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Cripto-oro: alla ricerca di beni rifugio digitali

In questa fase storica si sta manifestando un doppio filone: la disperata ricerca di asset per tutelare il risparmio e la progressiva smaterializzazione di tali beni in modi e contesti sempre più virtuali. Il caso di Pax Gold: Nft che si “poggiano” su veri lingotti

Cripto-oro: alla ricerca di beni rifugio digitali

Da quanto è scoppiata questa scriteriata guerra tra Russia e Ucraina le criptovalute, i token e gli Nft sono ancora più assurti agli onori delle crona

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Da quanto è scoppiata questa scriteriata guerra tra Russia e Ucraina le criptovalute, i token e gli Nft sono ancora più assurti agli onori delle cronache. Da parte russa, come strumenti per aggirare le sanzioni dell’Occidente; da parte ucraina, per ricevere finanziamenti preziosi per rinfrancare la resistenza. In queste settimane, quindi, proprio come l’oro, anche gli asset digitali cripto sono diventati a tutti gli effetti anche un bene rifugio per chi teme di perdere valori e risparmi.
Ed è proprio su un particolare connubio tra oro e token cripto che vale la pena fare un po’ di luce. Nel mercato dell’economia digitale, anche in quello spesso un po’ attardato italiano con diverse start-up, si sta facendo sempre più strada il modello ibrido o, per meglio dire, phygital, in cui agli asset virtuali se ne affiancano altri tremendamente reali.
È questo il caso, ad esempio, di Pax Gold, un cripto token gestito da Paxos, che rappresenta veri lingotti d’oro e che proprio a ridosso della guerra in Ucraina ha registrato una crescita del 66% dell’offerta. Pax Gold è nato a settembre del 2019, quindi con uno straordinario tempismo con quelli che, dagli inizi del 2020, sarebbero stati gli eventi che ci hanno coinvolto e che hanno decretato anche la corsa verso i cosiddetti beni rifugio.
Si tratta di una versione perfettamente digitale dell’oro che però non deve essere direttamente custodito dai proprietari dei token (con tutto quello che ciò implicherebbe). Attualmente, l’offerta totale ha raggiunto (al 31 marzo) i 318.060 token, sostenuti da 800 pezzi d’oro reali.
Come detto, l’interesse nei confronti di questo particolare asset è cresciuto parallelamente a quello dell’oro stesso man mano che il clima di incertezza internazionale si faceva più pressante causando anche la crescita della richiesta e del prezzo dell’oro. La struttura di Pax Gold poggia sulla blockchain di Ethereum e, al momento, si rivolgono a questo servizio soprattutto persone che possiedono già una certa dimestichezza col mondo crypto, anche se è evidente che tale meccanismo potrà beneficiare della crescita generale dell’interesse relativo al mondo dei token e degli Nft.
Tra i servizi a loro disposizione, i possessori dell’oro possono controllare il numero di serie del lingotto che è materialmente custodito presso la società di sicurezza Brinks. Il sistema è poi regolamentato dal Dipartimento dei servizi finanziari di New York che ne controlla l’emissione. Pax Gold addebita poi una piccola commissione per le transazioni on-chain, il conio e il riscatto.
In questa fase storica, si sta manifestando un doppio filone nell’ambito del risparmio. Da un lato, si è alla disperata ricerca di asset e beni verso i quali dirigere i risparmi per tutelarli, dall’altro vi è la progressiva smaterializzazione di tali asset in modi e contesti sempre più virtuali. In un tale ambito, quindi, la rilevanza della cyber sicurezza assume un ruolo ancora più fondamentale, proprio in un momento in cui le sollecitazioni – in Italia già piuttosto rilevanti – potrebbero crescere notevolmente.
Nonostante tali pericoli, nella prospettiva di suo notevole ampliamento, la linea del mercato sembrerebbe essere stata tracciata e, a questo punto, si tratta solo di favorirne il consolidamento attraverso anche una maggiore chiarezza per operatori e consumatori.
Fonte: Formiche.net

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