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Vola l’e-commerce della moda

Vola l’e-commerce della moda

I dati dell’Osservatorio eCommerce B2C promosso dal Politecnico di Milano per il 2016. Gli acquisti degli italiani salgono a 1,8 mld (+25%) La moda

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I dati dell’Osservatorio eCommerce B2C promosso dal Politecnico di Milano per il 2016. Gli acquisti degli italiani salgono a 1,8 mld (+25%)

La moda cresce online nel 2016: in questo settore gli acquisti dei consumatori della Penisola su siti sia italiani sia stranieri superano 1,8 miliardi di euro, con un incremento in valore assoluto di 365 milioni di euro (+25%) rispetto all’anno scorso. Anche l’export, con le vendite da portali italiani a clienti stranieri, sta andando molto bene, aumentando del 30% e totalizzando oltre 1,3 miliardi di euro, soprattutto in Europa, Stati Uniti e Russia e, in misura minore, Cina, Giappone e America Latina.
A pesare di più sono le cosiddette dot com, cioè le aziende nate sul web, rispetto alle imprese tradizionali che producono abbigliamento, per le quali la sfida del futuro rimane l’integrazione tra il mondo digitale e i negozi fisici.
Sono queste alcune delle evidenze presentate ieri dall’Osservatorio eCommerce B2C promosso dallaSchool of Management del Politecnico di Milano. «Negli ultimi 5 anni, il tasso di crescita medio annuo dell’abbigliamento è stato pari al 30% circa, il doppio rispetto a quello dell’e-commerce nel suo complesso, sia nella domanda, ovvero gli acquisti dei consumatori italiani da merchant sia italiani sia stranieri, sia nell’offerta, ovvero le vendite dei merchant con sede operativa in Italia a clienti italiani e stranieri», spiega Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano.
Dal lato della domanda, alla base della scelta, sempre più diffusa tra gli italiani, di affidarsi all’online per fare shopping di abbigliamento, «c’è anzitutto la possibilità del risparmio grazie a occasioni e alle promozioni speciali», osserva Riccardo Mangiaracina, direttore dell’Osservatorio eCommerce B2C Netcomm Politecnico di Milano. «Inoltre, i siti di e-commerce consentono di scegliere il prodotto desiderato tra una gamma molto ampia, difficilmente reperibile in un negozio, e agevolano l’esperienza consigliando articoli affini».
Gli italiani comprano, nel 46% dei casi, sui siti dei grandi retailer e sui marketplace generalisti; seguono (36%) gli acquisti di lusso sui siti delle dotcom, delle vendite private, dei produttori di alta moda delmade in Italy e delle boutique multi-brand, e con un 18% l’abbigliamento e gli accessori sportivi dai siti dei retailer specializzati, dei produttori e delle dotcom generaliste. In tutto ciò, lo shopping via smartphone cresce del 26%. Considerando l’offerta, le vendite di abbigliamento da siti italiani a consumatori italiani e stranieri sfiorano i 3 miliardi di euro, in crescita del 35% rispetto al 2015: le dotcom pesano per il 69%, mentre le imprese tradizionali per il 31%.
In questo scenario, la sfida del futuro sarà l’integrazione tra i canali e, per quanto riguarda le aziende tradizionali, portare il digitale nel negozio fisico, spingendosi oltre i servizi come il clicca e ritira. «La digitalizzazione del punto vendita, in modo da farlo diventare quasi uno showroom, è ciò che avrà successo», osserva Maria Amelia Odetti, executive assistant to ceo and cross-departmental projects executive di Luisaviaroma.com, retailer di moda di alta gamma sul web.
Per quanto riguarda Calzedonia, «in Italia, dove abbiamo duemila punti vendita, il tema del negozio è importante, quindi la multicanalità si esaurisce nel ritiro e nel reso degli acquisti online in negozio», racconta Matteo Molon, head of ecommerce del gruppo. «All’estero adotteremo invece un approccio che vedrà il negozio come un punto di crescita di conoscenza del marchio.
Per quanto riguarda la digitalizzazione dello store, penso che passerà attraverso l’abilitazione del cliente a fare attività nel negozio con il dispositivo mobile che ha già in tasca».
Dal lato delle dotcom c’è per esempio Saldiprivati.com, specializzata in vendite flash su invito. «Abbiamo creato una rete di punti in cui si può andare a ritirare o a fare il reso del prodotto», dice Bruno Decker, fondatore e ceo dell’azienda. «È molto importate il mobile, perché sullo smartphone l’utente vuole divertirsi, comprare di impulso e quindi serve semplificare il processo di acquisto».

 

fonte ItaliaOggi

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