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A tre banche il controllo del 70% del mercato italiano

Qualunque sarà l’assetto finale dell’attuale risiko (Mps, Bpm, UniCredit, Credit Agricole, Creval, PopSo, Bper), pochissime resteranno le banche ad avere il controllo del mercato italiano. Quattro, se non tre. Conta molto l’orizzonte temporale della strategia, rivela un esperto a We Wealth

A tre banche il controllo del 70% del mercato italiano

Vi sono alcuni trend da individuare”, esordisce Daniele Funaro, partner di Bain & Company. “Alcune sono tendenze di breve periodo” In Ita

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  • Vi sono alcuni trend da individuare”, esordisce Daniele Funaro, partner di Bain & Company. “Alcune sono tendenze di breve periodo”
  • In Italia arriveremo ad avere tre-quattro operatori che controllano il 70% del mercato. Banche di medie dimensioni si aggregheranno o come ‘prede’ di entità più grandi o fra di loro
  • Agevole per Credit Agricole sarebbe ampliare la sua partecipazione in Creval, visto che vi ha già una partecipazione del 5%. Per Bper, un partner naturale potrebbe essere PopSo: si tratta di banche complementari territorialmente

La fusione di Ubi in Intesa sembra aver lasciato dietro di sé un terreno fertile per future operazioni di aggregazione bancaria. Per esempio, sempre più pressanti si fanno in questi giorni le voci di colloqui in corso fra Bpm e Credit Agricole. Poi c’è il dossier Mps, la fiammata di Bper con l’acquisizione degli sportelli Ubi… Molte le pedine sulla mappa del cosiddetto risiko bancario, vivace il movimento che si intuisce sotto la superficie del panorama bancario italiano. Fare delle previsioni può essere azzardato, perché gli esiti potrebbero non essere scontati. Che un consolidamento bancario sia in corso a livello nazionale ed europeo, è un fatto. “Vi sono alcuni trend da individuare”, esordisce Daniele Funaro, partner di Bain & Company. “Alcune sono tendenze di breve periodo”.

“Vi è stata un’accelerazione nel consolidamento domestico: questo porterà a ridurre il numero degli attori su scala nazionale. In Italia arriveremo ad avere tre-quattro operatori che controllano il 70% del mercato. Banche tier 2 – non le più grandi del mercato – che si aggregheranno o come ‘prede’ di entità più grandi o fra di loro”. Si tratta di una tendenza che sta sicuramente prendendo piede in Italia, ma che interesserà anche “altre geografie”, prosegue Funaro. “Ci sono poi i grandi player – e questi sono i trend di lungo – che avranno la necessità di aumentare la propria scala”. Aspetto quest’ultimo che potrà concretizzarsi solo a livello transnazionale proprio per la dimensione di partenza, e che potrebbe presentare degli intoppi a causa della valenza strategica degli asset bancari nazionali.

Lo scenario futuro lascia supporre che Monte Paschi e Bpm vengano assorbite. Per quanto riguarda Mps i tempi saranno non brevi, soprattutto per motivi di convenienza politica. Basti pensare che prima deve concretizzarsi l’operazione di scissione del ramo d’azienda corrispondente ai crediti deteriorati.

Bpm invece potrebbe rappresentare un’opzione percorribile per UniCredit, al momento sottodimensionata rispetto al colosso Intesa Sanpaolo (più Ubi). Sempre che non si concretizzi un accordo con Credit Agricole. La capitalizzazione di quest’ultima supera i 21 miliardi, quella di Banco Bpm si aggira sui 2,5. Inoltre, l’Agricole è controllato al 56% dalla holding che raggruppa le casse regionali francesi. Bpm invece è una quotata senza azionisti di riferimento. E trattandosi di un’operazione transnazionale il governo potrebbe intervenire, dato che lo stesso ha rafforzato il decreto liquidità la disciplina dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica nazionale, includendovi anche i settori bancario e assicurativo. Al momento, la normativa emergenziale è in scadenza al 31 dicembre 2020, ma potrebbe essere prorogata.

Molto più agevole per Credit Agricole sarebbe ampliare la sua partecipazione in Creval, visto che vi ha già una partecipazione del 5%. Poi, vi è Bper, forte del suo ingrandimento in scia ai dettami antitrust della fusione Intesa-Ubi (saranno suoi 532 sportelli di Ubi). Per Bper, un partner naturale potrebbe essere PopSo: si tratta di banche complementari territorialmente. La fase due è appena cominciata, e ci saranno colpi di scena.

Fonte : www.we-wealth.com

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