Quasi la metà di queste imprese proveniva dal settore food and wine, seguito dai servizi, dalla moda/accessori, dalla meccanica, dal design/arredo, dal turismo, dall’ambiente e dal settore medicale. Gli incontri programmati sono stati oltre 700, e i Paesi per i quali le imprese hanno espresso maggiore interesse sono risultati, nell’ordine, Stati Uniti, Germania, Francia, Danimarca, Russia, Canada, Svizzera ed Emirati Arabi Uniti. L’iniziativa è stata organizzata da Assocamerestero, l’Associazione delle 81 CCIE e di Unioncamere, in collaborazione con Promos Italia, l’agenzia nazionale del sistema camerale per l’internazionalizzazione, e si è svolta nel quadro della convention annuale delle Camere di Commercio italiane all’estero.
Anche quest’anno”, ha commentato Domenico Mauriello, segretario generale di Assocamerestero, “la capacità di attivare la business community sui principali mercati esteri si conferma il reale valore aggiunto delle Camere di Commercio italiane all’estero. Si tratta di soggetti privati che costituiscono l’ossatura di questa peculiare rete di promozione, di cui dispone il sistema Italia per consolidare il made in Italy all’estero. Il nostro export ha bisogno di essere sostenuto per poter esprimere al meglio le proprie potenzialità che sono ben lontane dall’essere pienamente espresse. Assistiamo infatti ad una forte richiesta di
made in Italy da molte parti del mondo che non si riesce a colmare, soprattutto per la nostra strutturale carenza nell’e-commerce. La pandemia da
Covid-19 ci ha spinto certamente a sviluppare questo canale, ed ora dovremo approfittare di questa migliorata condizione per aumentare le cifre del nostro export che nel
B2b (l’e-commerce tra imprese, ndr) è fermo attorno ai 130 miliardi l’anno, mentre per il B2c (l’e-commerce diretto ai consumatori) non superiamo i 15 miliardi per anno”, ha concluso Mauriello.
Fonte: Milano Finanza