Lisa Dyson e John Reed, una fisica e uno scienziato dei materiali che lavoravano insieme al Berkeley Lab, un laboratorio che conduce ricerche scientif
Lisa Dyson e John Reed, una fisica e uno scienziato dei materiali che lavoravano insieme al Berkeley Lab, un laboratorio che conduce ricerche scientifiche per conto del Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti, avevano un obiettivo comune: contribuire a limitare il cambiamento climatico. Sapevano che un modo per raggiungere il loro scopo era concentrarsi sul cibo sui nostri piatti. L’agricoltura è responsabile di un quarto delle emissioni annuali di gas serra – più dell’intero settore dei trasporti – e l’industria della carne produce la maggior parte delle emissioni. Ciononostante, le persone continuano a rimpinzarsi di carne: attualmente, il consumo globale si attesta a circa 350 milioni di tonnellate all’anno, ed è in crescita. Secondo le stime, entro il 2050 la popolazione globale dovrebbe raggiungere dieci miliardi di persone, il che significa che abbiamo bisogno di trovare proteine alternative per sfamare tutte quelle bocche in più.
Dyson e Reed non erano riusciti a trovare il modo giusto di perseguire il loro obiettivo, finché un giorno non si sono imbattuti in alcune ricerche dimenticate della Nasa, risalenti agli anni Sessanta. Un documento del 1967, in particolare, analizzava i metodi per nutrire gli astronauti durante un lungo viaggio nello spazio, dove ci sarebbero state poche risorse. Una delle idee era quella di combinare i microbi con l’anidride carbonica che gli astronauti espellevano durante la respirazione per produrre cibo. Dal momento che il programma spaziale non è mai arrivato su Marte, l’idea non fu mai stata completamente sviluppata. Dyson e Reed hanno deciso di prendere il concetto e portarlo avanti: “Abbiamo ripreso da dove avevano lasciato“, ha spiegato Dyson. Nel 2008, questo progetto vecchio di decenni ha fornito a Dyson e Reid l’ispirazione per fondare Kiverdi, un’azienda che utilizza l’anidride carbonica riciclata per realizzare prodotti come le alternative a base di microbi all’olio di palma e di agrumi.
L’aspetto più importante è far sì che la tecnologia riesca competere in termini di costi con l’industria della carne e con altre alternative, come la soia e le micoproteine. Dyson sottolinea che la tecnologia dell’azienda non richiede l’utilizzo del suolo, impiega risorse minime e si basa su energie rinnovabili, che stanno diventando sempre più economiche: “La nostra tecnologia ci permetterà non solo di essere economicamente vantaggiosi fin dall’inizio, ma anche di avere una struttura dei costi che continua a scendere“, ha detto. E in effetti la startup ha ottenuto l’attenzione dei finanziatori: all’inizio del 2021, Air Protein ha raccolto finanziamenti per oltre trenta milioni di dollari da investitori tra cui Adm Ventures, Barclays e Gv. “Stiamo cercando di ridefinire il modo in cui viene prodotta la carne – ha spiegato Dyson -. Sono entusiasta di far parte di questo movimento“.
Fonte: Wired.it