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Una neuroprotesi permetterà davvero di tornare “a parlare”?

Una neuroprotesi di nuova concezione permetterà ai pazienti che hanno perso l'uso della parola di tornare a comunicare con il mondo esterno.

Una neuroprotesi permetterà davvero di tornare “a parlare”?

Una nuova tecnologia sviluppata dai ricercatori della San Francisco University permetterà (in una forma che è ancora a livello sperimentale, permette

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Una nuova tecnologia sviluppata dai ricercatori della San Francisco University permetterà (in una forma che è ancora a livello sperimentale, permette già) alle persone che hanno perso la parola (a causa di problemi neurologici, traumi ecc. ) di comunicare con il mondo esterno, intercettando i segnali nervosi indirizzati dal cervello verso l’apparato vocale e visualizzando le parole in tempo reale sullo schermo di un computer.

COMUNICAZIONE IN TEMPO REALE. Le neuroprotesi più evolute disponibili fino ad oggi permettevano a questi pazienti di scrivere una lettera per volta, con un procedimento lento, laborioso e molto faticoso dal punto di vista cognitivo.

Il dispositivo sviluppato in California utilizza un piccolo impianto posizionato nella parte del cervello dedicata al linguaggio e alla parola. Il paziente non deve fare altro che attivare in maniera naturale i normali schemi cerebrali che permettono di parlare: il resto lo fa la tecnologia, che intercetta gli impulsi nervosi e li traduce in parole sullo schermo.

Il sistema è stato addestrato intercettando e analizzando l’attività cerebrale e gli schemi di attivazione della parola in un gruppo di volontari sani.

Ma in pazienti affetti da molto tempo da forme gravi e gravissime di paralisi, i segnali nervosi legati al controllo della parola potrebbero non funzionare correttamente. Per questo i ricercatori, con l’aiuto di uno di questi pazienti, hanno creato un vocabolario di 50 parole chiave indispensabili nella vita di tutti i giorni, che il sistema riesce a riconoscere praticamente in ogni situazione grazie a un sistema di machine learning.

Questo vocabolario contiene parole come “acqua”, “famiglia”, “bene” ecc, e permettono di formulare centinaia di frasi di utilizzo comune.

Grazie a questo dispositivo il volontario è stato capace di rispondere alla domanda “vuoi dell’acqua?” con un “No, grazie, non ho sete”.

I PROSSIMI SVILUPPI. Il sistema riconosce circa 18 parole al minuto con una precisione del 93%.

Non tantissime rispetto alle 200 parole al minuto che vengono utilizzate quando si parla, ma comunque un enorme passo in avanti rispetto agli strumenti esistenti.

Secondo i ricercatori questo sistema sarà il punto di partenza per mettere a punto una nuova generazione di neuroprotesi, che permetteranno nel giro di qualche anno una comunicazione più fluida e naturale ai pazienti affetti da queste gravi forme di disabilità.

Fonte: Focus.it

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