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Come fa il cervello a scegliere cosa ricordare? C’è una parte che “decide”

Studiando il cervello di topi impegnati in videogame in realtà virtuale è stato individuato un circuito che prepara i ricordi a lungo termine.

Come fa il cervello a scegliere cosa ricordare? C’è una parte che “decide”

Fonte: Focus.it Come fa il cervello a decidere quali, tra i ricordi che continuamente accumuliamo vivendo, valga la pena trattenere a lungo nel

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Fonte: Focus.it

Come fa il cervello a decidere quali, tra i ricordi che continuamente accumuliamo vivendo, valga la pena trattenere a lungo nella memoria? Studiando alcuni topi intenti ad orientarsi in un labirinto in realtà virtuale, un team di ricercatori ha individuato un nuovo circuito cerebrale responsabile di selezionare le esperienze più salienti e trasformarle in ricordi a lungo termine.

Secondo la ricerca pubblicata sulla rivista Cell, la parte anteriore del talamo sarebbe incaricata di analizzare le tracce mnemoniche e consolidare le più importanti. Questa struttura cerebrale non è tra quelle solitamente gettonate nei modelli sul funzionamento della memoria.

TOPI GAMER. Gli scienziati della Rockefeller University (New York) hanno iniziato a sospettare che questa regione cerebrale fosse implicata nel “filtraggio” dei ricordi più incisivi vedendo quanto intensamente si attivava nel cervello di un gruppo di topi impegnati in un videogame. Gli animali sono stati addestrati per settimane a navigare in un corridoio proiettato in realtà virtuale davanti a loro, mentre correvano su una pallina rotante.

In base alle performance dei topi, il labirinto terminava in una stanza con tre diverse ricompense, accessibili anche nel mondo reale: un beccuccio da cui attingere acqua zuccherata in quantità illimitate; lo stesso beccuccio, ma provvisto soltanto di poche gocce d’acqua dolce; oppure un poco piacevole sbuffo d’aria soffiato sul muso.

Lungo il percorso, i topi ricevevano segnali uditivi, olfattivi o visivi che aiutavano ad anticipare il tipo di ricompensa finale. Gli scienziati hanno messo alla prova la loro capacità di ricordare l’esito del gioco osservando con che velocità accorrevano alla ricompensa. Vederli andare spediti verso l’acqua zuccherata e titubanti verso il soffio d’aria significava che sapevano che cosa li aspettava. Il team ha anche provato a inibire o stimolare l’attività del talamo o quella dell’ippocampo – una struttura cerebrale fondamentale per l’apprendimento – per capire in che modo ciò influenzasse la formazione di ricordi duraturi.

UNA STRUTTURA CRUCIALE PER FERMARE I RICORDI NEL TEMPO. Stimolare il talamo anteriore ha aiutato i roditori a cristallizzare i ricordi appresi nella memoria, formando tracce a lungo termine. I ricercatori se ne sono accorti perché i topi così stimolati ricordavano anche il beccuccio più avaro di acqua dolce: un’esperienza non particolarmente memorabile, che senza quell'”aiuto esterno” probabilmente sarebbe stata facilmente dimenticata (come la cena che avete mangiato a casa due sere fa, se non era fantasmagorica).

Inibire l’attività del talamo anteriore ha avuto come effetto una difficoltà dei topi nel formare ricordi a lungo termine, mentre non ha impattato sulla memoria a breve termine. Al contrario inibire l’ippocampo ha reso difficile formare qualunque tipo di ricordo, nel breve o nel lungo periodo.

MOLTE DOMANDE APERTE. «Alcuni ricordi sono più importanti di altri» spiega Priya Rajasethupathy, tra gli autori del lavoro. «Il talamo si avvia gradualmente aumentando le interazioni a lungo raggio con la corteccia per stabilizzare questi ricordi nel magazzino a lungo termine. Resta molto altro da capire su come avvengano questa selezione e questa stabilizzazione. Pensiamo che qualche sostanza come l’adrenalina o la dopamina possano aiutare il talamo a dire, okay, questo ricordo è importante, questo meno. E poi non capiamo ancora quanto questa operazione di stabilizzazione sia puntiforme o continua, se occorra in uno o più momenti o se cambi nel corso della vita».

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