Venerdì, al vertice Euromediterraneo di Alicante, si sono riuniti i Paesi nel formato Med-9 (Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogall
Venerdì, al vertice Euromediterraneo di Alicante, si sono riuniti i Paesi nel formato Med-9 (Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Slovenia, Spagna) più la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Sul tavolo una serie di dossier che accomuna gli Stati che affacciano sul Mare nostrum, tra cui quello della crisi energetica – su cui i Paesi Med-9 fanno fronte comune in Europa – e quello collegato delle ripercussioni della guerra russa in Ucraina.
Spagna e Francia, però, non hanno aspettato il summit per lavorare (e presentare i risultati della collaborazione) nel campo dell’energia. Un tema che ha diviso i due Paesi per anni, con Madrid che spingeva per completare un gasdotto attraverso i Pirenei per pompare metano verso l’Europa centrale (cosa che non può quasi fare con l’infrastruttura attuale) e Parigi che si opponeva per non erodere la propria posizione di fornitore energetico. L’impasse sembrava essersi sbloccato a ottobre, quando i due Paesi hanno cestinato il progetto MidCat in favore di BarMar, un gasdotto sottomarino che avrebbe collegato Barcellona a Marsiglia. Ma la nuova soluzione verte sul gas del futuro.
Tutto sembra allineato affinché l’idrogenodotto, che secondo i tre governi potrà trasportare il 10% del consumo di idrogeno previsto in Europa entro il 2030, diventi realtà. Ma rimangono dubbi di natura logistica, relativi a un settore ancora emergente. Si può solo speculare riguardo alla domanda a lungo termine di idrogeno verde (che dovrebbe sostituire gli idrocarburi nei settori hard to abate, o difficilmente decarbonizzabili) e serve uno studio caso per caso per capire se convenga trasportarlo su lunghe distanze anziché produrlo vicino a dove è necessario.
Quello che è certo è che un gasdotto rimane il sistema migliore per trasportare l’idrogeno: liquefarlo (a temperature prossime allo zero assoluto, o -273°C) o convertirlo in ammoniaca comporta una perdita di efficienza notevole e una densità energetica scarsa. Poter contare su un approvvigionamento stabile di idrogeno aiuterebbe anche a far partire il circolo virtuoso di domanda e offerta in Ue. Ma come ha rimarcato Ana Maria Jaller-Makarewicz, analista dell’Istituto per l’economia energetica e l’analisi finanziaria, sul Financial Times, rimangono “incertezze significative circa lo scopo del progetto, la domanda, la tecnologia, i costi, il finanziamento e la necessità complessiva”.
Fonte: Le Formiche.net