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Africa: arrivano le criptovalute

La Repubblica Centrafricana ha adottato la criptovaluta come moneta ufficiale. È il secondo Paese al mondo dop El Salvador, ma dietro potrebbe esserci lo zampino di Putin

Africa: arrivano le criptovalute

Le criptovalute conquistano anche il cuore dell’Africa: la Repubblica Centrafricana è infatti il secondo Stato nazionale dopo El Salvador ad a

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La riforma, nata da una proposta congiunta del ministro dell’Economia digitale e del ministro delle Finanze di Bangui, prevede l’accettazione delle criptovalute come mezzo di pagamento legale all’interno di tutta la Repubblica, anche se al momento non è ben chiaro in che modo e con quali tempistiche il provvedimento entrerà in vigore. Touadera si è limitato ad affermare che il governo “metterà in campo tutti gli sforzi necessari per sostenere il processo di adozione della nuova valuta”. Una mossa ambiziosa e per certi versi all’avanguardia, ma che stride inevitabilmente con la povertà imperante nello stato equatoriale, nel quale la maggior parte dei cittadini vive con meno di un dollaro al giorno.

Come per El Salvador, la decisione per un Paese povero di aprire ai Bitcoin può essere spiegata come il tentativo di attrarre liquidità e capitali di investimento da tutto il mondo, dotando inoltre la popolazione della possibilità di depositare il proprio denaro (anche somme minime) in un portafoglio digitale in mancanza di un sistema bancario diffuso sul territorio. L’economia informale centrafricana, basata principalmente sul piccolo commercio, è di gran lunga più importante di quella registrata e secondo il governo il Bitcoin potrebbe fornire uno strumento regolativo autonomo ai cittadini. Certo, per effettuare transazioni sulla blockchain occorre prima possedere del denaro. E una connessione internet, cosa purtroppo non scontata a quelle latitudini: secondo il portale di dati Datareportal, dei quasi sei milioni di abitanti della Repubblica Centrafricana solo l’11,4% ha accesso a internet.

Nonostante sia stata approvata all’unanimità, non tutti sono favorevoli alla nuova legge ha: una adio locale ha riportato che alcuni parlamentari della commissione Finanze dell’Assemblea nazionale hanno contestato la riforma, denunciando come il corso legale delle criptovalute potrebbe favorire il riciclaggio di denaro internazionale, incrementare il commercio illegale di oro e diamanti, e finanziare attività terroristiche legate alla guerra civile. Azioni di questo tipo, secondo gli oppositori, comprometterebbero le possibilità della Repubblica di ricevere gli aiuti internazionali, già diminuiti negli ultimi due anni a causa della poca trasparenza del governo sulla spesa in armamenti per il conflitto interno.

Nei prossimi giorni è attesa la risposta del Fondo Monetario Internazionale, che già a suo tempo criticò duramente El Salvador per la medesima iniziativa. Proprio ieri, mentre a Bangui veniva approvata la legge sui Bitcoin, il Fmi pubblicava un dossier sulla Repubblica Centrafricana, nel quale si registravano deboli segnali di miglioramento sul fronte della guerra civile. Adesso il giudizio delle organizzazioni internazionali sarà meno indulgente, sopratutto perché si teme che dietro la “svolta tech” del Paese possa esserci lo zampino di Putin. Dal 2018 in Centrafrica è stanziato il Gruppo Wagner, un contingente paramilitare russo alleato del governo centrale e accusato di brutalità e crimini di guerra, e alcuni analisti hanno già iniziato a unire i puntini: secondo Thierry Vircoulon, specialista in Africa centrale presso l’Istituto francese di relazioni internazionali sentito da Afp, “il contesto, con una corruzione sistemica e un partner russo sotto sanzioni internazionali, suscita molti sospetti. E la ricerca di modi per aggirare le sanzioni da parte della Russia invita alla cautela”.

Fonte: Huffpost.it

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