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MED in Action, il medico ora parla inglese

MED in Action, il medico ora parla inglese

Gianluigi Guerriero, 29enne di Potenza, ha fondato la start up che colma il gap linguistico tra medici e pazienti stranieri in Italia. Oggi coordina 1

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1469470680_Gianluigi-260-x-260-260x260Gianluigi Guerriero, 29enne di Potenza, ha fondato la start up che colma il gap linguistico tra medici e pazienti stranieri in Italia. Oggi coordina 10 professionisti a Roma e 3 a Firenze, l’obiettivo è sbarcare all’estero

“All’epoca organizzavo eventi a Roma, conoscevo molti ragazzi stranieri e mi resi conto quanti e quali fossero gli ostacoli che il gap linguistico comportava: anche solo spiegare a un medico i sintomi di un raffreddore oppure di un’otite poteva diventare un problema”.

E così a Gianluigi Guerriero, nato 29 anni fa a Potenza e laureato in Giurisprudenza, assieme al fratello Andrea, medico, e all’amico e socioDiego Falanga venne in mente MED in Action.

“Era il 2014 e, come oggi, pensavamo che innovare significasse rendere semplice una cosa complicata. Così svolgemmo ricerche di mercato e capimmo che c’erano i margini per tentare l’avventura, poi iniziò il lavoro di sviluppo della tecnologia”.

Nascevano un sito e un’applicazione mobile che consente a cittadini stranieri residenti oppure in visita nel nostro Paese di rintracciare un medico che parla inglese nei paraggi, prenotare un controllo e usufruire delle sue prestazioni in poche ore.

Il contrario di quanto, troppo spesso, avviene al pronto soccorso, dove i turisti non riescono a comunicare e, non di rado, dopo una lunga fila non risolvono il loro guaio, e hanno la vacanza rovinata.

Discorso simile per quanto riguarda la guardia medica, indisponibile o poco a suo agio con l’inglese” dice Gianluigi, che oggi coordina un team di quattro persone.

“Un giorno capii quanto era centrale, soprattutto quando si parla di salute, la questione della lingua: tramite la rete ci contattò un signore statunitense che non riusciva a comunicare con i medici che avevano in cura il padre, ricoverato per un’emorragia cerebrale a Roma. Erano nel panico. Tramite un’opera di mediazione riuscimmo a raccogliere le informazioni, li rassicurammo e facemmo portare l’uomo in una clinica privata, dove la famiglia si sentiva più sicura”.

Durante il primo anno MED in Action faticò a ingranare: arrivavano per lo più le prenotazioni con il solo passaparola, non era semplice macinare numeri importanti. Insomma, come ammette lo stesso fondatore, la start up rimaneva poco più che un hobby.

“Un anno e mezzo fa” aggiunge “c’è stata la svolta, le richieste hanno subito un’impennata, il lavoro è aumentato di colpo. Oggi cresciamo ogni mese del 60%, lo scorso gennaio abbiamo avuto un picco del 200%”.

Il network di MED in Action al momento è composto da dieci professionisti che visitano a domicilio nella capitale e tre a Firenze, sul cui lavoro viene trattenuta una percentuale. È in queste due città, che accolgono rispettivamente dieci e sette milioni di turisti ogni anno, che la start up opera.

“In questo periodo storico molti medici fanno fatica, dato che il lavoro latita, e non disdegnano la possibilità di avere un piccolo stipendio extra”.

Una nuova app sarà rilasciata a settembre, da quel momento MED in Action tenterà di conquistare nuovi mercati.

“Puntiamo alle località turistiche italiane, in particolare a Milano e Venezia. Ma anche all’estero: Madrid, Barcellona, Valencia e Parigi. In Francia e Spagna, dove i contatti sono avviati da tempo, non esistono realtà simili alla nostra e hanno i nostri stessi problemi con la lingua”.

fonte Weird

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