Emerse dagli anfratti virtuali dei message boards online, cresciute sull’onda del trumpismo, diventate globali negli anni della pandemia: le teorie co
Emerse dagli anfratti virtuali dei message boards online, cresciute sull’onda del trumpismo, diventate globali negli anni della pandemia: le teorie complottiste incentrate sulla figura di Q (e i suoi accoliti, gli anon) dominano da anni il dibattito dei complottisti d’ogni dove, catturando l’immaginazione di centinaia di migliaia di persone e favorendo la nascita di versioni e riadattamenti locali delle tesi più strampalate. Ma il susseguirsi di profezie fallite sta portando alcuni ad allontanarsi dall’universo QAnon – e avvicinarsi a teorie cospirazioniste alternative.
Nella sua versione più elementare, la teoria-ombrello QAnon ha dipinto Donald Trump come un cavaliere bianco impegnato a combattere una cabala globale di satanisti e pedofili che segretamente controllano i destini del pianeta. Attorno a questa premessa si è sviluppata una galassia di teorie più o meno collegate, che a loro volta riciclavano narrative classiche, spesso basate su scetticismo antisistema e antiscientifico, xenofobia e antisemitismo. Ma il giorno della resa dei conti profetizzato da Q – the Storm – non è mai arrivato, l’ex presidente non ha ripreso il potere, e non ha mai imposto la legge marziale per smascherare e giustiziare i malvagi membri di questo presunto Nuovo Ordine Mondiale.
Si tratta di una tesi cospirazionista vecchia di decenni. Il concetto fondamentale: un imminente reset finanziario che consiste nella distribuzione di miliardi di fondi segreti alle persone di tutto il mondo, nonché la cancellazione di tutti i debiti e la rivalutazione di valute senza valore. La “contaminazione” tra QAnon e Gesara non è nulla di nuovo; anzi, alcuni elementi ricorrenti, come il concetto di “grande reset” e il ristabilirsi di uno stato di “giustizia”, rendono le due narrative altamente compatibili, se non addirittura alternative.
I due filoni cospirativi offrono risposte e soluzioni facili agli occhi di chi patisce macro-condizioni complesse, come una crisi economica. In entrambi i casi, tutte le date annunciate dagli influencer per il “reset” si rivelano inconcludenti e vengono immancabilmente posticipate. Il trucchetto non funziona più per QAnon: le idee alla base della maxi-teoria sono più popolari che mai, ma l’iconografia specifica associata a Q (Trump, the Storm e quant’altro) è in declino. Queste le premesse del successo di Gesara, che, come scrive l’autore Mike Rothschild, “offre qualcosa che Q non offre [più]: la speranza che le cose migliorino e che le persone buone e oppresse del mondo trionfino finalmente sui loro controllori globalisti”.
Così, tra un post sulla cabala di pedofili e un video antivaccinista, truffatori europei come l’inglese Nicholas Veniamin e l’olandese Rinus Verhagen hanno convinto i loro follower su Telegram a comprare migliaia di miliardi di dollari dello Zimbabwe. La moneta è senza valore da quando il Paese l’ha abbandonata nel 2009 a favore del dollaro americano, causa inflazione. Quando la data del “grande reset” è passata senza grosse novità, entrambi gli influencer hanno fatto finta di niente. Dopo poche settimane Verhagen ha ripetuto il copione con una nuova criptovaluta, il “Bataafse Coin” (dal nome della Repubblica Batava, uno Stato esistito brevemente negli attuali Paesi Bassi dopo la rivoluzione francese del 1795). Questa crypto, assicurava Verhagen, avrebbe avuto valore legale dopo il “grande reset”.
È evidente cosa funzioni nella promessa di utopia finanziaria racchiusa nella teoria di Gesara. Meno evidenti i sistemi con cui attori malevoli, siano essi influencer o addirittura potenze straniere, possono avvantaggiarsi della vulnerabilità degli adepti di queste teorie cospirative. Se nel caso dei primi si tratta di arricchirsi, i secondi – come Russia e Cina – hanno già cavalcato l’ondata di QAnon per diffondere narrative propagandistiche e disinformazione allo scopo di minare la fiducia nelle istituzioni democratiche, incluse quelle finanziarie. È risaputo che entrambe le autocrazie vedano l’egemonia del dollaro come una minaccia esistenziale, e lavorino per eroderla. Ed è nota anche la loro tendenza a utilizzare modalità offensive non lineari. Come le teorie cospirative.
Fonte: Le Formiche.net