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Vino d’Italia, cresce export in valore

Vino d’Italia, cresce export in valore

Già nei primi mesi del 2016 il vino italiano continua il suo successo con un export in valore che segna un +3% rispetto al 2015, gli incassi delle

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Vino

Già nei primi mesi del 2016 il vino italiano continua il suo successo con un export in valore che segna un +3% rispetto al 2015, gli incassi delle vendite di vino fuori dai confini nazionali si sono attestate a 1,23 miliardi di euro.

Se dal lato “valore “ siamo abituati a conseguire successi, dal lato “volume” la situazione sembra più incerta. I 4,6  milioni di ettolitri esportati, fino ad ora, sono solo di poco inferiori a quelli dello stesso periodo dello scorso anno, ma la leggera flessione può essere comunque considerata un buon segno, rispetto alla riduzione dei volumi che ha caratterizzato tutto il 2015. Questa situazione, in termini quantitativi, è legata ai differenti risultati  tra i diversi segmenti del settore vino.

Un deciso passo indietro lo hanno fatto i vini comuni (-7%) soprattutto se venduti sfusi (-14%), mentre è sempre con il vento a favore la domanda estera di vini italiani a denominazione: +7% a volume e +11% a valore. Sono soprattutto gli spumanti Doc a determinare tale risultato, ma anche i vini fermi e frizzanti hanno contribuito in modo positivo. Gli spumanti Doc si confermano la guida dell’export italiano in particolare il Prosecco che arriva ad un +33% a volume e +31% a valore. Di tutt’altro tenore la situazione dell’Asti che perde terreno sia in termini quantitativi che di introiti.

Piuttosto eterogeneo il quadro dei Paesi importatori: gli Usa, con oltre 800 mila ettolitri si mantengono ai livelli del 2015, ma con un aumento in valore del 5%. Secondo i dati forniti da IHS-GTA le importazioni complessive di vino da parte degli Stati Uniti sono state pari a 2,8 milioni di ettolitri (+8%), con una spesa cresciuta proporzionalmente.  L’Italia resta leader tra i Paesi fornitori degli Usa anche se, della maggior domanda, si è avvantaggiato soprattutto il Cile (+37%). La Gran Bretagna con oltre 600mila ettolitri ha importato meno rispetto all’anno precedente, ma con un aumento in valore del 7%. Diminuzione sia in per quantità che per valore l’import della Germania, mentre l’Austria ha importato ben oltre 124 mila ettolitri con una crescita in valore del 12,8%.

Dal punto di vista import italiano di vino estero si è verificata una forte contrazione della domanda. Le abbondanti disponibilità interne hanno fatto sì che il ricorso all’estero sia stato quasi dimezzato rispetto al 2015, con un risparmio del 10%. Una dinamica da imputare all’aumento delle importazioni di spumanti, a fronte di un deciso calo delle importazioni di vini sfusi.

Nel settore vitivinicolo italiano, inoltre, si sta assistendo ad una forte domanda per la realizzazione di nuovi vigneti, sono state oltre 12mila le richieste per una superficie di 67mila ettari pari a oltre dieci volte i 6.400 ettari disponibili a livello nazionale, con le domande che sono concentrate per almeno i due terzi nelle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia anche se il boom di richieste ha interessato quasi tutte le Regioni. C’è stata, di fatto, una richiesta superiore alla disponibilità e questo ha evidenziato le criticità del DM 15 dicembre 2015 che va revisionato con estrema urgenza, per combattere fenomeni speculativi.

È necessario che le scelte nazionali prevedano una gestione attiva del potenziale produttivo per evitare il rischio che l’assenza di regole utili, in nome della semplificazione, danneggi il settore che è l’anima del Made in Italy agroalimentare.

fonte Futuro Europa

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