HomeInternational Banking News

Il Giappone vuole missili da crociera per i suoi sottomarini

Il Giappone vuole missili da crociera per i suoi sottomarini

Il governo nipponico ha iniziato a considerare l’installazione di missili da crociera a lungo raggio in grado di attaccare obiettivi terrestri sui sot

Ue-Giappone. Un accordo di libero scambio entro la primavera 2019
Sushi: tra additivi e sostanze poco conosciute la verità su un cibo (troppo) di moda
Leonardo, ecco come decollano gli elicotteri in Giappone

Il governo nipponico ha iniziato a considerare l’installazione di missili da crociera a lungo raggio in grado di attaccare obiettivi terrestri sui sottomarini della Forza di Autodifesa Marittima (Jmsdf), così è chiamata la marina del Giappone.

In particolare Tokyo sta considerando di introdurre questa nuova capacità sui sottomarini già in servizio e su quelli futuri, grazie a un’arma che si stima dovrebbe avere una portata di oltre 620 miglia nautiche (più di mille chilometri) e verrebbe schierata dalla seconda metà degli anni ’20. Il nuovo missile viene specificato come di fabbricazione locale e fornirebbe alla Jmsdf, una nuova capacità che, per la prima volta, permetterebbe di attaccare sia le navi da guerra di superficie che i bersagli terrestri. L’esigenza nasce, ancora una volta, come “contrappeso” per compensare le crescenti minacce provenienti dalla Cina e dalla Corea del Nord e l’obiettivo è quello di rafforzare la capacità di deterrenza per scoraggiare attacchi contro il Giappone.

Un missile stand off per colpire bersagli a terra

La notizia è stata data dal quotidiano giapponese Yomiuri Shimbun lo scorso 30 dicembre. Il media nipponico cita diversi funzionari del governo in modo anonimo che confermano questa possibilità. Questi nuovi vettori sarebbero derivati dal missile subsonico antinave di Tipo 12 che è già in servizio con l’esercito nipponico (o Japan Ground Self-Defense Force – Jgsdf), e che ha una portata di circa 124 miglia.

In questa fase per il nuovo missile sono allo studio sia il sistema di lancio verticale (Vls) sia attraverso i tubi lancia-siluri. Allo stato attuale la marina nipponica non ha alcun tipo di sottomarino in servizio dotato di sistema Vls, inoltre non è stata resa nota la capacità di un futuro sistema di questo tipo per i battelli. Il primo ministro Fumio Kishida, riporta sempre il quotidiano nipponico, ha specificato la necessità di avere “capacità di attaccare le basi nemiche” nell’ultima “Strategia di sicurezza nazionale”, che getta le linee guida di base per la politica di sicurezza nipponica dalla fine del 2010, quando è stata rivista.

La minaccia terrestre che ha fatto compiere una svolta epocale a Tokyo, come detto, è rappresentata dalla Corea del Nord, che ha un arsenale di missili balistici di tutto rispetto, ma soprattutto dalla Cina. La Plarf, la forza missilistica strategica cinese, possiede infatti un gran numero di missili balistici in grado di coprire tutto il territorio del Giappone, inoltre Pechino ha intensificato la sua attività provocatoria negli ultimi anni usando la sua flotta, comprese le portaerei che sempre più spesso attraversano lo Stretto di Miyako dirette verso l’Oceano Pacifico, nelle acque intorno al Giappone e nel Mar Cinese Meridionale e Orientale.

La decisione nipponica va quindi letta in chiave difensiva: un Paese che volesse invadere il Giappone si troverebbe in difficoltà se si trovasse davanti alla possibilità che basi aeree, missilistiche e unità della flotta di superficie vengano colpite in un contrattacco con missili da crociera stand off. Possibilità che si concretizza maggiormente grazie all’impiego di questi vettori da sottomarini, che possono restare celati nella profondità marine in acque limitrofe all’arcipelago giapponese e quindi in una posizione di relativa sicurezza.

Una costituzione limitante

L’enfasi sulla “autodifesa” data dal quotidiano riflette la necessità per le forze armate nipponiche di inquadrare questa nuova capacità nel contesto della costituzione del Paese, che esclude, nel suo articolo nove, ogni tipo di azione offensiva. Tuttavia, la realtà intorno a questa disposizione sta rapidamente mutando, proprio per via del mutato panorama strategico dell’Indo-Pacifico, con significativi sviluppi tra cui l’entrata in servizio di portaerei che possono operare con velivoli ad ala fissa, nella fattispecie gli F-35B.

La costituzione nipponica, una delle più pacifiste al mondo insieme a quella italiana, vieta infatti al Paese di dotarsi di strumenti bellici offensivi (bombardieri, missili balistici e portaerei), al punto che anche i cacciabombardieri hanno delle limitazioni particolari, un tempo molto più evidenti. I 138 F-4EJ, prodotti dalla Mitsubishi Heavy Industries, che erano in servizio nella Jsdaf (l’aeronautica nipponica) erano infatti simili agli F-4E statunitensi tranne per il fatto che mancavano del computer da bombardamento AN/AJB-7 e della capacità di rifornimento in volo. Successivamente un programma di aggiornamento, avvenuto negli anni ’80, ha visto la reintroduzione su meno di 100 esemplari, delle capacità di attacco al suolo sotto forma di missili antinave, bombe e razzi ed è stato inoltre installato un radar leggero e migliorato insieme a una suite avionica migliorata. Questa versione tutta particolare ed esclusivamente nipponica del Phantom prende il nome di F-4EJ Kai (“migliorato” in giapponese).

Fonte: Insideover.com

Commenti