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Oggi è il Fed Day: Powell alle prese con la fiammata dell’ inflazione

Oggi è il Fed Day: Powell alle prese con la fiammata dell’ inflazione

Altro che tapering: per la Fed di Jerome Powell è arrivato il momento di affrontare la questione ‘rialzo dei tassi’. Negli States l’inflazione continu

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Altro che tapering: per la Fed di Jerome Powell è arrivato il momento di affrontare la questione ‘rialzo dei tassi’. Negli States l’inflazione continua a galoppare e la crescita, nonostante le incertezze continue legate alla pandemia, rinvigorite ora con l’arrivo della variante Omicron, c’è. Inutile tergiversare, e Powell lo sa bene, visto che qualche settimana fa ha già detto che forse sarebbe il caso di smettere di affiancare l’aggettivo “transitoria” al termine di “inflazione”.

Chissà, si starà chiedendo qualcuno in queste ore, se prima o poi anche la Bce di Christine Lagarde  affosserà l’accostamento.

Tra l’altro, se oggi è il Fed Day, ovvero il giorno in cui il Fomc – il braccio di politica monetaria della Federal Reserve – annuncerà le sue decisioni di politica monetaria, domani è il Bce Day.

L’annuncio del Fomc arriverà verso le 20 ora italiana di oggi, mercoledì 15 dicembre, al termine di una riunione di due giorni. Occhio alle previsioni degli analisti di Goldman Sachs che, così come Morgan Stanley, prevedono che la Fed raddoppierà il ritmo del tapering – si parla negli States di turbo tapering – a $30 miliardi al mese – e che ritengono che il dot plot mostrerà due rialzi dei tassi nel 2022, tre strette nel 2024, quattro nel 2024, per un totale di nove nei prossimi tre anni.

In generale, secondo gli economisti il grande annuncio di oggi riguarderà per l’appunto il tapering, la riduzione del programma di acquisti di asset da parte della Fed – il bazooka lanciato nel 2020 per fronteggiare l’emergenza della pandemia Covid-19 – .

La Fed dovrebbe decidere di velocizzare i tagli degli acquisti – al momento sono di appena $15 miliardi al mese, per un totale di $105 miliardi di asset che vengono ancora acquistati ogni mesi -, secondo gli esperti, raddoppiandoli e portandoli così a $30 miliardi, e anticipando la fine del piano di tapering. Già oggi la fine dovrebbe essere anticipata dal giugno al marzo del 2022, per lasciare la banca centrale con le mani libere per iniziare ad alzare, a partire dall’anno prossimo, i tassi sui fed funds, che sono ancora inchiodati, dall’anno scorso, nel range compreso tra lo zero e lo 0,25%. Grande trepidazione per il dot plot, il documento che riassume le previsioni degli esponenti della Fed sul trend dei tassi: gli analisti stimano che il nuovo dot plot conterrà l’indicazione di due-tre aumenti dei tassi nel 2022 e di altre tre-quattro strette monetarie nel 2023, per un totale massimo di sette volte in cui i tassi dovrebbero essere alzati nei prossimi due anni.

Nel dot plot precedente, non c’era stato alcun consensus su un aumento dei tassi nel 2022, sebbene la metà dei funzionari prevedesse almeno una stretta nel corso dell’anno prossimo. Il responsabile degli investimenti (CIO) di BlackRock, Rick Rieder, ha detto di ritenere che “l’uscita da una politica monetaria espansiva sarebbe dovuta avvenire già da tanto tempo”.

Per Rieder, la Fed potrebbe alzare i tassi nel 2022, a suo avviso due volte, per procedere poi ad altre tre-quattro strette nel 2023. “Credo che saranno i dati mcro a determinare il momento in cui inizieranno – ad alzare i tassi – Non credo che la Fed abbia deciso di iniziare in un trimestre preciso”.

Certo è che la valutazione di Jerome Powell & Co sarà su come scegliere una politica monetaria che agisca contro le fiammate dell’inflazione senza far deragliare la ripresa dell’economia, alle prese con l’incognita Covid-19. Tuttavia, è anche vero che, a fronte di un comunicato più hawkish che potrebbe essere diramato nella serata di oggi, è possibile che Powell continui a rilasciare dichiarazioni ancora dovish, allo scopo di non traumatizzare il mercato. Powell parlerà nel corso della conferenza stampa che inizierà alle 20.30 ora italiana, mezzora dopo la pubblicazione del comunicato e delle nuove previsioni da parte della Fed.

Secondo Vince Reinhart, responsabile economista presso Dreyfus & Mellon, Powell parlerà di accelerazione dell’inflazione, ma probabilmente si soffermerà anche “sulle mutazioni del virus, sui rischi che incombono sull’outlook e su cosa potrebbe andare storto”.

Gli ultimi dati sull’inflazione Usa hanno fatto sicuramente drizzare le antenne alla Fed di Jerome Powell:

Ieri è stato diffuso il dato sull’inflazione misurata dall’indice dei prezzi alla produzione, salito a novembre su base mensile dello 0,8%, oltre il +0,6% atteso dagli economisti. Su base annua, l’indice è volato del 9,6%, oltre il +9,2% stimato, al record di sempre. L’inflazione core – misurata dal dato depurato dai prezzi dei beni energetici ed alimentari – è cresciuta del 7,7% su base annua, più del +7,2% stimato. Su base mensile, il trend dell’inflazione core è stato pari a +0,7%, rispetto al +0,4% previsto. La scorsa settimana è stata resa nota l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo, balzata negli Stati Uniti dello +0,8% su base mensile, e del 6,8% su base annua, al ritmo record dal giugno del 1982.

 

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