HomeAgriculture, Automotive, Texiles, Fashion & Other

Il mostro segreto che ti mangia dentro e del quale ti vergogni

Il disturbo alimentare è una belva che vive assopita dentro di te, che può svegliarsi in qualsiasi momento

Il mostro segreto che ti mangia dentro e del quale ti vergogni

ll disturbo alimentare è una belva che vive assopita dentro di te, incatenata sul fondo dello stomaco o da qualche parte nella tua testa, che può sveg

Etiopia. La nuova frontiera dell’espansione italiana nell’agribusiness
L’Unione Europea ha approvato la polvere di grillo come alimento
NFT da mangiare: Eatable Token, un’ idea italiana

ll disturbo alimentare è una belva che vive assopita dentro di te, incatenata sul fondo dello stomaco o da qualche parte nella tua testa, che può svegliarsi in qualsiasi momento, e che ogni volta scatena l’inferno per imporre i propri bisogni. Non importa dove sei o cosa stai facendo, se hai già mangiato oppure no, come stai o cosa sarebbe meglio per te, per il tuo corpo o per il tuo stomaco: il mostro apre un occhio e, al pari di un neonato satanico, comincia a scuotersi e a pretendere attenzioni con ogni mezzo, e non si placa finché non ottiene soddisfazione, ovvero cibo.

È una lotta costante, una richiesta che può arrivare perentoria e incontrollata nei momenti difficili o nei tempi morti fra i pasti principali, oppure ogni volta che sei a tiro di un frigorifero, un bar, un supermercato o un distributore automatico. Per alcuni il peggio accade a tavola, per altri di notte oppure nei week end, perché il mostro è subdolo e cerca attenzioni quando sei più indifeso, il che per qualcuno significa da solo e per altri in compagnia delle persone care.

Il patto di sangue che c’è alla base comporta che, una volta ottenuta soddisfazione, cessi il tormento. Lui si placa e rimane a te la scelta se parlarne con qualcuno (scelta rara), rimuovere l’accaduto, o pensarci incessantemente e fare i conti con la consapevolezza che, per l’ennesima volta, non hai saputo arginarlo.

Perché il problema principale, in una società dominata dall’ideologia che esalta l’auto controllo e il “se vuoi, puoi”, è che il  disturbo alimentare diventa facilmente un comportamento segreto macchiato dalla vergogna. Un’ombra personale che altera la percezione di te nel profondo, che per la furia in cui a volte si attua, la carnalità che può evocare e la rapacità dell’impulso, ti fa sentire disumano, incapace di controllare gli istinti più bassi, più vicino alla bestia che all’essere umano.

È la causa di profonda vergogna, moltissimo dolore solitario e tanta rabbia, che a cascata producono tante discussioni e problemi apparentemente scollegati, ma che a ben vedere, sono sempre legati a un pasto, al ristorante, agli abiti, al corpo o alla socialità. È anche la molla segreta che fa compiere atti inconfessabili, che porta pensieri oscuri e pesantissimi come l’istinto di farsi male, fisicamente ed emotivamente, per punirsi di tanta debolezza, o una altalenante tendenza alla depressione. Perché diciamolo, tutto si affronta, ma quando ogni volta devi ricominciare da zero, giorno dopo giorno e anno dopo anno, anche il carattere più forte e determinato prima o poi pensa seriamente di mollare tutto. In tutti i sensi.

È un dolore senza fine, che bussa alla tua porta senza preavviso e non ti permette di dimenticarlo mai, anche se a volte e per fortuna, può addormentarsi per anni.

È il girone dantesco di chi vuole abbandonare un vizio che crea dipendenza, ma senza la consolazione di pensare prima o poi poter smettere del tutto. Vi immaginate dire a un fumatore incallito o a un alcolista di provare a darsi una regolata, che però preveda di bere o fumare almeno tre volte al giorno per restare vivo? Il tutto per giunta vivendo immersi in un mondo di gente che mangia e fuma regolarmente, e in una cultura che non fa altro che parlarne e promuove la socialità del vizio gioioso.

Perché nella nostra società il cibo è considerato gioia, e attorno alla tavola si riuniscono le famiglie, nei piatti passano l’affetto, le passioni, l’amicizia, la creatività, il lavoro, ed è quasi impossibile sottrarsi a quel sistema, anche se per molti il cibo è solo o soprattutto un dramma senza fondo.

Demi Moore nella sua autobiografia ha scritto che il disturbo alimentare “è come avere un leone che va portato a spasso tre volte al giorno”. Raramente ho sentito parole più vere e più vicine al mio sentire in merito.

Perciò, a chi ha uno di questi problemi vorrei dire che siamo in tanti, davvero tanti, e che il silenzio non è vero che protegge, anche se può sembrare, ma alla fine come spesso accade, isola. Mentre parlarne (con i tempi di ognuno e con le persone giuste, capaci di delicatezza e degne di fiducia) può aiutare davvero, anche “solo” a capire che è sì un problema orrendo, ma certo non è una colpa di chi ce l’ha.

E agli altri fortunati che non sanno di cosa parlo, vorrei direi: siate gentili con le persone, in generale ma anche e soprattutto quando ci sono di mezzo il corpo e il cibo, anche quando hanno comportamenti che vi sembrano assurdi o senza senso. Perché certe volte, quello che per qualcuno è un semplice gelato, per qualcun altro è un mostro vivo a sette teste.

Fonte: Huffingtonpost.it

Commenti