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Transizione: la svolta dell’ energia

Se si vogliono abbattere i costi in modo strutturale e duraturo, al netto dei singoli provvedimenti, occorre arrivare a una piena diversificazione delle fonti energetiche, con baricentro rinnovabili

Transizione: la svolta dell’ energia

Soluzione strutturale, maggiore determinazione, più coraggio. Le imprese italiane sui prezzi dell’energia esplosi con la guerra in Ucraina, si aspetta

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Soluzione strutturale, maggiore determinazione, più coraggio. Le imprese italiane sui prezzi dell’energia esplosi con la guerra in Ucraina, si aspettavano qualcosa di più da Mario Draghi. Perché dinnanzi a un’inflazione che in Italia corre al 5,7% (ai massimi dal 1995), potrebbero non bastare 4,4 miliardi di gittata, da reperire anche a mezzo tassa sugli extraprofitti delle grandi aziende dell’energia, per calmare la tempesta perfetta dei prezzi e ridurre il costo del carburante alla pompa.

E allora, bisogna fare un salto di qualità, ammesso e non concesso che ci si riesca. Ma cosa? Formiche.net ne ha parlato con Matteo Caroli, economista e docente di Economia e gestione delle imprese internazionali alla facoltà di Economia dell’Università Luiss Guido Carli, nel giorno in cui dall’Istat arrivano i primi conti del conflitto in Ucraina: la guerra scatenata dalla Russia, ad oggi, può già costare lo 0,7% del Pil italiano. E la risposta è qualcosa di molto semplice: transizione.

“La questione ruota intorno alla diversificazione energetica per il sistema industriale, adesso imposta anche dalle esigenze geopolitiche che ben conosciamo. Ma l’attuale momento, altro non fa che accelerare un processo che in realtà era già deciso e avviato da tempo, quello di aumentare le rinnovabili e chiudere con il carbone. E utilizzando il gas nella fase di transizione, cioè fino a quando le medesime rinnovabili non saranno in grado di coprire il fabbisogno, in autonomia”, spiega Caroli.

“Ora, le imprese italiane si stanno preparando a utilizzare sempre di più fonti rinnovabili, avviando già per conto loro un processo naturale che può portare a una progressiva emancipazione dalla Russia e in generale da fornitori di energia esteri. Bisogna dire che l’attuale congiuntura certamente rappresenta una spinta non banale a questo cambiamento”, aggiunge il docente Luiss.

Caroli affronta poi il delicato tema dell’inflazione e dei costi sostenuti dalle imprese, origine del malcontento. E viene al punto. “Bisogna fare una distinzione, tra quello che è il prezzo del carburante e quello che è la spesa per l’energia. Sui carburanti, inutile girarci intorno, c’è un peso fiscale non indifferente, anzi drammatico. Se è opportuno, come è, alleggerire le accise però dobbiamo poi ridurre le spese da altre parti. Sull’energia, il prezzo non si abbassa con la bacchetta magica, occorre accelerare sulla transizione energetica. Ecco, questa è la vera soluzione strutturale. Non è un qualcosa che si può fare in 24 ore, naturalmente, ma prima lo si fa e prima si abbattono seriamente i costi”, mette in chiaro l’economista.

Insomma, non c’è nessun trucchetto di magia, occorre attuare quanto prima la transizione, perché la differenza la si può fare solo lì. D’altronde, inutile girarci attorno, “gli schemi del passato non funzionano più, ne occorrono di nuovi e poiché tutto sta accadendo con velocità inattesa, bisogna avere il coraggio di innovare con altrettanta rapidità. Risolvere la questione energetica va considerata una delle priorità politico-economiche in assoluto, richiede una azione del governo nazionale decisa e lungimirante, articolata sul fronte sia dell’offerta, sia della domanda e ispirata ad un principio ormai noto: economia circolare”.

Fonte: Formiche.net

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