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Investire nel gas naturale non aiuta la transizione energetica

Investire nel gas naturale non aiuta la transizione energetica

L’accordo di Parigi prevede un phase out delle fonti fossili intorno alla metà del secolo. Per questo il gas naturale deve uscire di scena insieme al

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L’accordo di Parigi prevede un phase out delle fonti fossili intorno alla metà del secolo. Per questo il gas naturale deve uscire di scena insieme al carbone.

Il gas naturale non è una fonte energetica in grado di garantire futuro all’umanità, nemmeno come combustibile di transizione. Gli investimenti nel settore andrebbero fortemente ridimensionati per restare in linea con gli impegni presi alla COP 21 di Parigi. I casi dunque sono soltanto due: o si violano le disposizioni dell’Accordo sul clima, oppure tagliano gli investimenti nel settore del gas naturale, per evitare il rischio di un mancato ritorno economico.

Questa almeno è l’opinione del Climate Action Tracker (CAT), consorzio di analisti che prendono in esame gli impegni climatici internazionali e la loro attuazione tramite le relative politiche. Il CAT ha rilasciato ieri un rapporto sul ruolo del gas naturale nel settore elettrico, sottolineando la possibilità concreta di un aumento delle emissioni eccessivo rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione. Se il mondo vuole restare sotto la soglia di +1,5 °C  rispetto ai livelli preindustriali, spiega il dossier, deve eliminare il gas naturale contemporaneamente al carbone.

Le previsioni degli analisti delineano un ruolo marginale per il comparto verso la metà del secolo, non solo per la necessità di rispettare gli impegni presi a Parigi, ma anche per la crescente concorrenza delle fonti rinnovabili. Una prospettiva che si pone in contrasto con i cosiddetti “rialzisti”, cioè chi immagina un aumento dei consumi. Tra questi la stessa IEA, che non prende in considerazione la necessità di una completa decarbonizzazione nei prossimi 30 anni e anzi immagina un incremento della domanda dal 42% del 2014 al 53% nel 2040.

Governi e aziende – e l’Italia è fra questi grazie alla nuova SEN 2030 – stanno programmando investimenti significativi nelle infrastrutture del gas naturale come gasdotti e terminali per l’esportazione, ignorando il ruolo crescente di alternative a basso tenore di carbonio e la necessità di ridurre le emissioni per combattere il cambiamento climatico.

«Il gas naturale è spesso percepito come una fonte ‘pulita’ di energia che integra tecnologie rinnovabili variabili –  ha detto Bill Hare, di Climate Analytics, uno degli istituti che lavora nell’ambito del Carbon Tracker – Tuttavia, persistono problemi con le emissioni diffuse durante l’estrazione e il trasporto di gas, che dimostrano come non sia così ‘pulito’Il gas naturale scomparirà dal settore energetico compatibilmente con l’Accordo di Parigi, secondo cui le emissioni devono essere intorno allo zero entro la metà del secolo».

Anche se le emissioni possono essere ridotte fino al 90% con la cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), secondo il rapporto CAT ciò non sarebbe sufficiente per una piena decarbonizzazione. Pur immaginando che il tasso di CCS possa aumentare, sostengono gli analisti, il costo del processo sarà probabilmente non competitivo con le fonti rinnovabili e una rete flessibile.

rinnovabili.it

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