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Internet e la criminalità in rete

Internet e la criminalità in rete

La nascita della rete e l’innovazione tecnologica, con loro espansione graduale in ogni ambito della vita, hanno generato benefici, liberando da oneri

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La nascita della rete e l’innovazione tecnologica, con loro espansione graduale in ogni ambito della vita, hanno generato benefici, liberando da oneri e sostituendo parzialmente o, in alcuni casi, totalmente l’essere umano. Questo processo cominciato con la creazione delle macchine nell’era industriale ha visto il suo apice nell’era contemporanea. L’estensione della tecnologia ha prodotto notevoli effetti sulla società. È proprio a fronte di tale importanza che ho scelto di analizzare questo vasto argomento nella mia tesi di laurea triennale.

Digitalizzazione e mutamenti

A teorizzare la maggior parte dei cambiamenti avvenuti, o che sarebbero avvenuti, nel sociale è stato Manuel Castells. Egli ha infatti evidenziato trasformazioni economiche, politiche, sociali e culturali che si sono succedute nel tempo con la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione: l’economia è diventata globalmente interdipendente; il capitalismo ha subito un profondo processo di ristrutturazione, caratterizzato da flessibilità, decentralizzazione, interconnessione delle aziende, crescente individualizzazione, diversificazione nei rapporti lavorativi e da un aumento della competizione economica globale (con l’ascesa dell’Est Asiatico). Le reti informatiche in continuo sviluppo hanno creato nuove forme e canali di comunicazione, plasmando la vita e venendone allo stesso tempo plasmate. Queste hanno un ruolo fondamentale nell’attivare e disattivare in modo selettivo individui, gruppi, regioni e Paesi, a seconda della loro rilevanza nel mondo digitale, e ciò ha portato alla destrutturazione delle organizzazioni, a delegittimare istituzioni e ad estinguere movimenti sociali. Egli ha sottolineato altresì che la tecnologia si è propagata in modo differente nei vari Paesi, caratterizzati da diverse culture; perciò, il processo non è stato omogeneo. Infatti, ha avuto l’effetto di precipitare le economie dell’Africa e dell’America Latina in una grave recessione, mentre dove vi era un ambiente culturale e istituzionale favorevole la rete e la tecnologia hanno garantito numerosi vantaggi. Lo sviluppo della tecnologia va a globalizzare ulteriormente i mercati, ciò significa che gli Stati dovevano stare al passo dell’innovazione, o sarebbero stati tagliati fuori dalla concorrenza. Il padroneggiare nuove tecnologie era il motore della concorrenza, chi era in grado di possederle si guadagnava di conseguenza una posizione ottimale in termini di competitività. Tutto ciò portò negli anni ’90 alla nascita di quella che Castells ha definito “New Economy”, la nuova economia informazionale, globale e interconnessa. I mercati finanziari, il commercio internazionale, la produzione transnazionale e il lavoro qualificato hanno generato un sistema economico dinamico, selettivo, escludente e instabile. A mutare sono anche spazio e tempo, difatti vi è una crescente dissociazione tra prossimità spaziale e svolgimento delle funzioni, allo stesso modo il potere prende le distanze dalla politica nazionale, diffondendosi nello “spazio di flussi”. L’accelerazione comprime il tempo in tutti i campi dell’attività umana, e la compressione è equivalente alla scomparsa della sequenza temporale. Le nuove tecnologie di comunicazione forniscono un senso di immediatezza che abbatte le barriere temporali, permettendo di raggiungere un’audience globale.

Le relazioni sociali

Accanto ai media tradizionali, come i giornali, la radio e la televisione, si sono affermati altri tipi di media, ovvero i social media. In questo contesto, internet, oltre a permettere un maggior potere comunicativo e una maggiore capacità di reperimento delle informazioni ha decretato una moltitudine di cambiamenti, tra cui: la creazione di legami “deboli”, contrapposti a quelli “forti” della comunità locale; la de-massificazione; e nuovi modi di relazionarsi, di produrre e distribuire autonomamente contenuti. Un salto in avanti è stato poi compiuto con la miniaturizzazione degli apparecchi elettronici connessi ad internet, che hanno reso possibile la portabilità in ogni luogo, di informazione, comunicazione e intrattenimento. In questo modo essere connessi diviene una condizione stabile e permanente e le reti sociali diventano mobili e costantemente a portata di mano. La connessione perenne ci ha garantito l’opportunità di essere sempre informati e allo stesso tempo di informare. Oggi, l’uomo è divenuto un dato, una vendibile informazione messa sul mercato, più o meno consapevolmente, dallo stesso.

Le facce della medaglia

La questione Internet pone in essere importanti interrogativi in ragione: della sorveglianza esercitata sugli utenti, contrapposta al concetto di privacy; o a nuovi meccanismi di censura che possono facilmente essere adoperati nei confronti della popolazione di nazioni, che vede al lato opposto affermarsi una sempre crescente libertà di espressione di pensiero; o all’esclusione e all’inclusione che internet genera (di individui, gruppi, organizzazioni e così via) nel pianeta, originando diseguaglianza.

Attori e criminalità

La nuova tecnologia fornisce molte e diverse opportunità, a chi sa pienamente sfruttarle. Negli anni ’70 nasce una nuova sottocultura, connessa al digitale, gli “hacker”. Forniti di una propria etica, seguita come una religione, avevano finalità di: condivisione, apertura, decentralizzazione, libero accesso alle tecnologie informatiche e miglioramento del mondo. Nonostante i buoni propositi, vi fu chi passò dall’utilizzo delle conoscenze al loro abuso, facendo calare la cultura degli hacker in un buco nero. Questi vennero di conseguenza contrassegnati come criminali. I crimini erano giornalisticamente ed erroneamente attribuiti a questa cultura. Per difendersi da queste accuse, furono gli stessi a prendere le distanze dalla sottocultura deviante che definirono “cracker”. Ancora oggi è viva la confusione tra queste due sottoculture. In ogni caso il cyberspazio è divenuto un nuovo luogo in cui realizzare reati. I cybercriminali presentano caratteristiche differenti da quelle che noi solitamente associamo ai tradizionali autori di reati. Ha così attuazione la teorizzazione dei “colletti bianchi” elaborata da Edwin Sutherland, con cui indica che, in realtà, i reati sono spesso commessi da individui dotati di un determinato tipo di capacità e istruzione, perciò appartenenti, solitamente, a contesti benestanti, al fine di garantirsi maggiori profitti. La rivoluzione digitale, affermata a partire dal XX secolo ha generato di conseguenza una rivoluzione criminale. La natura delle minacce è profondamente mutata, e ad essere in pericolo ora sono i dati. Negli ultimi anni il computer è stato oggetto sempre più frequentemente di attività illecite, dirette a garantire un profitto all’attaccante e a cagionare un danno alla vittima. Al giorno d’oggi la criminalità informatica è stata promossa a problematica di primaria importanza, poiché sempre più frequenti sono gli attacchi registrati. Nel rapporto Clusit del 2021 “sulla sicurezza ICT in Italia” i dati registrati hanno svelato un peggioramento nello scenario. Il 2020 è stato l’anno peggiore di sempre in termini di evoluzione e crescita delle minacce “cyber”. L’aumento degli attacchi si è presentato in concomitanza dell’epidemia Sars-covid 19, periodo in cui si è raggiunto il culmine dell’utilizzo di mezzi tecnologici. Va tenuto conto che i dati raccolti vanno necessariamente considerati come stime, è difficile indagare sugli attacchi informatici, in quanto presentano una gran mole di numero oscuro.

Tutela e prevenzione

In corrispondenza dell’esplosione ed espansione dei reati informatici, i legislatori hanno sentito la necessità di rinnovare l’impianto legislativo al fine di allestire idonei strumenti giuridici, istituendo nuove categorie di reato per tutelare, prevenire, controllare e reprimere queste condotte. Il 9 settembre del 1989 il Consiglio d’Europa ha emanato una Raccomandazione, n. R. (89)9, sulla criminalità informatica. In Italia è solo con l’approvazione da parte del Parlamento italiano della legge n. 547/1993 che saranno recepiti i principi proposti precedentemente dal Consiglio d’Europa. Ciò ha portato al riconoscimento di nuovi reati e ad un parziale avvicinamento delle legislazioni dei Paesi membri dell’Europa (fondamentale per far fronte alla transnazionalità del reato informatico). La legge tende ad essere sempre formulata in modo generale per integrare, in essa, il maggior numero di reati. Nonostante ciò, il più delle volte, risulta spesso arretrata rispetto alla velocità con cui avanza la tecnologia, perciò la sua azione diviene inefficiente. Sulla base di queste necessità sono nate: la “Convenzione Europea sulla criminalità informatica”, nota anche come “Convenzione di Budapest”, con la volontà di creare regole comuni che permettano la collaborazione tra Stati; e per garantire una maggior sicurezza, privacy e tutela dei dati degli utenti, divenuti oramai merce di scambio, è stato formulato un altro importante documento normativo, il GDPR (General Data Protection Regulation). Fondamentale è il ruolo svolto da Interpol, Europol e Polizia postale, organismi che operano a livello internazionale, sovranazionale e nazionale (nel caso italiano). Questi sono sempre più coinvolti in operazioni congiunte al fine di disporre di maggiori risorse e informazioni utili a reprimere il crimine. Come si può ben comprendere, la situazione risulta critica, in quanto gli attacchi informatici divengono di giorno in giorno sempre più frequenti. Per essere al sicuro oggi non basta più chiudere le porte a chiave, costruire recinti o muri, o applicare le inferriate alle finestre. Se in precedenza queste misure preventive potevano risultare ottimali per contrastare i malviventi, ora non sono più del tutto necessarie contro la categoria dei nuovi reati che si vanno configurando, affermando ed espandendo nel mondo. I sistemi informatici sono sempre bypassabili e ciò presuppone enormi problematiche. È necessario che i cyber-nauti comprendano appieno gli effettivi rischi esistenti, connessi a shopping in rete, all’utilizzo di internet banking, dei social network e così via, e che siano in possesso di conoscenze adeguate e degli strumenti più idonei per ridurre ai minimi termini la propria esposizione nei confronti degli effetti deleteri del cybercrime. Importante è, per esempio:

  • mantenere aggiornati i sistemi operativi;
  • possedere antivirus aggiornati;
  • conoscere la distinzione tra http (insicuro) e https (sicuro);
  • non usare password banali (contenenti il proprio nome, cognome o data di nascita), ma usarne di complesse (con caratteri alfanumerici e simboli), cambiarle di frequente, ed evitarne assolutamente la condivisione;
  • usare siti di e-commerce ufficiali;
  • servirsi di mail crittografate (come proton mail) piuttosto che di comuni e-mail (come Outlook);
  • verificare i mittenti delle mail, non cliccare su link contenuti da sms o e-mail, ed evitare di fornire dati personali;
  • scaricare programmi solo da fonti affidabili; non lasciare documenti importanti incustoditi nelle chiavette usb;
  • o ancora, usare VPN e cancellare cronologia, cookie e cache.

Con ciò non voglio sottolineare solo ed esclusivamente gli effetti negativi prodotti da internet e dalle innovazioni, screditando su tutto ciò che è stato reso possibile grazie a questi mezzi, ma voglio generare nell’individuo una maggiore consapevolezza e responsabilizzazione.

Fonte: Internet e la criminalità in rete – Tota Pulchra News

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