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ACCETTARE LA MORTE PER ACCETTARE LA VITA

ACCETTARE LA MORTE PER ACCETTARE LA VITA

Per Gentile Concessione del Nuovo Giornale Nazionale.it “All’inizio del terzo millennio la scienza in generale sta vivendo il più paradossale momen

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Per Gentile Concessione del Nuovo Giornale Nazionale.it

“All’inizio del terzo millennio la scienza in generale sta vivendo il più paradossale momento della sua storia perché si rivela come la più razionale delle attività umane che segue il più irrazionale ed anarchico degli sviluppi giacché è totalmente priva di una visione globale e futura che programmi e codifichi un bene reale per l’uomo e per il suo pianeta”.

In questa affermazione di Roberto Zacco è racchiusa la condizione dell’odierna contraddizione tra scienza e visione umanistica. Contraddizione che emerge a causa della riduzione della scienza a tecnica al servizio di un transumanesimo che è il portato della hybris,  l’orgogliosa tracotanza, che porta i paranoici a presumere della propria potenza e fortuna e a ribellarsi contro l’ordine naturale.

Ordine naturale che Roberto Zacco ci ricorda (nel suo: “La cultura medica nell’antico Egitto” -Edizioni Martina, Bologna) essere profondamente rispettato dalla saggezza degli antichi egizi, i quali accettavano la morte per accettare pienamente la vita.

Nel papiro Smith, ricorda Zacco, la classificazione delle malattie enunciata dalla saggezza degli scienziati di quel tempo, educati nella Casa della Vita, si suddivide in tre tipi: “una malattia che guarirò”, “una malattia contro la quale combatterò” e “una malattia per la quale non c’è nulla da fare”.

La scienza medica è progredita, senza dubbio, dal tempo degli egizi ad oggi. Molte malattie sono state sconfitte, si sono approntate tecniche di altissimo livello e questa serie di successi ha dato alla testa, convincendo alcuni paranoici che sconfiggeremo la morte e rimarremo sempre in vita con questo corpo, nel frattempo sottoposto a cure di ringiovanimento.

Ovviamente, ed è dichiarato dagli ideologi del transumanismo, come Noah Arari, potrà avvalersi della corsa verso l’eternità del corpo solo chi ha il portafoglio gonfio. Per gli altri Sorella Morte continuerà a fare il suo lavoro.

Gli stessi che intendono sfuggire alla morte invocano per chi è debole l’eutanasia. Nel progressista Canada c’è chi pensa che il suicidio assistito per i poveri e i senza tetto sia da considerare come soluzione. Nazismo a tutto tondo.

Il razzismo, ormai non riguarda più il colore della pelle o il luogo di nascita, ma quanti soldi hai in tasca. Se sei ricco appartieni alla razza eletta e sarai immortale. Se sei povero sei da mettere nel cassonetto: scarto umano da eliminare.

L’idea transumanista non è nuova, risale al cosmismo russo di fine ottocento. Anche l’idea nazista non è nuova. L’abbiamo conosciuta nella sua fase feroce nel secolo scorso e ora ci viene propinata con la logica del soft power, in base all’ideologia woke, alle derive fluid gender, alla cancel culture, all’odio per la presenza antropica.

In buona sostanza si deve salvare il pianeta per pochi, ricchi e paranoici, affetti da orgogliosa tracotanza, mentre gli altri, tutti gli altri, gli Untermenschen, possono finire nell’inceneritore e a formare compost (c’è già chi offre il compostaggio post mortem).

Con il soft power ci vogliono convincere che è giusto così: se non sei ricco togliti di torno.

Tornando al testo di Roberto Zacco, dalla saggezza egizia ci arriva il messaggio del limite.

“Nei riguardi di qualunque lezione che le venga inferta – scrive Zacco – la natura mostra tolleranza ma solo fino ad un limite oltre il quale essa mette in atto reazioni la cui finalità è verosimilmente difensiva poiché mirano a ripristinare lo stato precedente la lezione ricevuta”.

Tradotto nel quadro della storia dell’antropizzazione del pianeta, se coltivi i campi, le viti, avrai vino e frumento, se costruisci negli alvei dei fiumi prima o poi te ne pentirai.

Ancor più ti pentirai se, volendo essere superiore alla Natura, costruirai la tua disfatta.

Oggi, la tracotanza di scienziati paranoici sta portando l’essere umano sulla soglia (limen) della sua scomparsa o della sua schiavitù.

L’intelligenza artificiale è una delle follie che sta superando la soglia del non ritorno, ma il “guardiano della soglia”, direbbero gli antichi egizi, non perdona e chi ha troppo osato troverà di fronte a sé la catastrofe, ossia il volgersi verso il basso, verso l’abisso.

Avverte Henry Kissinger: “L’intelligenza artificiale cambierà il mondo. Siamo solo agli inizi. L’impatto sarà enorme. E’ come se fossimo nell’età dell’illuminismo. Sta emergendo un nuovo concetto di realtà. Il problema, e la differenza col XVIII secolo, è che l’intelligenza artificiale è totalmente distruttiva. Non ci sono più limiti alla sua capacità di distruzione”.

“L’intelligenza artificiale – commenta Lucio Caracciolo – è sogno del potere assoluto per via tecnologica. Tanto assoluto da poter sfuggire di mano a chi s’illude di disporre dell’arma definitiva, pegno di impero eterno. Perché il suo vero nome è potere autonomo. Sovrumano quindi inumano. Fine della storia, stavolta davvero. Quanto tempo abbiamo per scongiurare questo esito nessuno sa. Davvero paradossale se il secolo della globalizzazione culminasse nel contro-big bang dell’autoannientamento planetario”.

L’antidoto è il ritorno alla filosofia e alla Tradizione. Ad una Tradizione come quella egizia ben sintetizzata e illustrata nel libro di Zacco, nel quale è messa al centro Ma’at, la dea la cui piuma, nella psicostasia osiriaca, deve fare da misura alla pesatura del cuore.

Ma’at è al contempo verità, giustizia, ordine, equilibrio, armonia e stabilità.

Ma’at non è, a caso, la misura della psicostasia, ossia della finale del cammino che il morto compie nella Duat per raggiungere l’osirificazione, ossia il suo passaggio, come corpo di luce, nell’Aldilà.

E con Ma’at è ben presente il concetto del limite e, quindi, della morte.

“Malattia, vecchiaia e morte sono vissute nel mondo odierno – scrive Zacco – come le più grandi maledizioni contro le quali si «deve» combattere credendo con ciò di operare per il benessere e la felicità dell’uomo”.

Secondo questa ideologia del tutti innaturale si associa la malattia alla vecchiaia e alla morte.

Nel mondo delle illusioni transumaniste vecchietti evergreen, in stress da palestra e da prestazione, pensano ad un’eternità corporea iarulonica: maschere di cera per una tragedia dell’umanità.

Combattere le malattie è non solo lecito, ma anche doveroso.

Combattere la vecchiaia è insensato.

Combattere la morte è follia.

Ed ecco che un ignoto poeta del Medio Regno, a colloquio con la sua anima, dice:

“La morte è davanti a me oggi

come quando un malato guarisce,

come l’uscir fuori da una detenzione.

La morte è davanti a me oggi

come il profumo della mirra

come lo star seduti sotto la vela in una giornata di vento.

La morte è davanti a me oggi

come il profumo del loto

come star seduti sulla riva del paese dell’ubriachezza.

La morte è davanti a me oggi

come il tornar sereno del cielo,

come un uomo che riesce a vedere ciò che non conosceva.

La morte è davanti a me oggi

come quando un uomo desidera vedere la sua casa

dopo che molti anni passati ha in prigionia”.

Ma’at è anche questo: accettare la morte per accettare la vita, perché tutto scorre e nessun idiota transumanista potrà mai fermare la perenne trasformazione del Tutto, cercando vanamente di fissare nella materia la parte animica e spirituale, perché per il saggio: “La morte è davanti a me oggi/come quando un uomo desidera vedere la sua casa/dopo che molti anni passati ha in prigionia”.

a cura di Silvano Danesi

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