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Bitcoin per proteggersi dall’inflazione. Due motivi razionali per investire in cripto

Nel primo Etf ci hanno messo soldi soprattutto investitori istituzionali. Un segnale ben preciso

Bitcoin per proteggersi dall’inflazione. Due motivi razionali per investire in cripto

Trading Fund) è stato approvato lunedì scorso dalla SEC (l’autorità di vigilanza dei mercati americana). Il titolo è da allora scambiato sul mercato a

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Trading Fund) è stato approvato lunedì scorso dalla SEC (l’autorità di vigilanza dei mercati americana). Il titolo è da allora scambiato sul mercato azionario di New York. Grazie a questo nuovo ETF, gli investitori americani avranno accesso ad un prodotto finanziario legato al mondo delle criptovalute con tutti i crismi di liquidità, trasparenza e tutele in quanto scambiato in un mercato regolamentato. E’ una novità importante in quanto un ETF permette loro di fuggire sia gli oneri di detenere materialmente i Bitcoin, sia il far west degli exchanges dove si scambiano dollari contro criptovalute a condizioni spesso molto onerose e non trasparenti.

La notizia ha fatto boom. Due dati su tutti: ProShares ha raggiunto masse gestite per un miliardo in tempi record aggiungendosi alla nutrita pattuglia dei cinquanta ETF su criptovalute che capitalizza nel complesso oltre quattordici miliardi di dollari di masse gestite in tutto il mondo (più o meno per capirsi quanto vale Poste Italiane), il prezzo del Bitcoin in due giorni è passato da 53 mila a 56 mila euro toccando il massimo storico.

Quali sono le ragioni di tanto successo? Solo una moda o ci sono ragioni profonde per considerare un investimento in Bitcoin?

Lo scetticismo degli esperti è ben noto, Bitcoin e le altre criptovalute non avrebbero alcun valore eppure il seme del dubbio sta germogliando e la loro rilevanza sta crescendo: la capitalizzazione di tutte le valute digitali (token, stablecoin, native sulla blockchain) è pari a 2.600 miliardi, il doppio del mercato dell’argento e un quarto del bene rifugio per eccellenza (l’oro). Valori inimmaginabili fino a poco tempo fa.

L’attenzione di molti piccoli investitori sul fenomeno Bitcoin si concentra sulla sua crescita impetuosa nella speranza che si stia rinnovando una corsa all’oro inarrestabile. E’ un fenomeno in larga misura irrazionale, noto anche come herding, o effetto gregge, che si nutre della speranza che la corsa non sia terminata e di uscire dal mercato prima di scottarsi le mani. E’ un atteggiamento che tipicamente porta alla creazione di una bolla speculativa destinata poi a sgonfiarsi. Un fenomeno che desta preoccupazione, pensiamo ad esempio che nel Regno Unito ci sono oltre due milioni di persone che detengono Bitcoin. Ma non c’è solo questo, ci sono almeno due motivi ‘‘razionali’’ per investire in criptovalute.

Le criptovalute appartengono a quelli che in finanza si chiamano asset class alternativi: asset non tradizionali, diversi quindi dalle azioni, obbligazioni di Stato o di aziende. In questa famiglia rientrano gli immobili, le infrastrutture e alcuni beni (come appunto l’oro).

Chi investe in questo mondo è in cerca di un asset difensivo/bene rifugio che abbia un andamento in controtendenza rispetto a quello del mercato azionario. La logica è questa: detengo oro o Bitcoin in quanto li considero un bene rifugio, se il mercato azionario subisce un tracollo, gli investitori si sposteranno su questi mercati facendone lievitare il prezzo, questa dinamica porterà a me, che li ho comprati per tempo, un beneficio in termini di rendimento. L’oro ha queste caratteristiche: il suo andamento è storicamente correlato negativamente con quello del mercato azionario, subisce un apprezzamento in concomitanza con le situazioni di crisi. Il Bitcoin ha queste caratteristiche? E’ ancora presto per stabilirlo, gli studi più recenti pongono più di un dubbio ma gli investitori professionali scommettono su questo tanto che da inizio anno stanno disinvestendo dal mercato dell’oro (-10 miliardi di dollari sempre in ETF) per investire in criptovalute. Non a caso soltanto il 10-15% degli investitori nel nuovo ETF sono piccoli investitori, per la maggior parte sono investitori istituzionali che, possiamo star certi, non investono sulla base di emozioni.

Il secondo motivo per investire in Bitcoin è che possa essere un titolo difensivo nei confronti dell’inflazione. In questo caso chi investe in Bitcoin è alla ricerca di un asset che conservi il suo valore nel tempo e non sia influenzato da fattori legati all’economia reale o alla politica monetaria. Bitcoin ha due atout per esserlo: la sua offerta è limitata e quindi, essendo un bene scarso, non è destinato a svalutarsi, il suo valore è legato al fatto che sarà utilizzato in futuro, un aspetto che riguarda la tecnologia che è in larga misura indipendente da altri fattori. Il limite è che il prezzo di Bitcoin subisce spesso forti oscillazioni ma un investitore interessato ad un investimento nel lungo periodo potrebbe considerare questo investimento.

E’ bene essere cauti, le oscillazioni in criptovalute sono molto maggiori che nei mercati tradizionali, eppure un investitore sofisticato che è interessato a difendere il proprio investimento nel tempo dalle oscillazioni dei mercati e dall’inflazione potrebbe considerare l’investimento in Bitcoin. L’unico atteggiamento da evitare è quello del piccolo risparmiatore che investe una parte significativa dei propri risparmi sperando che la corsa non si arresti o pensando di saperla più lunga degli altri. Chi è animato da questi intenti rischia davvero di lasciarci le penne.

Fonte: Huffpost

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