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Bcc, tutti i guai di Invest Banca

Cosa sta succedendo Invest Banca – partecipata da molte Bcc (Banche di credito cooperativo) – e perché Bankitalia ha commissariato l’istituto

Bcc, tutti i guai di Invest Banca

Acque agitate in Invest Banca (partecipata da molte Bcc) e Via Nazionale corre ai ripari. Le scommesse sfortunate dei trader online hanno portato l’is

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Acque agitate in Invest Banca (partecipata da molte Bcc) e Via Nazionale corre ai ripari. Le scommesse sfortunate dei trader online hanno portato l’istituto di credito specializzato in servizi d’investimento ad accumulare perdite per 18,5 milioni di euro e la Vigilanza della Banca d’Italia, che già nei mesi scorsi aveva effettuato un paio di ispezioni, ha deciso di rimuovere i vertici e di commissariarlo. Ma vediamo come sono andate le cose.

LA SOCIETÀ

Invest Banca, nata nel 1995, è la capogruppo del “Gruppo Bancario Invest Banca”, costituito da agosto 2013, con unica società controllata Invest Italy Sim Spa. La sede è a Empoli, il capitale sociale è pari a 15,3 milioni. Al 31 marzo scorso aveva 53 dipendenti e 2 collaboratori. Invest Banca, come si legge sul sito, è un istituto di credito specializzato nella fornitura di servizi di investimento e vanta clientela istituzionale e privata con un portfolio di servizi specifici nel risparmio gestito e nell’intermediazione, nel private banking e nel corporate finance e anche nell’outsourcing dei servizi di investimento, con particolare riguardo agli aspetti amministrativi, organizzativi e informatici. 

I SOCI

La compagine societaria di Invest Banca è piuttosto varia e spazia tra istituti di credito, società di gestione del risparmio, società specializzate e azionisti privati non bancari.

La quota principale è nelle mani di Cabel Holding, holding dell’omonima società specializzata in servizi tecnologici e finanziari (19,9%). Pacchetti importanti appartengono pure a Banca Popolare del Cassinate (17,96%), Popolare Frusinate (9,95%) e Banca Lazio Nord (9,5%), Popolare di Lajatico (7,36%), Banca Cambiano 1884 (7,22%), Banca di Pisa e Fornacette (4,17%), Banca di Credito Cooperativo di Castagneto Carducci (4,17%), List Spa (4%). Seguono Popolare Cortona (3,19%), Cr Bolzano (2,35%) e Zenit Sgr (0,25%). Rimangono poi 11 soci privati non bancari che hanno un totale di 0,3% del capitale.

“Si vedrà ora – nota Il Sole 24 Ore – se ci sarà bisogno davvero di un rafforzamento, chi aderirà e chi, invece, vorrà uscire di scena. E se qualcuno tra gli attuali soci prenderà il timone. Oppure se, come spera qualcuno, a spuntare sia qualche nuovo socio”.

IL BILANCIO 2019

Andando a spulciare il bilancio al 31 dicembre 2019 si trova che Invest Banca ha chiuso l’esercizio con un utile di 124.377 euro a fronte di un utile di 282.798 dell’anno precedente. Il margine di intermediazione ha raggiunto un livello di circa 10,1 milioni di euro, con una crescita di 361 mila euro (+3,71%) rispetto al 2018 a causa soprattutto dell’aumento del margine di interesse (+4,61%) e del significativo progresso delle commissioni nette (+738 mila euro).

In crescita i costi operativi a circa 9,97 milioni di euro (+5,1%) con il risultato operativo ante imposte attestatosi a circa 116 migliaia di euro e il risultato netto, al netto delle imposte sul reddito con un tax rate complessivo oltre il 95%, di circa 6 mila euro rispetto ai circa 89 migliaia di euro dell’esercizio precedente. Sempre dal bilancio emerge che il risultato netto dell’attività finanziaria nel 2019 ha presentato un contributo positivo di 3,7 milioni di euro, con una diminuzione del 10,2% rispetto al 2018.

Come si diceva, sono risultate in aumento le commissioni nette a 5,3 milioni di euro, con un aumento del 16,28% rispetto all’esercizio precedente, in particolare a causa dell’aumento delle attività di negoziazione e raccolta ordine. Il Core Tier1 risultava pari al 16,63%.

Da ricordare che lo scorso marzo Invest Banca ha ceduto la sua partecipazione in Main Capital sgr (19%) ad alcuni degli altri soci della società di gestione del risparmio. La sgr è stata fondata proprio da Invest Banca insieme a Vincenzo Macaione, ex amministratore delegato e azionista di Primus Capital, nel maggio 2018 e autorizzata da Via Nazionale a giugno 2019.

COSA STA SUCCEDENDO IN INVEST BANCA

Nel comunicato di Invest Banca redatto dai commissari straordinari Raffaele Lener, ex commissario Carige, e Angelo Pappadà, si sottolinea che “nell’esercizio dell’azione di vigilanza, la Banca d’Italia ha adottato una misura di intervento precoce nei confronti di Invest Banca, con l’obiettivo di assicurare un adeguato presidio dell’operatività della banca e di ripristinare condizioni di sana e prudente gestione”. Peraltro, si rileva mandando messaggi rassicuranti, “Invest Banca presenta un capitale superiore ai requisiti minimi regolamentari e prosegue la propria attività corrente. La clientela e i depositanti, pertanto, possono continuare ad operare presso gli sportelli con la consueta fiducia”.

Dunque al posto del presidente Stefano Tana e del direttore generale Marco Borsa, Via Nazionale ha designato come commissari straordinari Raffaele Lener, ex commissario Carige, e Angelo Pappadà. Nel nuovo Comitato di Sorveglianza ci sono invece Adriana Petti, Barbara Tavecchio e Alberto Ciucci.

Bankitalia, evidenzia Il Sole, ha adottato una misura eccezionale come la rimozione di tutti gli organi di vertice seguendo quello che è l’“intervento precoce” previsto dalla normativa sulle risoluzioni bancarie Brrd così da garantire un “adeguato presidio dell’operatività della banca” e “ripristinare condizioni di sana e prudente gestione”.

Il tutto perché nel bilancio 2019 – in particolare nella sezione relativa ai “fatti di rilievo successivi alla chiusura” – emerge come alcuni clienti “nei mesi peggiori della crisi dei mercati legata alla pandemia abbiano accumulato ingenti perdite (per 18,5 milioni di euro, ndr) sul trading online scommettendo su strumenti derivati”, in particolare opzioni sul bund future. “Di solito, le banche si tutelano a fronte di questi rischi, chiedendo fondi o pegni per garantire la solvibilità della propria clientela – è la riflessione che si legge sul Sole 24 Ore -. In questo caso, invece, ciò non è accaduto. E così i saldi di liquidità negativi sui conti dei clienti si sono automaticamente tradotti in una perdita secca per l’istituto, tanto da ‘portare i ratio patrimoniali al di sotto dei requisiti minimi di vigilanza’”.

Quello che però non torna, stante l’affermazione che Invest Banca presenta “un capitale superiore ai requisiti minimi regolamentari e prosegue la propria attività corrente” è per quale motivo i vertici dell’istituto abbiano varato una ricapitalizzazione da oltre 25 milioni subito prima del commissariamento. “Di sicuro – scrive il quotidiano – per Banca d’Italia, che a quanto risulta ha varato una doppia ispezione tra il 2019 e il 2020, serviva un cambio immediato al vertice”.

Insomma, “non è da escludere che nelle valutazioni della Vigilanza siano entrate anche riflessioni sulla conflittualità tra gli azionisti, peraltro tutti di origine bancaria, e sulla loro difficoltà a trovare una linea condivisa sul fronte della governance”.

Da ricordare che sempre nel bilancio al 2019 emerge che gli accantonamenti netti al fondo per rischi ed oneri presentavano un saldo positivo per circa 907 migliaia di euro “per la ripresa per le spese legali sostenute su posizioni in contenzioso al netto dell’adeguamento delle coperture del rischio stimato derivante dalle azioni di contenzioso legale promosse contro la Banca e la controllata, oltre alla indennità di fine mandato dei consulenti finanziari”.

Inoltre, in seguito alla visita ispettiva della Banca d’Italia, è stato stanziato un fondo rischi ed oneri per i sospesi in essere con la depositaria Banca Intesa per 360 mila euro, fondo quasi totalmente recuperato al 31 dicembre 2019, in quanto i sospesi sono stati risolti quasi tutti.

Fonte : www.startmag.it

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