L’INTERVISTA su REPUBBLICA a ANTONIO BETTELLI, Generale di Corpo d’Armata della riserva, dopo aver scritto due lunghe e profonde riflessioni sul sito
L’INTERVISTA su REPUBBLICA a ANTONIO BETTELLI, Generale di Corpo d’Armata della riserva, dopo aver scritto due lunghe e profonde riflessioni sul sito di settore Perseo è stato intervistato da REPUBBLICA sul caso Vannacci. – la sintesi é che in realtà tutto è “Il contrario del mondo al contrario” perché i proclami che incitano alla diseguaglianza espressi da Vannacci sono in realtà essi stessi una vera contrarietà rispetto all’ordine naturale della vita, che è dono per tutti (!) e verso il quale correrebbe un obbligo di riconoscenza, ancor più per chi abbia l’onore di servire lo Stato”.
Poi è fondamentale, specie per i giovani e anche per le giovani leve dell’Esercito stesso , non confondere le opinioni personali con l’Istituzione Militare. Non a caso l’Ordinamento Militare prevede, in questi casi , che si richieda l’autorizzazione ai propri Superiori.
Infine ci sono i 12 Principi Fondamentali della Costituzione che oltre a dover essere rispettati da ognuno di noi, per l’alto valore espresso, sono l’alveo imprescindibile entro cui è fondamentale muoversi per sensibilità, buon senso e rispetto dei dettami costituziinali .
Riporto tre domande e relative risposte dell’intervista di Repubblica al Generale Bettelli:
1)Coraggio e onore cosa sono, per un militare? Risponde Bettelli:
«Valori morali che fanno riferimento alle norme della Repubblica, quindi della Costituzione. In questi giorni di confusione ho sentito il bisogno di rileggere i primi 12 articoli della nostra Carta, consiglio tutti a farlo: le istituzioni perseguono l’eguaglianza con il contrappeso della libertà».
2) Le idee di Vannacci sono minoritarie nell’esercito?
«Ritengo di sì, non sempre il maggior clamore è espressione della maggioranza. Nell’esercito la maggioranza è quasi per definizione silenziosa….”
3) Si dice: c’è la libertà di parola e vale anche per i militari.
«C’è. Poi nel caso delle pubblicazioni di norma si chiede sempre un placet ai superiori. Dopodiché ai servitori dello Stato è richiesto un approccio di moderazione, ancor più se si indossa l’uniforme e si ha la possibilità di far valere la propria autorità in situazioni estreme. Penso sia un tratto distintivo del buon militare, non è un codice formale ma deontologico. Il rischio è che i nostri concittadini confondano le opinioni di un singolo con tutta l’istituzione».
Fonte: Linkedin