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Banche, verso liquidazioni Ue

Il meccanismo servirebbe per le crisi di istituti medio-piccoli che non possono accedere alle risoluzioni. Sì all’intervento dei fondi interbancari secondo il principio del minor costo

Banche, verso liquidazioni Ue

I Paesi europei stanno studiando un meccanismo comune Ue per la liquidazione delle banche medio-piccole, da affiancare alle risoluzioni già attive per

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I Paesi europei stanno studiando un meccanismo comune Ue per la liquidazione delle banche medio-piccole, da affiancare alle risoluzioni già attive per i grandi istituti.

Oggi le liquidazioni hanno procedure differenziate in ogni Stato. Di conseguenza banche di nazionalità diverse possono seguire procedure differenti. Le discussioni in corso in Europa hanno così l’obiettivo di creare un sistema armonizzato. L’esigenza di uno schema comune è legata anche all’elevato numero di banche che oggi non dispongono di strumenti per minimizzare l’impatto di un dissesto per la stabilità finanziaria.

Le risoluzioni Ue sono limitate a 50-60 grandi istituti europei, per i quali è possibile dimostrare il cosiddetto «pubblico interesse». Centinaia di altre banche sono di fatto condannate a una liquidazione disordinata. Nel 2015 la Commissione Ue aveva anche impedito l’uso nelle crisi dei fondi interbancari (come l’italiano Fitd), utili a ridurre le conseguenze dei dissesti.

La sentenza del Tribunale del marzo 2019, recentemente confermata nelle conclusioni dell’avvocato generale della Corte Ue in merito al ricorso della Commissione Ue, ha perlomeno dato più spazio all’intervento dei fondi, come hanno dimostrato in Italia gli interventi per Carige e Popolare di Bari. Ma la materia resta ancora frammentata a livello europeo.

Al momento le autorità Ue e la presidenza tedesca del Consiglio stanno lavorando a livello tecnico per un testo legislativo (potrebbe essere un regolamento) che non sostituirebbe i sistemi di liquidazione nazionali e non interverrebbe sulle procedure per le società non finanziarie, ma aggiungerebbe strumenti specifici europei per le crisi bancarie. La cassetta degli attrezzi si arricchirebbe ovunque della possibilità di cedere attività e passività dell’istituto in dissesto a un acquirente (che potrebbe valorizzarli meglio di una liquidazione) o a una banca ponte.

L’ammanco tra attivo e passivo potrebbe essere colmato dai fondi interbancari secondo il principio del «minor costo» rispetto al rimborso dei depositi. I tecnici stanno studiando modalità per ampliare la flessibilità dei fondi, che oggi sono limitati dal privilegio dei depositi garantiti.

Fonte : www.milanofinanza.it

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