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Banche, primo semestre in rosso. Il bilancio. Aspettando le fusioni…

L'aggregato dei risultati netti è negativo per 295 milioni di euro

Banche, primo semestre in rosso. Il bilancio. Aspettando le fusioni…

Complice la pandemia da Covid-19, che ha portato nuove pesanti svalutazioni sui crediti a bilancio, il primo semestre del 2020 e' stato un periodo mol

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Complice la pandemia da Covid-19, che ha portato nuove pesanti svalutazioni sui crediti a bilancio, il primo semestre del 2020 e’ stato un periodo molto complicato per il sistema bancario italiano. Se si guarda ai principali istituti di credito quotati a Piazza Affari, infatti, al 30 giugno scorso l’aggregato dei risultati netti e’ negativo per 295 milioni di euro rispetto a oltre 6,3 miliardi di utile del 2019. Sul totale pesano sicuramente componenti straordinarie, come quelle che hanno portato il Monte dei Paschi a perdere 845 milioni fra aprile e giugno e Unicredit a chiudere i sei mesi in rosso di 2,28 miliardi, con le perdite in Turchia e le spese per gli esuberi del personale, gia’ messi a bilancio, di fronte alle quali non bastano gli oltre 420 milioni di utile nel secondo trimestre. Ma quello concluso a giugno sara’ l’ultimo semestre che vedra’ il panorama bancario italiano nelle forme in cui e’ stato visto negli ultimi anni. Con la conclusione dell’opas lanciata da Intesa su Ubi, che ha visto la banca guidata da Carlo Messina conquistare il quarto istituto italiano, le carte in tavola sono destinate a sparigliarsi anche per gli altri. Chi si appresta a giocare un ruolo da ‘emergente’ e’ senza dubbio Bper: l’istituto modenese non solo ha visto i numeri del primo semestre tenere, ma anzi, ha saputo migliorarli, con l’utile che e’ cresciuto del 4,1% rispetto all’anno precedente. E ora, dopo un aumento di capitale che sara’ messo in campo nei prossimi mesi, si prepara a fare un ulteriore salto dimensionale, acquisendo proprio da Intesa 532 filiali che la banca deve cedere per soddisfare le condizioni poste dall’Antitrust per acquisire Ubi. Anche Banco Bpm – l’istituto nato dalla fusione fra Bpm e il Banco Popolare, la prima effettuata sotto l’egida della Bce – deve trovare una nuova direzione per il futuro.

L’istituto, che nel semestre ha visto l’utile scendere da 602 a 105 milioni, ha perso una possibile sponda in Ubi, sembra pronto a un nuovo round di m&a. Anche nei giorni scorsi l’ad Giuseppe Castagna e’ tornato a ribadire la necessita’ di un terzo polo bancario per l’Italia. “L’operazione Intesa-Ubi e’ un catalizzatore per nuove aggregazioni. Il nostro lavoro e’ di essere pronti a cogliere potenziali opportunita’ al meglio e per farlo lavoreremo il piu’ possibile per avere un bilancio solido, ricavi solidi ed essere cosi’ pronti a cogliere eventuali occasioni che si presenteranno”, ha spiegato. Il grande nodo da sciogliere rimane quello del Monte dei Paschi. E, considerato che il ministero del Tesoro ha ribadito anche recentemente la volonta’ di rispettare gli accordi presi con l’Ue e uscire dalla banca entro il 2021, i prossimi mesi saranno cruciali. A settembre Guido Bastianini, diventato la scorsa primavera ad del Monte, iniziera’ a lavorare con Mediobanca e con il team di Francesco Canzonieri, advisor di Intesa nell’operazione Ubi, per capire quali siano le opzioni sul tavolo. In casa Unicredit, l’ad Jean Pierre Mustier ribadisce ad ogni occasione la propria idiosincrasia per operazioni straordinarie, ripetendo come un mantra che la via per creare valore per i soci e’ piuttosto quella di un ‘buyback’ che non presenta rischi di esecuzione. Al tempo stesso, pero’, la banca di piazza Gae Aulenti e’ stata piu’ volte sondata su vari dossier e c’e’ chi si aspetta che, con la creazione di una subholding italiana e non quotata in cui racchiudere le attivita’ estere, operazione pensata per migliorare i costi di funding dell’istituto, possa esserci qualche ulteriore novita’. Anche altre Banche, che fino a qui sono state alla finestra, potrebbero presto, volenti o meno, essere costretti ad accelerare: il Credito Valtellinese, complice il profondo lavoro di pulizia dell’ad Luigi Lovaglio, e’ sicuramente piu’ appetibile e redditizio di qualche tempo fa; la Popolare di Sondrio potrebbe essere costretta a trasformarsi in Spa; il Credem, fra le Banche meglio gestite in Italia, potrebbe decidere di realizzare un’operazione di maggior peso di quelle effettuate fino ad ora.

Fonte : www.affaritaliani.it

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