Davvero c’è un libro che può aiutarci a uscire dalla guerra e ritrovarci in pace? Sì, il problema, come sempre, è leggerlo entrambi: noi e chi è in gu
Davvero c’è un libro che può aiutarci a uscire dalla guerra e ritrovarci in pace? Sì, il problema, come sempre, è leggerlo entrambi: noi e chi è in guerra con noi. Ne parlo sperando che qualcuno di un campo e dell’altro possa essere interessato. Per ritrovarsi in pace sarebbe già un passo avanti. Il volume l’ha scritto Lorenzo Trombetta, analista e ricercatore di politica internazionale, che da oltre un decennio vive e lavora tra Libano e Siria. Dunque la guerra sa che cos’è. Ma dopo dieci anni di fuoco incrociato ha deciso di scrivere un libro a entrambe le parti (di studiosi) in conflitto che a me è suonato come un appello ai belligeranti. “Basta geopolitiche configgenti, figlie dello Sturm und Drang”. È proprio questo che, a mio avviso, dall’Ottocento ci assilla con un estremismo romantico, irrazionalista. Il suo padre politico, se così possiamo dire, è Lord Byron, il grande poeta romantico che andò a vivere la sua poesia accanto ai greci, in lotta per la libertà. Che cosa è più bello di morire per la libertà degli altri? Certamente, ma il problema è capire libertà da cosa, e quindi come diventare “liberi”. Una libertà che produce distruzione di chiese a Oriente e moschee a Occidente è gran cosa? Lord Byron, come tutto il suo campo, criminalizzò l’altra parte, quella ottomana. Un opposto irrazionalismo romantico ha fatto il contrario nei campi arabo islamico, criminalizzando l’altra parte, quella europea cristiana. È nato così, nel corso dei tempi, un pensiero geopolitico romantico, che idealizza le vittime, tutte le vittime, di una parte e dell’altra, nel nome di una visione irrazionalista della realtà. È come se i tanti noi che fanno la storia fossero portatori di questo o di quello, di bene o di male. Prendere partito così diventa essenziale, è come scegliere tra il bene e il male. I primi orientalisti hanno fatto così: l’Oriente è fatto di ambienti oscuri e rapporti lascivi, l’inaffidabilità è un germe incurabile, il coltello è pronto, sempre, soprattutto la sera, nelle locande. Di qui è venuta una quasi impossibile missione civilizzatrice, quella delle grandi potenze occidentali. Dall’altra parte è emerso l’analogo opposto. È l’Europa la culla di ogni male, loro e nostro. Non è tanto difficile arrivare a Bin Laden. E Hollande? Lui, dopo l’orrore del Bataclan, ha bombardato Raqqa: perché?
In definitiva quella che propone Trombetta è una geopolitica che volta le spalle allo Sturm und Drang e sceglie il metodo della complessità, cioè il metodo illuminista, quello che a noi tutti ripugna perché vogliamo sapere che siamo dalla parte del giusto, noi! Siamo noi il Bene con le nostre idee solidali o ostili a questo o quello, indifferenti alla realtà. Il metodo illuminista invece sceglie la razionalità. È faticoso perché la strada proposta è più lunga, molto di più. In quello irrazionalista il torto è di là, la vittima è qui. È pura, perfetta, immacolata come un giglio. Chi non capisce è corrotto, incarna il male nella nostra società per interessi torbidi o ideologie perverse.
Ma in questo modo il potere diviene divino o demoniaco, comunque sacralizzato. A noi invece serve desacralizzare il potere, ogni potere, senza ideologie.
L’approccio è affascinante e importantissimo, gli esempi studiati infiniti e avrebbero potuto essere molti di più, ha detto spaventando la platea lo stesso autore. Personalmente ne sono rimasto sedotto. Credo che Lorenzo Trombetta abbia reso un servigio non solo alla comprensione e della Siria, ma al metodo con cui approcciarsi ai fenomeni storici della realtà, nostra e altrui. Ho solo un avvertimento da dare all’autore. Il metodo razionalista è quello più urgente per affrontare tutti i conflitti senza restare schiavi di ideologie o teologie politiche. Vale per la Siria come per l’Ucraina, se vogliamo capire come uscire dal gorgo senza dividerci tra teste tonde e teste a punta.