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Adv: la raccolta digital al sorpasso

Adv: la raccolta digital al sorpasso

Nel 2023, i ricavi della pubblicità digitale delle riviste di consumo supereranno i ricavi della pubblicità sulla stampa raggiungendo un turnover di 1

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Nel 2023, i ricavi della pubblicità digitale delle riviste di consumo supereranno i ricavi della pubblicità sulla stampa raggiungendo un turnover di 11,3 miliardi di dollari (10,2 miliardi di euro) contro i 10,3 miliardi di dollari dei patinati. I numeri arrivano da uno studio PwC e sono stati analizzati da Business of fashion che si è interrogata sul futuro delle edizioni cartacee delle riviste di moda. Inoltre, Secondo il Wall Street Journal, Condé Nast ha registrato il suo primo profitto annuale da anni nel 2021 dopo un considerevole investimento nelle sue operazioni digitali. Il risultato dell’analisi di Business of fashion è in realtà ben lontano dal requiem delle riviste di moda. A sorpresa, infatti, il settore dei magazine de sfogliare sembra più che vitale, nonostante i numeri delle entrate pubblicitarie sembrano dire il contrario e pur considerando la chiusura di numerose testate tra cui, tra gli esempi più recenti, Instyle.

Secondo la testata, molti editori stanno infatti continuando a scommettere sulla carta stampata mettendo in atto formule inedite che puntano a crearsi un importante seguito tra le comunità di nicchia piuttosto che cercare di raggiungere il pubblico più vasto possibile. L’altro versante su cui puntare è quello del rapporto con i marchi, proponendo loro di far diventare un brand un vero e proprio partner commerciale di singole uscite, anziché proporgli la tradizionale copertura pubblicitaria e “inseguire il maggior numero possibile di inserzionisti”. Un esempio recente è quello di Bottega Veneta che ha finanziato il ritorno di Butt magazine, un numero di 100 pagine lanciato durante la Paris Fashion Week e che sarà venduto nei negozi Bottega Veneta a livello globale e online. Altro esempio di successo è quello del Black Fashion Fair Volume 0: Seen, una rivista dall’omonima piattaforma di vendita al dettaglio e formazione prodotta con Werby Parker. Il magazine, di 200 pagine e messo in vendita al prezzo di 95 dollari per una versione in edizione limitata e 300 dollari per l’edizione da collezione, ha visto il sold out in poco tempo. “La rivista ha funzionato – spiega Business of fashion – perché ha riempito un vuoto nell’editoria tradizionale (con l’eccezione di titoli come Essence ) in cui ai designer neri e ai creativi della moda era concessa la libertà di creare immagini e caratteristiche senza acconsentire alla visione degli editori”.

Questa nuova strategia dei magazine cartacei ha un duplice vantaggio, aggiunge Business of fashion. I brand, che hanno bisogno di raggiungere i consumatori andando oltre i social media, si garantiscono il ‘controllo’ di un intero numero, “sapendo che il loro marchio non è in competizione per l’attenzione dei lettori insieme a un concorrente”. D’altro canto, la rivista si aggiudica un investitore che consente di coprire i costi.

Fonte: Panbianconews.com

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