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La recessione non è ancora alle porte

La recessione non è ancora alle porte

La recente  rilevazione riferibile  all' incremento dell'  indice dei prezzi al consumo  ha causato un deciso calo dei mercati, poiché la paura dell'i

Istat. Inflazione +0,4% a dicembre
Al via il più grande quantitative tightening della storia: Morgan Stanley 2 miliardi di dollari di stimoli in calo in 12 mesi
Istat conferma le stime di dicembre sull’inflazione
La recente  rilevazione riferibile  all’ incremento dell’  indice dei prezzi al consumo  ha causato un deciso calo dei mercati, poiché la paura dell’inflazione è tornata in primo piano nei ragionamenti  degli investitori. Inoltre, la politica  della BCE di scegliere una posizione più aggressiva, ha provocato una decisa riscoperta delle obbligazioni europee. Le ulteriori  dichiarazioni riferibili  a un rialzo di 25 punti base a luglio sembrano aver posizionato la Banca Centrale Europea dietro la curva e la conseguenza è stato una liquidazione dei Bund. L’intervento determinato e immediato della Fed è esattamente ciò che chiede il mercato per rasserenare i timori inflazionistici. Pare che il mercato sconti un irrigidimento delle condizioni monetarie.
 Nessun rialzo  dei tassi ha sinora sortito effetti, ma la fiducia dei consumatori è in calo: ciò avrà un impatto sulla domanda, proprio quando si cominciano ad apprezzare miglioramenti delle catene di approvvigionamento.
 Il  tasso di riferimento è salito nuovamente determinando un nuovo pricing del rischio, ma dovremo capire come si svilupperanno gli eventi  nelle prossime settimane anche perché  i timori di recessione sono tornati in primo piano. Lo spread a 3 mesi/10 anni viaggia intorno  a 184 pb un dato ancora non preoccupante per la Fed
 Il nuovo dato è stato  una delusione per la maggior parte degli investitori. Il calo che ne è seguito ha visto la Fed muoversi in modo più determinato sui tassi, ma è anche sembrato in contraddizione  con alcuni indicatori  sull’inflazione. Il Cpi di aprile è stato molto più fragile, mentre il dollaro più forte tende ad attenuare le pressioni inflazionistiche  mentre i consumatori sono passati dai beni durevoli ai servizi. Si continua a ipotizzare che l’inflazione sarà duratura nei prossimi mesi, ma ci attende anche  una certa attenuazione  verso l’ultimo trimestre,
 Il tasso euro/dollaro dovrebbe normalizzarsi un po’ ma se la Fed diventerà più aggressiva sui tassi, la forza del dollaro ne beneficerà
 I prossimi 2-4 mesi  dovrebbero essere ancora volatili, poiché l’inflazione rimarrà alta e la crescita comincerà a rallentare. I dati del secondo trimestre saranno presumibilmente fragili e sarà determinante  guardare alle prospettive. L’inflazione dei servizi dovrebbe diminuire con la fine della stagione estiva e i consumatori dovrebbero cominciare  a dare precedenza alla spesa. Le catene di approvvigionamento stanno già evidenziando segnali  di miglioramento: le tariffe di trasporto continuano a diminuire. La maggior parte delle notizie negative parrebbe sia stata già prezzata; il contesto economico è comunque ancora solido e l’occupazione convincente.
Francesco Megna

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