE?

Dato per scontato un ulteriore intervento della BCE, resta da capire quando aspettarselo. Il problema principale di Draghi, nel caso in cui il board decidesse di non intervenire questo giovedì, sarà di convincere i mercati della bontà della decisione evitando così un pesante contraccolpo causato dalla delusione.

Secondo gli analisti di UBS coloro che si aspettano un intervento immediato della BCE resteranno delusi. Tutto sta nel vedere l’aggiustamento delle previsioni economiche per il 2016 e il 2017. Ma anche altre incognite pesano sull’operato della BCE. A poco più di due mesi dal voto sulla Brexit, al momento, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea (che comunque non si compirà prima di un paio d’anni) non ha sortito l’effetto devastante previsto prima del referendum.

Secondo UBS gli ultimi dati dell’Eurozona “sono nel complesso incoraggianti e alleggeriscono la pressione sulla BCE ad agire subito estendendo gli stimoli e annunciando subito l’estensione del Qe”.

Da una parte quindi mercati ed economisti si attendono un intervento immediato sul QE, dall’altra, però, alcuni fattori invitano alla cautela. La BCE potrebbe, infatti, decidere di rimanere ferma alla finestra, a guardare i prossimi sviluppi di alcune vicende che potrebbero infuenzare l’andamento dell’Eurozona: dalle prossime decisioni della FED (attese per fine settembre), agli appuntamenti politici in Italia, Francia, Germania e Spagna, alle conseguenze della Brexit man mano che ci avviciniamo al momento dell’addio vero e proprio, fino al problema prettamente italiano, ma non solo, legato alle sofferenza bancarie e all’instabilità di tutto il sistema.

Alla luce di questo quadro è probabile che Draghi rimandi un intervento sul QE al prossimo appuntamento di dicembre, così da avere ancora frecce al suo arco nel caso in cui la situazione dovesse ulteriormente peggiorare.

fonte InternationalBusinessTimes.com

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