Lo stato dei rapporti italo-giapponesi Il Giappone è un attore piuttosto trascurato nella logica diplomatica di Palazzo Chigi. Seppur descritti com
Lo stato dei rapporti italo-giapponesi
Il Giappone è un attore piuttosto trascurato nella logica diplomatica di Palazzo Chigi. Seppur descritti come ottimi, i rapporti tra Tokyo e Roma sono sicuramente meno sviluppati rispetto alle relazioni che il Paese del Sol Levante detiene con altri importanti attori europei, tra cui Francia, Germania, e Regno Unito. A differenza di questi ultimi, infatti, Italia e Giappone non condividono dichiarazioni congiunte o piani d’azione bilaterali che dettino le linee guida per la cooperazione tra i due paesi in materia di difesa e sicurezza. Né esistono meccanismi consultivi paragonabili agli incontri 2+2 che Tokyo già tiene con Londra, Parigi, e più recentemente Berlino.
Ciò è sicuramente legato al più ampio raggio strategico di questi attori, in particolare Francia e Regno Unito, entrambi tradizionalmente coinvolti nell’Indo-Pacifico. Non dobbiamo dimenticare che Parigi e Londra mantengono legami stretti con la regione attraverso i propri ex-possedimenti coloniali, alcuni dei quali sussistono tutt’oggi. La Francia, ad esempio, controlla una serie di isole nell’Oceano Indiano e nel Pacifico da cui deriva circa il 93% della propria Zona Economica Esclusiva. Analogamente, il Regno Unito mantiene il controllo diretto su alcune isole nell’Oceano Indiano, tra cui Diego Garcia che oggi ospita basi militari anglo-americane. Londra è, inoltre, molto vicina alle 19 nazioni del Commonwealth situate in questa regione. Gli interessi che questi due attori europei mantengono nell’Indo-Pacifico sono un fattore che, indubbiamente, facilita la cooperazione con Tokyo.
Al contrario, la visione strategica italiana è ben lontana dall’Indo-Pacifico e rimane, invece, concentrata nel quadrante del Mediterraneo Allargato. Difatti, Roma non ha finora formulato una propria strategia per la regione asiatica oggi centro di gravità degli affari internazionali. Ciò non significa che l’Indo-Pacifico è completamente assente nel dibattito politico italiano. Lo scorso gennaio, l’Italia ha infatti emesso un documento che delinea il contributo di Roma alla strategia europea per l’Indo-Pacifico. Ciò suggerisce che l’approccio italiano al quadrante Indo-Pacifico rimane per lo più inquadrato nel contesto multilaterale europeo. Inoltre, gli interessi italiani in quest’area geografica non oltrepassano la parte più occidentale dell’Oceano Indiano.
All’interno del documento, il Giappone è identificato quale importante partner bilaterale. Tokyo e Roma condividono una forte tradizione di cooperazione per lo più in campo culturale, gastronomico, e scientifico-tecnologico civile. A livello economico, il Paese del Sol Levante è il secondo importatore di prodotti Made in Italy in Asia e il quarto paese asiatico da cui l’Italia importa. Per Tokyo, Roma è invece il secondo fornitore UE dopo Berlino.
La collaborazione in ambito politico e securitario è, invece, ancora poco matura e, solo negli ultimi anni, ha visto alcuni importanti progressi. Nel 2016, il Bel Paese siglò un accordo sulla sicurezza delle informazioni, seguito nel 2017 da un Memorandum sulla cooperazione e gli scambi nel settore della Difesa e un accordo per il trasferimento di equipaggiamenti e tecnologie per la difesa. Recentemente, la marina italiana e le forze di autodifesa giapponesi hanno preso parte a una serie di esercitazioni navali congiunte: nel maggio 2021 nel Golfo di Aden durante la missione UE NAVFOR, e lo scorso giugno nel Mediterraneo nel contesto dell’avvicinamento tra Tokyo e NATO. Nel 2021, inoltre, l’Aeronautica Militare italiana ha raggiunto un accordo con le forze aeree di autodifesa per la partecipazione dei piloti giapponesi ai programmi di formazione e addestramento in Italia. Al momento, sono, infine, in corso trattative per cooperare nella realizzazione di tecnologie per i caccia di sesta generazione, un progetto che vedrebbe la Leonardo Spa collaborare al fianco di Mitsubishi Heavy Industries, e dell’inglese BAE Systems.
L’Asia oltre la Cina
Sebbene le relazioni con Tokyo siano progredite, il Giappone rimane un attore posto spesso in secondo piano nei dibattiti politici italiani. Basti pensare anche solo al mancato incontro tra i due premier o al fatto che la presidente Meloni non abbia menzionato affatto il Paese del Sol Levante durante la conferenza stampa post G20. Quando si parla di Asia, è Pechino la prima potenza che viene in mente e alla quale si guarda con attenzione. Ciò è comprensibile visto il peso economico e politico del gigante cinese a livello mondiale.
La Cina rappresenta un importante partner commerciale per l’Italia: è il primo mercato di destinazione in Asia per i prodotti Made in Italy ed è il secondo fornitore del paese. A lungo Pechino ha rappresentato un’opportunità economica per la comunità imprenditoriale italiana, tanto che nel 2019 Roma fu il primo paese del G7 ad aderire, non senza critiche, alla Belt and Road Initiative cinese, adesione che, a posteriori, sappiamo non ha prodotto risultati sostanziali in seguito al cambio d’approccio nei confronti di Pechino durante il secondo governo Conte. La crescente presenza cinese nel Mediterraneo Allargato fa, inoltre, sì che le politiche di Pechino intersechino direttamente e indirettamente l’approccio strategico del Bel Paese. Di conseguenza, non sorprende che la Repubblica Popolare Cinese sia il principale oggetto di attenzione da parte della classe politica e dei media. Non bisogna tuttavia dimenticare che l’Asia va oltre Pechino ed è popolata da importanti attori con cui è altrettanto importante promuovere il dialogo e la collaborazione. Uno di questi è proprio il Giappone, con cui l’Italia condivide valori e principi democratici. Sebbene a Roma vi sia la consapevolezza che Tokyo è un alleato strategico importante, le potenzialità delle relazioni italo-giapponesi rimangono poco sfruttate. Tokyo è però un interlocutore da non sottovalutare quando si parla di sicurezza internazionale. Mantenere aperto lo scambio di idee e opinioni attraverso consultazioni regolari e un maggiore dialogo bilaterale è auspicabile per poter identificare aree di interesse comuni e dare spazio a nuove forme di cooperazione.
Fonte: Geopolitica.info