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La Settimana Enigmistica compie 90 anni: storia del passatempo più popolare di sempre

La Settimana Enigmistica compie 90 anni: storia del passatempo più popolare di sempre

In un'epoca in cui la condivisione è tutto, in cui ai social non si può rinunciare, in cui la gente si stufa in fretta, lei resiste. Sempre la stessa

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In un’epoca in cui la condivisione è tutto, in cui ai social non si può rinunciare, in cui la gente si stufa in fretta, lei resiste. Sempre la stessa da 90 anni. Stiamo parlando de La Settimana Enigmistica, una delle riviste italiane più longeve che questa settimana è arrivata a quota 4.687 numeri. Da quasi un secolo il mantra è evitare le indiscrezioni a tutti i costi, infischiandosene di tecnologie e manie di protagonismo. Probabilmente la riservatezza è l’ingrediente principale del suo successo. E, alla richiesta di un’intervista, la risposta suona così: «Abbiamo da sempre una linea editoriale molto rigida, improntata a un’estrema riservatezza e discrezione, per cui non rilasciamo interviste e non forniamo materiale di sorta[…]. È una scelta che abbiamo fatto già da decenni e che non consente deroghe». Il tono della mail è cordiale ma fermo, non c’è spazio per alcuna replica. Novanta candeline non sono un buon motivo per venire meno alle vecchie e care abitudini inaugurate un lontano 23 gennaio del 1932.

Corpo milanese, anima sarda

Frutto della mente brillante e visionaria di un nobile originario della provincia di Sassari, l’ingegnere Giorgio SisiniLa Settimana Enigmistica viene stampata per la prima volta a Milano nel 1931. Tuttavia, per il debutto nelle edicole si deve attendere l’inizio dell’anno nuovo, in cui arriva al costo di 50 centesimi di Lire (ora il prezzo è di 1 euro e 70 centesimi). La principale fonte di ispirazione di Sisini è il Das Rätsel, il giornale di enigmistica austriaco. Il primo numero, infatti, ricalca proprio quel modello: nel cruciverba della prima pagina la caselle nere compongono il volto dell’attrice e ballerina messicana Lupe Vélez. Questa impostazione viene mantenuta per 19 settimane, fino al 28 maggio, per lasciare il posto alle parole crociate come le conosciamo ancora oggi. Il numero del 4 giugno ha già la caratteristica foto in bianco e nero: la prima è dell’attore Maurice Chevalier, premio Oscar alla carriera nel 1959. Da quel momento in poi, i numeri pari raffigurano un personaggio maschile e i numeri dispari uno femminile, che vengono posizionati sulla tabella del cruciverba seguendo una rotazione in senso orario. Siamo negli anni ’40 quando arriva il celebre slogan «La rivista che vanta innumerevoli tentativi di imitazione», ancora oggi stampata sui numeri pari. «La rivista di enigmistica prima per fondazione e per diffusione» è invece su quelli dispari.

Due ritardi in quasi un secolo

Sedici pagine – a fronte delle 48 di oggi – con solo due numeri usciti in ritardo durante il secondo conflitto mondiale. Il numero 607 esce il 4 settembre 1943 – invece del 21 agosto – a causa delle «selvagge incursioni nemiche del 13 e del 16 agosto, che hanno devastato la nostra redazione e provocato danni gravissimi nella tipografia e nell’ufficio distribuzione», mentre il numero 694 slitta dal 28 aprile al 14 luglio 1945.

Palazzo Vittoria

Immutabile anche la sede, da sempre Palazzo Vittoria di piazza Cinque Giornate a Milano. Una delle carte vincenti giocate da Sisini è la completa autosufficienza: acquista una cartiera, una tipografia e degli stabilimenti per la produzione di inchiostro. Sull’ultima pagina di ogni numero si può leggere l’omaggio al fondatore e direttore de La Settimana Enigmistica: «Periodico fondato e diretto per 41 anni dal Cavaliere del Lavoro Gr. Uff. Dott. Ing. Giorgio Sisini, Conte di Sant’Andrea». Attualmente il ruolo di direttore è ricoperto dal nipote Francesco Baggi Sisini, che ha ricevuto il testimone da Raoul de Giusti, braccio destro dell’ingegnere. Il condirettore è Alessandro Bartezzaghi, figlio del cruciverbista più celebre della rivista, Piero.

La rivoluzione a quadretti

Il primo cruciverba della storia compare negli Stati Uniti il 21 dicembre 1913 su Fun, la rubrica domenicale del New York World. Il crossword puzzle è un’invenzione del curatore della sezione enigmistica della rivista, il britannico Arthur Wynne, che già aveva introdotto i word squares, i casellari di parole incastrate tra loro. Wynne ha l’intuizione di associarli ai quesiti, portando il lettore alla loro soluzione con il disvelamento progressivo degli incastri. Ma la vera e propria “febbre dei quadretti” scatta nel 1924 con la pubblicazione del The Cross Word Puzzle Book, il primo volume totalmente dedicato ai cruciverba. Di lì a poco, la passione per il passatempo raggiunge anche l’Europa: in Italia il primo cruciverba compare l’8 febbraio 1925 sulla terza pagina de La Domenica del Corriere con il titolo L’indovinello delle parole crociate. Ovviamente, come tutte le rivoluzioni, non è stata esente da critiche. Anzi. I cruciverba possono essere minacciosi come il metaverso. Stefano Bartezzaghi, nel suo libro L’orizzonte verticale, afferma: «Al cruciverba capitò lo stesso fenomeno che si sarebbe ripetuto per la maggior parte delle innovazioni mediatiche e delle mode di massa successive (basti pensare alla televisione): l’aumento di popolarità di un medium causa […] un dibattito […] che il più delle volte finisce per vertere sulla nocività del medium stesso».

Fonte: Corriere.it

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