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L’Italia sottoscrive il patto per rilanciare il nucleare in Europa

L’Italia sottoscrive il patto per rilanciare il nucleare in Europa

Aggiungere 50 nuovi GW di capacità installata entro il 2050. Costruendo dai 30 ai 45 nuovi reattori fra impianti tradizionali e nuovi Small Modular Re

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Aggiungere 50 nuovi GW di capacità installata entro il 2050. Costruendo dai 30 ai 45 nuovi reattori fra impianti tradizionali e nuovi Small Modular Reactors. Con il supporto della Commissione UE che deve inserire l’atomo a pieno titolo nella strategia di decarbonizzazione europea. Sono le richieste del club di 14 paesi UE (più Italia e UK) che vogliono rilanciare il nucleare

Roma partecipa come osservatore all’Alleanza per il nucleare guidata dalla Francia

(Rinnovabili.it) – Costruire da 30 a 45 nuovi reattori nei prossimi 30 anni. Portando la capacità installata a 150 GW dagli attuali 100 GW. E puntando sia sulle centrali tradizionali sia sui Small Modular Reactors (SMR). Sono gli obiettivi per rilanciare il nucleare in Europa annunciati ieri dall’Alleanza per il Nucleare, il club di 14 paesi UE guidati dalla Francia che spingono per dare più spazio all’energia dall’atomo nella strategia di decarbonizzazione del continente.

Italia aspirante nucleare

Al meeting di ieri si sono aggiunti anche l’Italia in qualità di paese osservatore, la Gran Bretagna come invitato speciale e la commissaria UE all’Energia Kadri Simson. Dopo la mozione sul nucleare approvata la settimana scorsa, la dichiarazione finale del meeting è un altro passo del governo Meloni verso il ritorno dell’Italia al nucleare. Un ritorno che non ha bisogno, dal punto di vista legislativo, di nient’altro che l’inserimento dell’atomo nella strategia energetica nazionale: i referendum del 1987 e 2011 non hanno introdotto bandi né moratorie e non richiedono passaggi particolari per puntare di nuovo sul nucleare.

“L’energia nucleare potrebbe fornire fino a 150 GW di capacità elettrica entro il 2050 all’Unione Europea (contro i circa 100 GW attuali). Ciò equivale a 30-45 nuovi reattori di grandi dimensioni e piccoli reattori modulari (SMR) nell’UE e questi nuovi progetti garantirebbero anche il mantenimento dell’attuale quota del 25% di produzione di elettricità nell’UE per l’energia nucleare”recita il comunicato congiunto finale, sottoscritto da Francia, Belgio, Bulgaria, Croazia, Estonia, Finlandia, Ungheria, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia e Svezia, oltre a Roma e Londra.

SMR e l’aiuto di Bruxelles per rilanciare il nucleare in Europa

Da questi incontri sul nucleare in Europa – quello di ieri è stato il 3°, e il primo a produrre una dichiarazione programmatica – dovrebbe nascere un coordinamento e quindi un blocco di pressione capace di muoversi all’unisono. L’Alleanza chiede a Bruxelles di rilanciare il nucleare in Europa “riconoscendo l’energia nucleare nella strategia energetica UE e nelle politiche rilevanti”, dice il comunicato. Una frase che nasconde un obiettivo molto preciso: una comunicazione della Commissione sugli SMR. La richiesta era presente nella bozza di comunicato, poi è stata mascherata con un’espressione più generica.

Gli Small Modular Reactors sono la tecnologia (ancora da sviluppare) su cui stanno puntando molto sia Londra che Parigi. La Gran Bretagna sta co-finanziando Rolls-Royce per arrivare, secondo i piani, a installare il primo reattore miniaturizzato nei primi anni ’30, ovvero tra circa 10 anni. L’azienda ha iniziato a lavorare agli SMR nel 2015 e ha raccolto l’interesse di Londra già dall’anno successivo. La Francia ha inserito questi reattori nel piano di rilancio del nucleare domestico al 2030, mettendo sul piatto 1 miliardo di euro di investimenti in ricerca e sviluppo per arrivare a una tecnologia SMR “fabriqué en France”. I vantaggi attesi (ma ancora da dimostrare) dagli SMR rispetto ai reattori convenzionali (con una maggiore capacità installata) sono tempi di realizzazione e costi inferiori.

Il coordinamento tra i 14 (+2) per il nucleare in Europa dovrebbe portare anche a sforzi congiunti per ridurre la dipendenza della filiera dalle forniture russe e per mettere in sicurezza la supply chain. Oltre a ciò, l’Alleanza faciliterà gli scambi e la collaborazione tra i suoi membri.

 

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