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Potrebbe esserci fotosintesi tra le nuvole di Venere

L'idea che Venere possa essere abitabile nell'alta atmosfera, sopra la superfice rovente, non è nuova. Ora, una nuova analisi dei dati suggerisce che la luce solare che filtra attraverso le nuvole del pianeta potrebbe supportare la fotosintesi ad alta quota e che le condizioni chimiche sono potenzialmente favorevoli alla crescita di microrganismi

Potrebbe esserci fotosintesi tra le nuvole di Venere

Lo studio, guidato dal professore di biochimica Rakesh Mogul, è stato recentemente pubblicato sulla rivista Astrobiology. Quando si tratta di abita

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Lo studio, guidato dal professore di biochimica Rakesh Mogul, è stato recentemente pubblicato sulla rivista Astrobiology.

Quando si tratta di abitabilità, Venere sembra uno dei luoghi meno probabili. Le condizioni in superficie sono davvero infernali. Il pianeta è completamente avvolto da una densa atmosfera composta quasi interamente da anidride carbonica, che ruota 60 volte più velocemente del pianeta stesso, producendo venti folli. Il cielo è pieno di spesse nuvole di acido solforico e la pressione atmosferica a quota 0 è quasi 100 volte maggiore di quella terrestre. E, come se ciò non bastasse, fa un caldo tremendo, con una temperatura superficiale media di 471 gradi Celsius.

La presunta rilevazione del gas fosfina nell’atmosfera di Venere, ritenuta una potenziale biofirma, ha perciò scatenato un grande dibattito scientifico. L’atmosfera terrestre contiene piccole quantità di fosfina che può essere solo di origine antropica o microbica. Per cui aver individuato il gas su un altro pianeta roccioso del nostro Sistema Solare ha creato molto scalpore e molte aspettative. La nuova ricerca suggerisce che il pianeta infernale, dopotutto, potrebbe davvero essere abitabile.

Secondo Mogul e il suo team, la fotosintesi potrebbe avvenire 24 ore su 24 negli strati medi ed inferiori delle nuvole, dove il livello di irraggiamento solare è simile a quello ricevuto dalla superficie terrestre. E questa energia potrebbe essere fonte di sostentamento per ipotetici microorganismi fototrofi. Lo spesso strato di nuvole fornirebbe una certa protezione contro le radiazioni ultraviolette più dannose. Inoltre, è possibile che l’acidità a quella quota sia meno del previsto ed entro parametri accettabili per la vita.

“Insieme“, hanno scritto i ricercatori nel loro articolo, “queste considerazioni fotofisiche e chimiche supportano un potenziale di fototrofia nelle nuvole di Venere“.

Abitabilità tra le nuvole

La fosfina può essere trovata qui sulla Terra in contesti molto limitati, tra questi figurano anche ecosistemi anaerobici, o a basso contenuto di ossigeno, come paludi, fanghi o addirittura gas intestinale. Situazioni simili a quelle presenti negli strati nuvolosi di Venere. Ma l’origine biologica non è l’unica spiegazione perché potrebbero esserci anche processi geologici in grado di produrla, come un vulcanesimo attivo. Esplorare l’abitabilità del pianeta potrebbe essere un modo per risolvere l’enigma.

Il team ha esaminato, in primo luogo, il livello di luce solare che può penetrare le nuvole di Venere. Molti dati arrivano dalle spedizioni russe tra il 1967 e il 1983: anche se nessuna delle sonde è sopravvissuta a lungo sulla superficie, gli strumenti hanno inviato misurazioni importanti durante la discesa. Da queste e da altri dati storici, i ricercatori sono stati in grado di calcolare i livelli di luce all’interno delle nuvole e hanno determinato che i livelli di irraggiamento nelle nuvole medie e inferiori di Venere sono simili a quelli sulla superficie terrestre, dove la vita fotosintetica è abbondante.

Ma i livelli di luce da soli non bastano. Uno studio all’inizio di quest’anno ha scoperto, per esempio, che non c’è abbastanza attività dell’acqua nelle nuvole di Venere per sostenere la vita come la conosciamo. Ma la composizione chimica delle nubi potrebbe riservare qualche sorpresa.

Le stime attuali collocano la concentrazione di acido solforico al 75% per le nubi centrali e al 98% per le nubi inferiori.
Mogul e il suo team hanno rivisitato i dati scoprendo che le firme che indicano l’acido solforico potrebbero anche essere causate da forme neutralizzate di acido solforico, come il bisolfato di ammonio. In tal caso, allora, potrebbe esserci molta più attività dell’acqua e meno acidità nelle nuvole del pianeta rispetto alle stime precedenti. Questo, però, non significa che su Venere c’è vita. “Il nostro studio fornisce un supporto tangibile per il potenziale di fototrofia e/o chemiotrofia da parte di microrganismi nelle nuvole di Venere“, ha specificato Mogul.

I livelli di acidità e attività dell’acqua rientrano potenzialmente in un intervallo accettabile per la crescita microbica sulla Terra, mentre l’illuminazione costante con UV limitati suggerisce che le nuvole di Venere potrebbero essere ospitali per la vita. Riteniamo che le nuvole di Venere sarebbero un ottimo obiettivo per l’abitabilità o la vita e per le missioni di rilevamento, come quelle attualmente previste per Marte ed Europa“.

Fonte: Aliveuniverse

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