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De “Istituto per la Ricostruzione Industriale “

De “Istituto per la Ricostruzione Industriale “

Già in passato lo scrivente ha dedicato un articolo all' IRI, ed oggi lo si ripropone. Scrivere di questo Istituto significa scrivere di un importante

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Già in passato lo scrivente ha dedicato un articolo all’ IRI, ed oggi lo si ripropone. Scrivere di questo Istituto significa scrivere di un importante pagina per l‘ economia italiana. Fu fondato nel 1933 con primo Presidente l economista Alberto Beneduce con lo scopo di “salvare” gli Istituti di Credito ed aziende di Stato di interesse nazionale. La prima operazione interessò la Banca Commerciale, il Credito Italiano ed il Banco di Roma. Nel tempo l’ Istituto acquisì partecipazioni in aziende come la Ansaldo, Terni, SME, Ilva, Alfa Romeo , Società di produzione navali, industriali e di armamenti. Dati riscontrabili su banche dati pubbliche riportano che nel 1980 l IRI controllava circa 1.000 società con oltre 500 mila dipendenti. Nel 1993 l IRI era il 7° grande gruppo mondiale con oltre 67 miliardi di dollari di fatturato. Lo si può scrivere senza timore di smentita ma l’ IRI fu il “motore” per quello che nel dopoguerra fu definito il “miracolo italiano “. In tutto il mondo occidentale si guardava con profonda ammirazione a questo “modello” sinergico alla creazione di un sistema misto tra capitale pubblico e privato. Si continua. L’ IRI operò investimenti nel Mezzogiorno come la costruzione della Italsider di Taranto, l’ Alfa Sud in Campania. Vi furono inoltre acquisizioni in altri settori merceologici come l alimentare e tanto altro. Questa sovraesposizione di interventi determinò uno stato di pericoloso “indebitamento ” fino alla necessità di nominare nel 1982 Romano Prodi come Presidente con il compito del suo risanamento. Prodi nel 1987 riportò in utile il bilancio. Negli anni successivi si avviò il processo di “privatizzazioni ” e nel 1993 con l’ accordo Andreatta- Van Miert vi fu la prima cessione con la vendita del Credito Italiano. Il giugno del 2000 fu l’ anno in cui l’ IRI fu messa in liquidazione per terminare la sua “ragione sociale ” nel 2002 con l incorporazione in Fintecna spa con ultimo Presidente Piero Gnudi che lascerà l Istituto senza debiti e con una liquidazione a favore dello Stato di circa 5 mila miliardi di lire.
Ciò nel breve a cui si dovrebbero aggiungere le note sul fatto che negli ultimi decenni di vita l Istituto fu accusato di essere diventato un “Carrozzone Pubblico “ con tutti gli allegati veri o polemici in corollario. Si conclude. I tempi sono mutati. Una epoca come la globalizzazione sembra essere al tramonto. L’ Europa di cui è bene ricordarlo l Italia è tra i Paesi Fondatori è in profonda crisi con la necessità di rinnovarla. I governi italiani sono alle prese con PNRR e con varie manovre economiche. In ultimo in Europa è scoppiata una guerra con l’invasione russa dell Ucraina. Tutti questi sono e devono essere elementi di riflessione ma anche di scelte coraggiose che necessitano di visione politica. La classe politica per intero nessuno escluso deve tornare “veramente ” a dialogare con le classi produttive e professionali non escludendo alcuno. Speriamo #società.

A cura di Savino di Scanno

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