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Le nuove scoperte sul lato nascosto della Luna

Il rover cinese Yutu-2 è stato il primo ad arrivare su lato nascosto del nostro satellite. E ora sta cominciando a raccontarne le caratteristiche

Le nuove scoperte sul lato nascosto della Luna

Nel 1973 i Pink Floyd lo chiamavano, con licenza poetica, il “lato oscuro della Luna”. Una definizione non scientificamente perfetta, ma cer

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Nel 1973 i Pink Floyd lo chiamavano, con licenza poetica, il lato oscuro della Luna. Una definizione non scientificamente perfetta, ma certamente molto suggestiva per descrivere la faccia nascosta del nostro satellite, l’emisfero lunare che non possiamo osservare direttamente dalla Terra perché i due corpi ruotano in maniera sincrona: la Luna compie un giro su se stessa nello stesso tempo che impiega a completare un giro intorno alla Terra, e dunque le rivolge sempre lo stesso lato.

Proprio in virtù di questo fenomeno, quest’impossibilità di osservarla direttamente, la faccia nascosta della Luna è sempre stata più misteriosa (oscura va intesa in questo senso) rispetto a quella visibile. Con il tempo, tuttavia, la nostra conoscenza delle caratteristiche della faccia nascosta della Luna è andata via via crescendo: siamo riusciti a fotografarla per la prima volta il 10 ottobre 1959, grazie al passaggio della sonda sovietica Luna 3, e meno di dieci anni dopo i tre astronauti della missione statunitense Apollo 8 hanno potuto osservarla direttamente sorvolando il satellite.

Cosa abbiamo imparato finora

Andiamo con ordine. Dalle esplorazioni indirette, precedenti all’arrivo di Chang’e 4, sappiamo che la faccia nascosta della Luna è abbastanza diversa rispetto all’altra. Il fatto che la faccia nascosta della Luna sia lontana dalla Terra la rende in qualche modo meno “protetta” dall’impatto con altri corpi spaziali, in particolare dai meteoriti, e infatti presenta, sulla sua superficie, molti più crateri e asperità, e molti meno mari lunari.

Tra le osservazioni più importanti c’è quella della sonda giapponese Kaguya, lanciata nel 2007, che ha rilasciato in orbita lunare un piccolo satellite che ha realizzato una mappa dettagliata delle anomalie gravitazionali della faccia nascosta della Luna, la migliore attualmente disponibile.

Chang’e 4 all’opera

L’allunaggio di Chang’e 4 ha dato un impulso notevole alla conoscenza della faccia nascosta della Luna. La missione è stata lanciata il 7 dicembre 2019 dalla base spaziale di Xichang, in provincia di Sichuan, nel sudovest della Cina, e dopo meno di un viaggio lander e rover sono atterrati nel bacino Polo Sud-Aitken (precisamente nel cratere von Karman), un cratere meteoritico di dimensioni enormi, circa 2500 chilometri di diametro, ovviamente invisibile dalla Terra.

Obiettivi certamente molto ambiziosi, per raggiungere i quali lander e rover, finora, non hanno lesinato alcuno sforzo, regalandoci uno sguardo senza precedenti della faccia nascosta della Luna. Appena dopo il suo arrivo, per esempio, la telecamera del lander ha scattato ottanta foto del sito di allunaggio che, composte insieme, hanno svelato un panorama a 360 gradi del suolo lunare, e un video della manovra, realizzato attraverso la rielaborazione di oltre 4.700 foto scattate dalla telecamera.
A gennaio dell’anno successivo, quando il rover aveva percorso circa 350 metri studiando le formazioni rocciose del satellite, sono arrivati altri interessantissimi dati e immagini scattate dalla Terrain Camera montata nella parte superiore del lander. E ancora: a fine febbraio 2020 Chang’e 4 ha svelato che sotto la faccia nascosta della Luna, coperti da una distesa di polvere grigia finissima (la cosiddetta regolite: ci torneremo tra non molto), si susseguono diversi “strati geologici”, prodotto degli impatti degli asteroidi che hanno modellato la superficie lunare per miliardi di anni. Le osservazioni di Chang’e 4 sono arrivate fino a 40 metri sotto la superficie, una profondità importante.
Le novità di Yutu-2

Veniamo a oggi: le nuove scoperte di Yutu-2 riguardano soprattutto la composizione della superficie della faccia nascosta della Luna, e in particolare la regolite. Come spiega Astronomy.com, uno dei primi elementi a catturare l’attenzione degli scienziati è quanto fosse accidentato il suolo lunare, specie rispetto a quello percorso nel 2013 da un altro rover, Yutu, che invece era allunato sull’altra faccia del satellite.

Le ruote del rover, così come la scocca di Chang’e 4, appaiono completamente ricoperte di una polvere sottile, evidentemente raccolta durante la “passeggiata” sul suolo lunare. Secondo i ricercatori, questo si può spiegare alla luce del fatto che la superficie del lato nascosto è più antica, in termini geologici, rispetto a quella del lato visibile, nel senso che l’attività vulcanica si è interrotta prima, per ragioni ancora sconosciute. Infatti, quando il suolo lunare – composto, per l’appunto, di un materiale detto regolite – è esposto alle “intemperie” spaziali per milioni di anni, assorbe ripetutamente gli impatti dei micrometeoriti (è il cosiddetto processo di space weathering). Questi impatti tendono a “polverizzare” la regolite in particelle più fini, a fonderla e infine a farla raggrumare in globi vetrosi più grandi, di forma irregolare. Il fatto che il terreno del lato nascosto della Luna sia così “grumoso” è coerente, stando allo studio appena pubblicato, con il fatto che sia geologicamente più antico, nel senso che il processo di agglutinazione della polvere è durato più tempo.

Un’altra recente scoperta di Yutu-2 – che pochi giorni fa ha fatto segnare la distanza di un chilometro percorso sul suolo lunare – riguarda quello che, in una foto scattata da molto lontano, sembrava essere un misterioso cubo adagiato sulla superficie: avvicinandosi, il rover ha svelato che (naturalmente) non si tratta di un manufatto alieno, ma di una roccia la cui forma, in realtà, ricorda quella di un coniglio che mangia delle carote. Potenza delle coincidenze, Yutu vuol dire proprio “coniglio lunare”, una creatura molto popolare nel folclore di cinese, coreano e giapponese.

Fonte: Wired.it

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