Fonte: Formiche.net Serve catturare un’istantanea dell’intersezione tra geopolitica ed energia per mappare le traiettorie delle scelte europee. Que
Fonte: Formiche.net
Serve catturare un’istantanea dell’intersezione tra geopolitica ed energia per mappare le traiettorie delle scelte europee. Questo l’obiettivo del quinto rapporto “Med & Italian Energy Report” di Srm, centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo, e l’Esl@Energy Center del Politecnico di Torino, presentato mercoledì al Parlamento europeo dal direttore di Srm Massimo Deandreis e il direttore scientifico di Esl Ettore Bompard.
I contenuti hanno fornito la base per una discussione sulla sicurezza geopolitica e la sostenibilità sulla strada della transizione, aperta da Stefano Grassi, capo di gabinetto della Commissaria europea per l’energia Kadri Simson – l’architetto del pacchetto RePowerEU, adottato dal Vecchio continente all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, a sua volta uno degli shock esterni che (assieme al ricatto energetico di Vladimir Putin ai danni dell’Europa) sta ridisegnando l’approccio strategico Ue in materia di energia.
Non è il solo dato che cattura l’importanza del Mare Nostrum per gli equilibri energetici europei. In tema di idrocarburi, la sponda europea e orientale del Mediterraneo dipendono da quella sud per il 18% e il 27% delle importazioni complessive di petrolio e gas. Mentre la maggioranza della generazione di energia rinnovabile (76%) è localizzata nella sponda nord, con il 18% in Turchia e il 3,6% in Nord Africa, a indicare il potenziale di crescita di quell’area – che Roma vuole favorire con collaborazioni nel segno del venturo Piano Mattei, ma anche progetti di respiro europeo come il corridoio dell’idrogeno Nord Africa – Germania.
Cresce in importanza l’Algeria, assieme agli Stati Uniti, per le forniture europee di gas naturale liquefatto: da 11 a 15% e da 26 a 30%, rispettivamente, nel periodo 2021-2023. E i canali marittimi si rivelano sempre più strategici, considerando che il 10% del traffico mondiale di petrolio e l’8% di quello del gnl transitano dal canale di Suez.
Infine, il rapporto pone l’accento anche sull’efficienza energetica – il contraltare spesso ignorato dell’approvvigionamento dove però salta all’occhio la leadership europea rispetto a Cina e Usa: con un consumo complessivo di 58 exajoules, il Vecchio continente genera un pil di quasi 17 trilioni di dollari, mentre l’ex Celeste Impero a parità di pil consuma quasi tre volte tanto e (159 exajoules) e il Nuovo mondo si attesta a 96 exajoules con un pil di 25 trilioni di dollari.