Se uno degli obiettivi della prossima Conferenza sul clima della Nazioni Unite è aumentare i finanziamenti, non è tutt’oro quel che luccica. O almeno
Se uno degli obiettivi della prossima Conferenza sul clima della Nazioni Unite è aumentare i finanziamenti, non è tutt’oro quel che luccica. O almeno non lo è stato finora. I Paesi ricchi non mantengono le promesse e nel giro dei prossimi 6 anni mancheranno all’appello 75 miliardi di dollari dall’ammontare messo in conto per le aree del globo più vulnerabili per adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici e ridurre le loro emissioni.
Una denuncia che ricalca i dati pubblicati dall’OCSE e in base ai quali i Paesi sviluppati hanno fornito solo circa 80 miliardi di dollari – contro i 100 promessi – in finanziamenti per il clima nel 2019. E la ciliegina sulla torta è che nello stesso 2019 il 70% dei finanziamenti pubblici è stato concesso sotto forma di prestiti e non come sovvenzioni.
Questo sembra destinato a continuare fino al 2025, il che spingerà i Paesi in via di sviluppo a indebitarsi ulteriormente.
Ma sembra che le cose siano peggiori di quanto sembri. Stamattina la BBC ha lanciato una bomba: alcuni Paesi hanno fatto o stanno facendo grandi pressioni per cambiare l’ultimo rapporto scientifico prodotto dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l’organismo delle Nazioni Unite che studia il cambiamento climatico.
Tra i Paesi che stanno facendo lobbying, come scrive la stessa BBC che ha collaborato con il team investigativo britannico di Greenpeace, ci sono Arabia Saudita (uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo), Giappone e Australia (uno dei maggiori esportatori di carbone) che chiedono all’ONU di ridurre l’enfasi sulla necessità di tagliare drasticamente e rapidamente l’uso dei combustibili fossili. si discute di aiuti ai paesi in via di sviluppo per la transizione verde.
Alcuni Paesi, insomma, respingono le raccomandazioni delle Nazioni Unite di convergere verso un’azione determinante per il clima, pochi giorni prima che al vertice di Glasgow venga chiesto loro di assumere impegni significativi per rallentare il cambiamento climatico e mantenere il riscaldamento globale a 1,5 gradi.
Secondo quanto si legge sulla BBC, un certo numero di Paesi e organizzazioni sosterrebbe che il mondo non avrebbe bisogno di ridurre l’uso di combustibili fossili così rapidamente come raccomanda l’attuale bozza del rapporto. Un consigliere del ministero del petrolio saudita chiede che «frasi come “la necessità di azioni di mitigazione urgenti e accelerate su tutte le scale…” siano eliminate dal rapporto». Un alto funzionario del governo australiano, rifiuta invece che il rapporto si concluda con la necessità di “chiusura delle centrali elettriche a carbone, anche se porre fine all’uso del carbone è uno degli obiettivi dichiarati dalla conferenza Cop26“.