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Studio New Economics Foundation: in base alle regole sul debito, solo 4 Paesi Ue potrebbero finanziare obiettivi green

Studio New Economics Foundation: in base alle regole sul debito, solo 4 Paesi Ue potrebbero finanziare obiettivi green

L’analisi esamina tre diversi scenari di aumento della spesa per raggiungere gli obiettivi climatici concordati dall’Unione europea e per raggiungere

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L’analisi esamina tre diversi scenari di aumento della spesa per raggiungere gli obiettivi climatici concordati dall’Unione europea e per raggiungere gli obiettivi climatici allineati agli 1,5°C

La proposta di revisione delle regole sul debito dell’Unione europea lascia la maggioranza degli Stati membri senza una mole di strumenti sufficiente per finanziare la transizione climatica. È quanto emerge da un nuovo rapporto della New Economics Foundation.

IL RAPPORTO DELLA NEW ECONOMICS FOUNDATION

L’analisi esamina tre diversi scenari di aumento della spesa per raggiungere gli obiettivi climatici concordati dall’Unione europea e per raggiungere gli obiettivi climatici allineati agli 1,5°C. I risultati mostrano che:

– Solo 4 Paesi – Irlanda, Svezia, Lettonia e Danimarca, che rappresentano il 10% del PIL Ue – sarebbero in grado di raccogliere un margine di bilancio sufficiente per intraprendere praticamente lo scenario allineato a 1,5 gradi entro i limiti del debito e del disavanzo;

– 5 Paesi – Lussemburgo, Bulgaria, Lituania, Slovenia ed Estonia – potrebbero aumentare la spesa almeno quanto basta per soddisfare gli aumenti di spesa di fascia bassa e di fascia alta necessari per raggiungere gli obiettivi climatici concordati dall’Ue, ma non la spesa necessaria per raggiungere lo scenario allineato agli 1,5 gradi;

– 5 Paesi – Germania, Austria, Slovenia, Cipro e Malta – sono in grado di aumentare la spesa almeno dell’estremità inferiore della spesa green necessaria per raggiungere l’obiettivo climatico concordato dall’Ue, ma sono classificati dalla Commissione europea “a medio rischio di indebitamento”, quindi potrebbe trovarsi di fronte a limiti di spesa. La Germania potrebbe aumentare la spesa quasi quanto basta per soddisfare lo scenario allineato agli 1,5 gradi, ma è classificata come “a rischio medio”;

– 8 Paesi – Francia, Spagna, Olanda, Polonia, Belgio, Finlandia, Repubblica Ceca e Romania – non sarebbero in grado di raggiungere lo scenario di spesa green limitata, che rappresenta il fabbisogno minimo di investimenti per raggiungere gli obiettivi climatici concordati dall’Ue, senza violare il limite di deficit del 3%, dover tagliare altre spese o aumentare la tassazione.

Altri 5 Paesi – Italia, Croazia, Portogallo, Grecia e Ungheria – sono classificati dalla Commissione come “ad alto rischio di indebitamento” e sarebbero sotto pressione per ridurre i livelli di indebitamento nei prossimi 4-7 anni. Ciò significherebbe che i Paesi che rappresentano il 50% del PIL Ue non sono in grado di soddisfare la fascia più bassa del fabbisogno di spesa verde che la Commissione europea stima sia necessaria per raggiungere gli obiettivi climatici Ue.

L’IMPATTO DELLA NORMATIVA FISCALE

Questa analisi mostra che l’attuale normativa fiscale limita molti governi dall’effettuare i necessari investimenti verdi, che probabilmente aumenteranno le divisioni economiche tra i Paesi membri e rallenteranno l’azione climatica dell’Unione europea.

L’obiettivo politico di mantenere il debito arbitrariamente basso non è condiviso da altre grandi economie. Si prevede che nel 2027 la zona euro prenderà in prestito quasi la metà (in termini di percentuale del PIL) rispetto agli altri paesi del G20 e meno di un quinto di quanto dovrebbe prendere in prestito la Cina. Nel frattempo, tra il 2023 e il 2027 gli Stati Uniti saranno costantemente al di sopra di un deficit del 3% del PIL.

La politica industriale green richiede anche un nuovo contratto sociale con le imprese, per garantire che non diventi welfare aziendale e aumenti la disuguaglianza, ma crei invece valore per tutti noi.

L’UE DOVREBBE ISPIRARSI AL DECRETO IRA DEGLI USA

L’IRA adotta alcune misure per spingere le aziende ad agire in modo più socialmente responsabile, in particolare per quanto riguarda salari e apprendistati. Il Chips and Science Act degli Stati Uniti va oltre, richiedendo che i profitti in eccesso siano condivisi con il governo e scoraggiando i riacquisti di azioni proprie.

L’Ue dovrebbe mettere in atto delle misure simili per garantire che le imprese raggiungano obiettivi di politica pubblica sociale e ambientale. Mantenendo le quote azionarie nelle società che ricevono sostegno, i governi possono garantire la creazione di valore e che la transizione verso un’economia green avvantaggi tutti noi.

 

Fonte: energiaoltre.it

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