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Mps perde 1,68 miliardi. L’ad Bastianini: aumento con l’aiuto delle banche

In rosso anche l'ultimo trimestre del 2020 per 150 milioni circa a causa della ristrutturazione in atto, concordata con la Bce. In calo ricavi e margini, l'Npe ratio lordo scende dal 12,4% al 3,5%. La strada dell'aumento da 2,5 miliardi sarà solo via equity, senza emettere debito subordinato. Titolo sotto pressione

Mps perde 1,68 miliardi. L’ad Bastianini: aumento con l’aiuto delle banche

Mps viaggia sotto pressione, oggi, in calo dell'1,6% a 1,36 euro. La banca toscana ha chiuso in rosso sia l'ultimo trimestre dello scorso anno sia l'i

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Mps viaggia sotto pressione, oggi, in calo dell’1,6% a 1,36 euro. La banca toscana ha chiuso in rosso sia l’ultimo trimestre dello scorso anno sia l’intero 2020. I conti dell’istituto, controllato dal Mef per il 64%, hanno visto una perdita di 149,6 milioni nel periodo ottobre-dicembre e di 1,689 miliardi nel corso dei dodici mesi che si confrontano con 1,03 miliardi persi nel 2019.

I ricavi sono in calo del 7,8% a livello annuale a 2,720 miliardi, gli oneri operativi in contrazione del 3,7% a 2,203 miliardi, il risultato operativo lordo è in riduzione del 28,2% a 713,5 milioni, gli accantonamenti in aumento da 828 milioni del 2019 a 984 dello scorso anno. Nel frattempo, l’indice di solidità patrimoniale, il Cet 1 ratio Fully Loaded, è calato dal 12,7% al 9,9%.

Il risultato negativo dipende, scrive la banca, soprattutto da componenti non operative (-1,305 miliardi) legate ad accantonamenti per rischi e oneri, e dalla revisione del valore delle Dta (circa 340 milioni di euro) oltre al rispetto del Piano di Ristrutturazione, con la cessione di portafogli Utp, il ritorno della banca sul mercato delle obbligazioni subordinate, la vendita della controllata Bpm Belgio Sa.

Le commissioni nette (1,430 miliardi) hanno rappresentato il 50% dei ricavi e il 53% dei ricavi core o altri ricavi della gestione finanziaria, pari a 197 milioni di euro, rispetto a 333 milioni di euro del 2019 che, tra gli altri, includevano i benefici legati alla rivalutazione dei titoli iscritti nell’attivo “rivenienti dalle operazioni di ristrutturazione del debito Sorgenia e Tirreno Power (+155 milioni di euro) e il costo relativo all’esercizio del diritto di recesso dal contratto stipulato con Juliet (-49 milioni di euro circa)”.

Le componenti non operative negative per 1,305 mld di euro includono, tra l’altro, 984 milioni di euro di accantonamenti a fondi rischi e oneri e 154 milioni di euro di oneri di ristrutturazione legati a Hydra e all’esodo del personale avvenuto nel corso del quarto trimestre. Migliora intanto la posizione di liquidità con rapporto loan/deposit superiore all’80%, rispetto all’85% del 2019.

Dopo aver completato l’operazione di derisking nei confronti di Amco per 8,1 miliardi di euro (Hydra) l’Npe ratio lordo è sceso dal 12,4% del 2019 al 4,3%, ovvero al 3,4%, scrive la banca, in base alla nuova definizione dell’Eba.

La banca spiega che l’operazione di rafforzamento patrimoniale annunciata per 2,5 miliardi di euro “sconta talune incertezze in quanto necessita la conclusione del processo già avviato di valutazione e approvazione di Dg Comp e Bce”. A seguito “dei rilevanti accantonamenti sui rischi legali operati nell’esercizio, degli effetti dell’operazione Hydra, dello scenario macroeconomico penalizzato dalla pandemia da Covid-19 e delle evoluzioni regolamentari, è emerso uno shortfall prospettico di capitale rispetto ai requisiti patrimoniali (overall capital requirements)”, scrive Mps. In tale contesto sono stati approvati dal cda il Piano Strategico 2021-2025 e il Capital Plan che sono stati inviati a Dg Comp e Bce per le valutazioni di competenza. La banca ha sulle spalle anche 10 miliardi di possibili cause che tendono ad allontanare gli acquirenti.

Il Piano Strategico è stato predisposto avendo presenti gli impegni assunti dal governo italiano nel 2017 con riferimento al Piano di Ristrutturazione 2017-2021, recentemente ribaditi nel Dpcm del 16 ottobre 2020, il quale prevede di “avviare un processo di dismissione della partecipazione detenuta dal Ministero nel capitale sociale di Mps, da realizzare con modalità di mercato e anche attraverso operazioni finalizzate al consolidamento del sistema bancario”.

Ad oggi l’accesso alla data room è stato richiesto dal Fondo Apollo, ricorda Mps. Gli analisti di Equita hanno scritto nei giorni scorsi che il bonus Dta in capo a Mps può essere usato per M&A da un altro istituto (il Mef guidato da Roberto Gualtieri pensava a Unicredit), non è invece il caso dei fondi. Se invece, scrive il Monte, la realizzazione di una soluzione strutturale non dovesse avvenire in un orizzonte di breve o medio termine, “il Capital Plan prevede un rafforzamento patrimoniale di 2,5 miliardi di euro che, se realizzato, è previsto avvenire a condizioni di mercato e con la partecipazione pro-quota dello Stato italiano, riguardo cui ha già confermato pieno sostegno”.

Intanto, Guido Bastianini, ad e dg di Mps, ha spiegato che “non abbiamo una tempistica relativa alla fine delle valutazioni e alla risposta di Bce e Dg Comp” al nostro Piano industriale e all’aumento di capitale. Il manager ha parlato nel corso della conference call con gli analisti finanziari per illustrare i risultati di bilancio. Bastianini ha poi aggiunto di non “avere dati da condividere sugli stress test condotti dalla Bce”, ribadendo che la banca non sta pensando ad alcuna emissione di bond subordinati.

Inoltre il manager ha chiarito che se non si trovasse un partner, l’aumento da 2,5 miliardi sarebbe tutto in equity (alcuni analisti hanno suggerito una parte via emissione di bond subordinati, per rendere meno oneroso il rafforzamento in capo agli azionisti). Se se minoranze non parteciperanno al rafforzamento di capitale, verrà in aiuto “il consorzio delle banche d’affari”.

A detta degli esperti di Equita Sim, i risultati del quarto trimestre sono nel complesso inferiori alle attese a livello operativo a causa di un minore margine di interesse e contributo da trading e maggiori i costi operativi, “solo parzialmente compensati da una dinamica commissioni più favorevole”. La bottom line, prosegue Equita, è a sua volta inferiore alle stime principalmente per 216,2 milioni di accantonamenti netti ai fondi per rischi e oneri, mentre il Cet1 Fully Loaded al 9,9% risulta migliore delle previsioni della Sim.

Fonte: www.milanofinanza.it

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