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Fondi Pensioni UE: manca impegno su finanza sostenibile

Fondi Pensioni UE: manca impegno su finanza sostenibile

Nonostante la crescente attenzione nella gestione e integrazione dei rischi legati al clima delle società in portafoglio, la maggior parte dei princip

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Nonostante la crescente attenzione nella gestione e integrazione dei rischi legati al clima delle società in portafoglio, la maggior parte dei principali fondi pensione europei non sembra invece impegnarsi in modo proattivo nel creare politiche sostenibili e legate alla finanza climatica e alcune associazioni di categoria che rappresentano il settore pensionistico sono caute o contrarie allo sviluppo di tali politiche. È quanto emerge dalla nuova ricerca The European Pensions Sector and Sustainable Finance Policy condotta dal think tank sul clima InfluenceMap che ha tracciato una mappa dell’impegno politico in materia di finanza sostenibile dei 25 maggiori fondi pensione in Europa (per patrimonio), insieme a 10 associazioni nazionali di fondi pensione e a PensionsEurope, che rappresenta l’industria dei fondi pensione a livello europeo.

L’analisi ha rivelato che solo quattro dei 25 fondi e cinque delle 10 associazioni nazionali hanno dimostrato un impegno significativo nella politica di finanza sostenibile. Tra i più virtuosi la norvegese Norges Bank Investment Management, il fondo olandese Pensioenfonds Metaal en Techniek (PMT) e i fondi con sede nel Regno Unito, Universities Superannuation Scheme (USS) e BT Pension Scheme (BTPS), che si distinguono come i più positivi sostenitori di ambiziose politiche di finanza sostenibile. Mentre tra le associazioni spicca la britannica Pension and Lifetime Savings Association (PLSA).

Come indicato dagli obiettivi dell’Accordo di Parigi e sottolineato dall’ultimo report dell’IPCC, la transizione verso economie a zero emissioni e resilienti al clima richiede il supporto dei flussi di capitale verso attività a minor intensità di carbonio, e, di recente, si sta assistendo a un aumento dell’interesse da parte delle istituzioni internazionali per l’attuazione di politiche che regolamentino il settore finanziario e affrontino i rischi materiali legati al clima.

Nonostante ciò, dalla ricerca emerge che alcune associazioni nazionali del settore pensionistico sono molto resistenti alle politiche di finanza sostenibile. Per esempio, l’aba tedesca e la PensioPlus belga si sono opposte ad alcune regolamentazioni proposte dall’UE, come la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR). L’analisi sottolinea inoltre che le posizioni contrarie sembrano essere più comuni nelle associazioni di settore con un maggior numero di membri di fondi pensione aziendali, proprio come nel caso della tedesca aba che ha tra i suoi membri del consiglio di amministrazione aziende come BASF, Bayer, Bosch e Volkswagen, oltre a numerosi fondi pensione, e come PensioPlus tra i cui membri figurano ExxonMobil, Unilever e Nokia, oltre al fondo pensione della Shell.

Al contempo, PensionsEurope, che rappresenta le associazioni nazionali dei fondi pensione a livello europeo, è risultato uno degli enti più impegnati considerati nel report e che comunica un elevato sostegno a molte politiche di finanza sostenibile in Europa, pur mettendo in guardia da un approccio prescrittivo all’intervento normativo. L’analisi evidenzia che molte associazioni pensionistiche nazionali nonostante registrino un impegno minimo nei confronti delle politiche a livello europeo, mantengono l’adesione a PensionsEurope.

Nel 2020, i membri di PensionsEurope ammontavano a 100.000 fondi pensione in 21 Paesi, ovvero l’equivalente di 4.600 miliardi di euro di attività. Nove dei 25 fondi valutati hanno legami con le associazioni nazionali di categoria aderenti a PensionsEurope, mentre altri 2 fondi hanno un’affiliazione diretta.

Sebbene alcuni fondi pensione europei stiano chiaramente cercando di prendere sul serio la minaccia del cambiamento climatico, la maggior parte di essi non è attivamente impegnata nelle politiche emergenti in materia di finanza sostenibile. Ciò indica un potenziale punto cieco per il settore.” ha dichiarato Paula Castro, analista senior di InfluenceMap, “Significa che le associazioni di settore, che spesso adottano un approccio più negativo alla politica, sono le voci più forti a livello europeo. Date le enormi quantità di denaro investite nei fondi pensione, queste organizzazioni hanno un’influenza significativa quando si tratta di tirare le leve per affrontare la crisi climatica”.

“Nel complesso, il quadro dipinto dal bilancio dei maggiori schemi pensionistici europei e delle loro associazioni e delle loro azioni in materia di net zero non è abbastanza buono se vogliamo affrontare l’emergenza climatica e i rischi per i risparmi di milioni di persone nel Regno Unito e in Europa. Ecco perché i nostri governi devono regolamentare il settore finanziario e l’economia in generale.“ ha aggiunto Tony Burdon, CEO di Make My Money Matter.

Fonte: Esgnews.it

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