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La recente rilevazione riferibile all’ incremento dell’ indice dei prezzi al consumo ha causato un deciso calo dei mercati, poiché la paura dell’inflazione è tornata in primo piano nei ragionamenti degli investitori. Inoltre, la politica della BCE di scegliere una posizione più aggressiva, ha provocato una decisa riscoperta delle obbligazioni europee. Le ulteriori dichiarazioni riferibili a un rialzo di 25 punti base a luglio sembrano aver posizionato la Banca Centrale Europea dietro la curva e la conseguenza è stato una liquidazione dei Bund. L’intervento determinato e immediato della Fed è esattamente ciò che chiede il mercato per rasserenare i timori inflazionistici. Pare che il mercato sconti un irrigidimento delle condizioni monetarie.
Nessun rialzo dei tassi ha sinora sortito effetti, ma la fiducia dei consumatori è in calo: ciò avrà un impatto sulla domanda, proprio quando si cominciano ad apprezzare miglioramenti delle catene di approvvigionamento.
Il tasso di riferimento è salito nuovamente determinando un nuovo pricing del rischio, ma dovremo capire come si svilupperanno gli eventi nelle prossime settimane anche perché i timori di recessione sono tornati in primo piano. Lo spread a 3 mesi/10 anni viaggia intorno a 184 pb un dato ancora non preoccupante per la Fed
Il nuovo dato è stato una delusione per la maggior parte degli investitori. Il calo che ne è seguito ha visto la Fed muoversi in modo più determinato sui tassi, ma è anche sembrato in contraddizione con alcuni indicatori sull’inflazione. Il Cpi di aprile è stato molto più fragile, mentre il dollaro più forte tende ad attenuare le pressioni inflazionistiche mentre i consumatori sono passati dai beni durevoli ai servizi. Si continua a ipotizzare che l’inflazione sarà duratura nei prossimi mesi, ma ci attende anche una certa attenuazione verso l’ultimo trimestre,
Il tasso euro/dollaro dovrebbe normalizzarsi un po’ ma se la Fed diventerà più aggressiva sui tassi, la forza del dollaro ne beneficerà
I prossimi 2-4 mesi dovrebbero essere ancora volatili, poiché l’inflazione rimarrà alta e la crescita comincerà a rallentare. I dati del secondo trimestre saranno presumibilmente fragili e sarà determinante guardare alle prospettive. L’inflazione dei servizi dovrebbe diminuire con la fine della stagione estiva e i consumatori dovrebbero cominciare a dare precedenza alla spesa. Le catene di approvvigionamento stanno già evidenziando segnali di miglioramento: le tariffe di trasporto continuano a diminuire. La maggior parte delle notizie negative parrebbe sia stata già prezzata; il contesto economico è comunque ancora solido e l’occupazione convincente.
Francesco Megna