Fonte: Firstonline.it Le città europee che temono di non essere all’altezza della transizione ecologica devono organizzare i progetti ora. L’Europa
Fonte: Firstonline.it
Le città europee che temono di non essere all’altezza della transizione ecologica devono organizzare i progetti ora. L’Europa per i prossimi 10-15 anni vuole città circolari e resilienti. Gli sforzi che le comunità devono compiere devono, quindi, vedere la luce al più presto. Indugiare non è un verbo che a Bruxelles declinano bene, soprattutto da quando si sono aperti i flussi finanziari del Recovery Fund. L’Italia è tra i Paesi che possono cogliere questa opportunità, avendo in casa un centro di eccellenza come l’Enea. L’Ente è molto accreditato in Europa e due suoi progetti – ENEA ES-PA e RECiProCO- pochi giorni fa sono stati inseriti nel Circular Cities Declaration (CCD). Che cos’è ? È il protocollo lanciato dal network ICLEI Europe Amministrazioni locali per la sostenibilità, che riunisce circa 1200 enti territoriali. A ICLEI Europe hanno aderito finora 22 Paesi dell’Ue su 27. La notizia del riconoscimento per l’Enea è stata data dall’Ente stesso.
Nei progetti attenzione ai cittadini-consumatori
Economia circolare: modelli virtuosi per le città
“Le molteplici attività basate su un approccio sistemico per rafforzare i governi locali sui temi della sostenibilità sono stati i punti i forza che hanno permesso a questi nostri due progetti di essere citati nel report della Circular Cities Declaration”, spiega Carolina Innella, ricercatrice Enea al Centro “La Trisaia” (Matera). Ma oltre ai progetti ES-PA e RECiProCo, il Circular Cities Declaration nel 2022 ha apprezzato anche la Piattaforma italiana per l’economia circolare ICESP, anch’essa a supporto di città e territori. I ritardi sul PNRR, di cui si parla in questi giorni, rischiano di ostacolare programmi siffatti che aprono le città italiane a modelli virtuosi nell’erogazione dei servizi, nella soddisfazione della domanda sociale, nel desiderio represso di città meno congestionate. Per finire, il Report CCD dello scorso anno descrive anche quali saranno le azioni future e quali contenuti avranno i piani di lavoro. Uno stimolo a fare in fretta sui territori. C’è poco da indugiare, appunto.